Il Consiglio di disciplina verificherà se le sue dichiarazioni si addicono ad un giornalista

Casalino, l’Odg Lombardia avvia un’istruttoria

Rocco Casalino

MILANO – «L’Ordine dei giornalisti della Lombardia ha avviato l’iter per la trasmissione al Consiglio di disciplina territoriale del file audio registrato dal portavoce del presidente del Consiglio, Rocco Casalino, nell’esercizio delle sue funzioni e destinato a un giornalista».
A darne notizia, attraverso il sito internet dell’Odg, è il presidente dell’Ordine lombardo, Alessandro Galimberti.
«Il Consiglio di disciplina territoriale – spiega l’Odg della Lombardia, a cui Casalino è iscritto, nell’Elenco Professionisti, dal 15/01/2007 – dovrà verificare, nell’ambito dell’autonomia riconosciutagli dalla legge 138/2011, se le dichiarazioni del giornalista professionista Casalino, il loro tenore e l’uso del linguaggio siano pertinenti, continenti e compatibili con gli articoli 2 e 11 della legge professionale n. 69 del 3 febbraio 1963». (giornalistitalia.it)

BUFERA CONTRO CASALINO, ECCO PERCHÈ

ROMA – «Se poi all’ultimo non escono i soldi per il reddito di cittadinanza, tutto il 2019 sarà dedicato a far fuori una marea di gente del Mef». Parla così Rocco Casalino, in una registrazione WhatsApp, pubblicata da alcuni quotidiani, tra cui la Repubblica, che il portavoce del presidente del Consiglio avrebbe inviato a un suo interlocutore, probabilmente un giornalista, per passargli un’informazione da far finire sui giornali.
«Domani se vuoi uscire con una cosa che può essere simpatica… – sottolinea Casalingo nell’audio – la metti come fonte parlamentare, però, eh…».
O i tecnici del Tesoro trovano i soldi, è la confidenza del portavoce del premier, oppure il Movimento Cinque Stelle sarà pronto a far scattare “una megavendetta”. Un regolamento dei conti da mettere in atto non nei confronti del ministro Tria, bensì degli alti dirigenti del Tesoro, incolpati di fare ostruzionismo.
«Ormai abbiamo capito che Tria c’entra relativamente – scandisce Casalino – ma qui il vero problema è che ci sono al ministero dell’Economia una serie di persone che stanno lì da decenni e che hanno in mano tutto il meccanismo e proteggono il solito sistema. Non è accettabile che non si trovano dieci miliardi del c…».
Nell’audio pubblicato da Repubblica, Casalino si lascia andare a insulti e frasi pesantissime come: «Non ce ne frega niente, sarà una cosa ai coltelli” e ancora: «Dovesse venir fuori che all’ultimo ci dicono “i soldi non li abbiamo trovati”, nel 2019 ci concentreremo a far fuori tutti questi pezzi di m… del Mef».
Frasi che, arrivate in via XX settembre, avrebbero fatto storcere il naso al ministro Tria. Secondo quanto riferisce Sergio Rizzo su Repubblica, il titolare del Tesoro, venuto a conoscenza dell’“offensiva” di Casalino nei confronti del Mef, “avrebbe avuto modo di lamentarsene”.

IL MOVIMENTO 5 STELLE LO BLINDA

Immediata la levata di scudi da parte del Movimento Cinque Stelle, che fa quadrato attorno al portavoce del premier. Le parole di Casalino “non erano un attacco nei confronti di Tria” ma una “difesa” del titolare del dicastero di via XX settembre, sottolineano all’AdnKronos fonti parlamentari di peso del Movimento. Le frasi di Casalino – viene spiegato – sono arrivate in un momento in cui la tensione tra il Movimento 5 Stelle e il Mef aveva toccato il livello di guardia, con i grillini sul piede di guerra per chiedere maggiore elasticità nella legge di bilancio in modo da inserire in manovra la misura clou del loro programma elettorale, il reddito di cittadinanza, e il “guardiano dei conti” dall’altra parte della barricata, fautore di una linea molto più prudente.
Attorno all’uomo forte della comunicazione Cinquestelle si fa, dunque, quadrato. A partire dal premier Conte, che gli rinnova la sua “piena fiducia”.
Tornato dalla Cina, su Facebook Di Maio leva gli scudi: «Qualcuno in queste ore sta facendo la morale a Rocco Casalingo – scrive il vicepremier – . I moralizzatori di oggi vorrebbero per caso asserire che non hanno mai ricevuto messaggi privati dai portavoce delle altre forze politiche? Vogliono per caso dire che non hanno mai rilanciato un retroscena sulla base degli spin degli uffici stampa?».

LA REPLICA DI CASALINO: “VIOLATA LA RISERVATEZZA”

Lo stesso Casalino, a proposito dell’audio, sottolinea che “la pubblicazione vìola il principio costituzionale di tutela della riservatezza delle comunicazioni e, nel caso fosse accertato che sia stato volontariamente diffuso ad opera dei destinatari del messaggio, le più elementari regole deontologiche che impongono riserbo in questa tipologia di scambi di opinioni”.
Inoltre, alcuni esponenti M5S di peso contattati dall’AdnKronos difendono a spada tratta il portavoce del presidente del Consiglio, spiegando che l’obiettivo del suo “sfogo” erano i dirigenti del ministero “che si oppongono al cambiamento”. Casalino, è il commento che trapela dai parlamentari interpellati, “stava semplicemente facendo dello spin per difendere il ministro Tria”.
Le sue frasi erano rivolte, semmai, a una parte dell’apparato burocratico interno al Mef. Il portavoce del premier Conte, viene spiegato ancora, “stava cercando di far capire ai giornalisti che il problema per il Movimento non era Tria come scrivevano alcuni giornali da giorni ma gli uomini messi al Mef anni prima dal Partito democratico e da Forza Italia. E che credono di poter impedire il cambiamento”.

LE REAZIONI NEL MONDO DELLA POLITICA

Per i Dem, quelle del numero uno della comunicazione cinquestelle sarebbero, infatti, parole “inaudite”, “indegne”, “di assoluta gravità politica”, che meriterebbero l’immediata “cacciata” del portavoce, definito “picchiatore che minaccia giornalisti e funzionari dello Stato”.
Se è il Pd a dare il via alle proteste, la richiesta di dimissioni diventa tuttavia il leitmotiv della giornata delle opposizioni. Per Forza Italia, “le minacce di Casalino” diventano “un fatto politicamente gravissimo” con un’eventuale “rilevanza penale”, “dimostrano una concezione violenta del potere”, sono in definitiva “parole da sicario”, che meriterebbero “dimissioni immediate” o, perlomeno, “scuse formali”. E ancora: “Inaccettabile e minacciosa aggressione verbale ai dirigenti Mef” per Leu, l’audio di Casalino per i Verdi è qualcosa per cui il portavoce dovrebbe “essere immediatamente licenziato”.
E a tuonare contro Casalino sono anche i sindacati, come la Cisl Fp per la quale “l’attacco ai dirigenti e ai tecnici del Ministero dell’Economia è davvero grave e alimenta un pregiudizio contro chi sta svolgendo semplicemente il proprio lavoro”.
Apparentemente più clemente, ma non meno incisivo, il “collega” di governo Giancarlo Giorgetti, sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio che lancia quello che sembra essere un velato avvertimento: «Dipende se il portavoce del premier ha il potere di cacciare i tecnici, non credo lo abbia… e poi – sottolinea – basta non avere il portavoce come non ce l’ho io». (adnkronos)

LORUSSO (FNSI): «GIUSTO PUBBLICARE LA CONVERSAZIONE, È UNA NOTIZIA»

Raffaele Lorusso

«Quando viene pubblicata una notizia che dà fastidio, la cosa più facile è prendersela con chi l’ha pubblicata. Ma chi ha pubblicato la conversazione di Casalino ha fatto il suo lavoro, perché si tratta di una notizia che ha un notevole rilievo per l’opinione pubblica e perché il portavoce del presidente del Consiglio pronuncia frasi di una gravità inaudita». È il giudizio di Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana.
«È singolare – riflette Lorusso, interpellato dall’Ansa – che esponenti del M5s se la prendano con i giornalisti, ma non è una novità: il loro schema è eliminare la stampa o quanto meno ridurla a un silenzio che diventi innocuo, piuttosto che prendere provvedimenti nei confronti di una persona che è il portavoce, ribadisco, del premier».
Per il segretario della Fnsi, «non bisogna abituarsi a questi attacchi: purtroppo questi atteggiamenti e comportamenti sono chiaramente indicatori di una volontà di accanirsi contro la stampa. Una tendenza che si inserisce in una corrente di pensiero mondiale, ma faccio notare che in altre parti del mondo la reazione della stampa è stata di ben altro tenore: penso alle oltre 300 testate che lo scorso agosto hanno messo in riga il presidente Usa Trump, invitando i cittadini a far quadrato intorno alla stampa e alla sua funzione di cane da guardia della democrazia».
Tutto questo, aggiunge Lorusso, «non vuol dire che la stampa sia immune da critiche o i giornalisti siano al di sopra della legge: possono sbagliare tutti, anche i giornalisti, ma in democrazia ci sono sempre le sedi competenti in cui accertare le responsabilità ed eventualmente imporre la riparazione dell’errore. Nessuno può pensare di farsi giustizia da sé o imporre strumenti di giustizia sommaria, questo è inaccettabile».
Peraltro, conclude il segretario del sindacato dei giornalisti, «questo è l’ennesimo episodio: ricordo che Casalino si era rivolto a un collega del Foglio auspicando, se non preannunciando, la chiusura del giornale. In democrazia si auspica l’apertura dei giornali. Quando se ne immagina la chiusura, si tratta di qualcosa di totalmente diverso dalla democrazia». (ansa)

 

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