WASHINGTON (Usa) – L’Arabia Saudita “respinge completamente qualsiasi minaccia o tentativo di indebolirla, con sanzioni economiche o la pressione politica”. E promette di rispondere ad eventuali misure dopo che il presidente Usa Donald Trump ha ventilato una “punizione severa” se emergeranno responsabilità di Riad nella sparizione di Jamal Khashoggi, facendo crollare la Borsa locale del 7% con perdite miliardarie. Una risposta che molti temono potrebbe far schizzare i prezzi del petrolio.
Sale, quindi, la tensione per il caso del giornalista dissidente saudita scomparso il 2 ottobre scorso nel consolato di Riad a Istanbul, che secondo le autorità turche sarebbe stato ucciso e fatto a pezzi da una squadra di agenti del regno arabo. Accusa che Riad definisce “infondata”, anche se finora non ha mai fornito nessuna prova che Khashoggi sia poi uscito dall’edificio.
Una vicenda che mette a dura prova i rapporti dell’Arabia Saudita non solo con gli Usa ma anche con l’Europa, dove i ministri degli Esteri di Gran Bretagna, Francia e Germania hanno diffuso una dichiarazione congiunta per affermare che “c’è bisogno di un’indagine credibile per stabilire la verità e l’identità dei responsabili”. I tre Paesi sostengono che la difesa della libertà di espressione e la garanzia di protezione per i giornalisti sono priorità chiave.
Pure Antonio Tajani ha lanciato un monito, non solo da presidente del Parlamento europeo, ma anche da giornalista: “Da sempre difendiamo la libertà di stampa, certamente già dalla prossima sessione di Strasburgo invierò un messaggio forte dall’aula plenaria per ricordare che nel mondo non si può uccidere chi fa libera informazione”.
La vicenda rischia, inoltre, di minare l’agenda riformatrice del principe ereditario Mohamed bin Salman, che vuole diversificare un’economia dipendente in gran parte dal petrolio.
Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna valutano se boicottare la sua “Davos nel deserto”, il summit dei giganti della finanza e dell’economia in programma a Riad dal 23 al 25 ottobre. Fonti diplomatiche riferiscono alla Bbc che sia il segretario al Tesoro Usa, Steve Mnuchin, che il segretario al Commercio internazionale del Regno Unito, Liam Fox, potrebbero non partecipare all’evento, già disertato da diversi sponsor e media internazionali.
In attesa della telefonata di Trump al re saudita Salman, il consigliere economico della Casa Bianca Larry Kudlow ha invitato a prendere sul serio le minacce del presidente di una punizione severa. Il tycoon ha bocciato l’ipotesi di bloccare la vendita di armi americane, perché avrebbe conseguenze negative sull’occupazione Usa e Riad le comprerebbe dalla Russia o dalla Cina, ma ha assicurato che ci sono “altri mezzi”.
Le parole di condanna certamente non bastano, ha ammonito in un intervento sul Washington Post Hatice Cengiz, la fidanzata di Khashoggi, chiedendo che i responsabili siano puniti con la massima severità e riservandosi di accettare l’invito del tycoon alla Casa Bianca solo “se darà un contribuito genuino agli sforzi per rivelare ciò che è accaduto dentro il consolato saudita”.
Se è morto, scrive, “migliaia di Jamal nasceranno oggi, nel giorno del suo compleanno. La sua voce e le sue idee si riverbereranno, dalla Turchia all’Arabia Saudita, e attraverso il mondo. L’oppressione non dura per sempre. I tiranni prima o dopo pagano per i loro peccati”. (ansa)
Team investigativo congiunto, Re Salman chiama Erdogan: “Legami solidi”
RIAD (Arabia Saudita) – Re Salman dell’Arabia Saudita ha telefonato al presidente turco Recep Tayyip Erdogan ringraziandolo per aver consentito la formazione di un team investigativo congiunto per le indagini sulla scomparsa del giornalista Jamal Khashoggi. Lo riferisce l’agenzia di stampa saudita Spa.
Nel corso della telefonata, il sovrano ha sottolineato l’importanza dei “solidi legami” tra Riad ed Ankara.
La fidanzata Hatice: “Alla Casa Bianca solo se darà un contributo sincero”
NEW YORK (Usa) – “Se abbiamo già perso Jamal, allora la condanna non è abbastanza. La gente che ce lo ha preso, indipendentemente dalle sue posizioni politiche, dovrà essere ritenuta responsabile e punita con il massimo della pena”. Lo scrive in un editoriale per il “New York Times” la fidanzata del giornalista saudita scomparso il 2 ottobre scorso all’interno del consolato del regno a Istanbul e che sarebbe stato ucciso perché critico nei confronti del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman.
“Se le accuse sono vere – scrive la ricercatrice turca Hatice Cengiz, che a giorni avrebbe dovuto sposare Khashoggi, di cui sabato ricorreva il 60° compleanno – e Jamal è stato ucciso dagli uomini incaricati da Mbs, è già un martire. La perdita non è solo mia, ma di ogni persona con una coscienza e senso morale”.
La ricercatrice, che nell’editoriale per il giornale americano ricorda come si sono conosciuti e definisce Khashoggi un “patriota solitario”, parla dell’invito ricevuto dal presidente Donald Trump a recarsi alla Casa Bianca: “Se darà un contributo sincero agli sforzi per capire cosa è successo nel consolato saudita a Istanbul quel giorno, prenderò in considerazione di accettare l’invito”.
“Jamal – conclude – parlava contro l’oppressione, ma ha pagato con la sua vita la richiesta di libertà del popolo saudita. Se è morto, e io spero che non lo sia, migliaia di Jamal nasceranno oggi, giorno del suo compleanno (il 13 ottobre). La sua voce e le sue idee si diffonderanno, dalla Turchia all’Arabia Saudita e in tutto il mondo. L’oppressione non dura mai per sempre, alla fine i tiranni pagano per i loro peccati”. (adnkronos)