ROMA – «Le fake news sono sempre esistite, solo che è cambiata la nostra percezione». Lo afferma Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato, in un’intervista a Luigi Caroppo del Qn pubblicata in prima pagina dai quotidiani del gruppo Poligrafici Editoriale, La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino.
«Per la mia generazione, – ricorda Casellati – affermazioni come “lo ha detto la tv” o “è scritto sul giornale” erano sinonimi di verità indiscutibile. Oggi le persone dicono “l’ho letto su internet” attribuendo a questa affermazione lo stesso grado di affidabilità. Non è così ed è una battaglia culturale, oltre che una sfida educativa di portata storica, rilanciare e riqualificare il ruolo del giornalista, colui cioè che, con autorevolezza e competenza, dopo un’attenta verifica delle fonti, può sostenere la validità di un’informazione, della notizia stessa».
Per il presidente del Senato, infatti, «il giornalismo può fungere da sentinella della realtà dei fatti e dare ai lettori la possibilità di orientarsi nel mare delle notizie vere e false attraverso una bussola di affidabilità. Il ricorso sempre più diffuso al web e ai social network come unico mezzo per informarsi, conoscere e relazionarsi con il mondo, non aiuta l’approfondimento e la riflessione critica. Occorre, dunque, lavorare per promuovere un uso responsabile del web, soprattutto tra i ragazzi. È un dovere al quale istituzioni e famiglie non possono più sottrarsi».
Ammonendo che «anche nella realtà virtuale si annidano pericoli che minacciano in particolare le categorie più deboli o meno strutturate, a partire da giovani e anziani», Elisabetta Casellati sottolinea che «l’uso massiccio degli strumenti digitali ha, inevitabilmente, amplificato i rischi di un utilizzo sempre più distorto del mezzo». Ed è per questo che c’è assolutamente bisogno dei giornalisti che garantiscano l’informazione professionale di qualità e «non si può più prescindere dal costruire come argine al fenomeno un insieme di regole stringenti che tutelino gli aspetti eticamente più sensibili».(giornalistitalia.it)