ROMA – È finita in archivio l’inchiesta della Procura di Roma che vedeva indagato, nella vicenda Consip, il pm di Napoli Henry John Woodcock per rivelazione del segreto d’ufficio (in concorso con la giornalista Federica Sciarelli) e falso. Il gip Alessandra Boffi, recependo le conclusioni del pm Mario Palazzi e dell’aggiunto Paolo Ielo, ha archiviato le posizioni del magistrato e della conduttrice del programma Rai “Chi l’ha visto?”. L’anticipazione della notizia sulla decisione del giudice da parte de “Il Fatto Quotidiano” ha trovato conferma negli ambienti della difesa.
La rivelazione del segreto d’ufficio, contestata dai magistrati della Procura, era legata alla fuga di notizie avvenuta con la pubblicazione sul Fatto Quotidiano di una serie di articoli, tra il 21 e il 23 dicembre 2016, che rivelavano l’esistenza di un’indagine Consip nella quale figuravano iscritti sul registro degli indagati il comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette e l’attuale ministro dello Sport Luca Lotti.
Gli inquirenti capitolini erano convinti che a passare quelle informazioni al giornalista Marco Lillo fosse stato proprio il pm partenopeo che su Consip stava lavorando da tempo. E che lo avrebbe fatto utilizzando la Sciarelli come tramite. Circostanza negata con decisione da tutti i protagonisti della vicenda.
A confermare la loro versione l’analisi dei tabulati telefonici e dei messaggi WhatsApp, riferiti anche a un altro indagato, il maggiore Giampaolo Scafarto, che nella veste di ufficiale del Noe aveva condotto buona parte degli accertamenti su Consip, acquisendo in particolare la testimonianza dell’allora ad della Centrale acquisti della pubblica amministrazione Luigi Marroni.
Per quanto riguarda la seconda contestazione a Woodcock, il falso in concorso con Scafarto, gli inquirenti di piazzale Clodio hanno creduto al racconto fornito dal magistrato quando venne interrogato il 7 luglio scorso alla presenza dell’avvocato Bruno La Rosa. Il pm di Napoli ha ammesso di aver consigliato all’ufficiale di polizia giudiziaria di dedicare nell’informativa un capitolo “ad hoc” sui servizi segreti che avrebbero spiato il Noe durante l’attività di recupero dei cosiddetti “pizzini” dalla spazzatura rinvenuta negli uffici romani dell’imprenditore campano Alfredo Romeo, ma solo per tutelare da possibili fughe di notizie i nomi dei nostri 007. Woodcock ha anche precisato che non poteva sapere che le verifiche effettuate proprio da Scafarto e dai suoi uomini avessero escluso la presenza di elementi dell’intelligence. (agi)