COSENZA – Piero Citrigno condannato a quattro mesi di reclusione per violenza privata nei confronti di Alessandro Bozzo. Sono passate da poco le 14 quando il giudice del Tribunale di Cosenza, Francesca De Vuono, pronuncia la sentenza durante il processo che vede l’ex editore di Calabria Ora imputato per il reato di violenza privata nei confronti del giornalista Alessandro Bozzo, che manca da questa terra dal 15 marzo 2013, giorno in cui ha deciso di lasciare tutte le persone che gli volevano bene.
Ci vorranno 90 giorni per conoscere le motivazioni della sentenza in un processo nato quando la famiglia di Alessandro ha consegnato i diari del cronista quarantenne dove lui appuntava tutto ciò che gli accadeva al lavoro, pagine in cui emerge tutta la sua amarezza per le decisioni e gli avvenimenti che accadevano all’interno dell’azienda per cui lavorava.
In aula ci sono il padre, la madre e la sorella di Alessandro insieme ad alcuni colleghi e amici e a una delegazione di Libera. Al momento della sentenza non c’è Citrigno in aula.
Un processo che ha visto sul banco dei testimoni tanti giornalisti che hanno lavorato con Alessandro Bozzo e che hanno ricostruito il difficile rapporto fra il giornalista e l’editore Citrigno. In aula, questa mattina, l’avvocato Salvatore Staiano, difensore dell’imprenditore, ha sottolineato come Citrigno stimasse Bozzo, come non l’abbia mai licenziato e ha spiegato come i diari del giornalista non possono essere una prova perché rispecchiano pensieri e inquietudini dell’uomo.
Il pm Maria Francesca Cerchiara ha replicato, invece, che da quei diari emerge tutto il malessere di Alessandro per le sue condizioni lavorative, cosa confermata dalle testimonianze dai colleghi. Anche l’avvocato della famiglia Bozzo, Nicola Rendace, ha ribadito quanto siano state importanti le testimonianze dei giornalisti e che il processo si basa sulla violenza privata provocata ad Alessandro dal cambio di contratto e dalle vicende lavorative. Tutte le altre restano fuori dall’aula giudiziaria.
Nell’udienza dell’11 luglio 2016 il pm Cerchiara, oltre a chiedere per Citrigno quattro anni di reclusione (il massimo della pena prevista per il reato di violenza privata), comunicò di aver trasmesso alla Procura di Cosenza alcuni atti emersi durante il processo Bozzo in cui ha riscontrato elementi di “violenza privata e ipotesi di estorsione” nei confronti dei giornalisti Pietro Comito, Antonella Garofalo, Antonio Murzio e Francesco Pirillo. Tutti e quattro, ascoltati durante il processo in qualità di testimoni, hanno raccontato, oltre a fatti relativi al rapporto fra Alessandro e l’editore, le condizioni lavorative e contrattuali dei redattori di Calabria Ora. Soddisfatta, in parte, la famiglia Bozzo: “Alessandro non ce lo ridarà più nessuno, ma la sentenza fa quantomeno capire che una vessazione c’è stata”. La Procura della Repubblica di Cosenza, intanto, ha già annunciato di voler ricorrere in appello contro la pena ritenendo – scrive il procuratore Mario Spagnuolo – “assolutamente inadeguata la pena irrogata rispetto alla gravità dei fatti contestati”.(giornalistitalia.it)
Francesco Cangemi