Un prezioso strumento per salvaguardare l’“umanesimo” etico degli algoritmi

Carta di Trieste sulla Intelligenza artificiale

Da sinistra: Manlio Romanelli, Andrea Bulgarelli, Alessandro Tudor, mons. Ettore Malnati, Vittorio Sgueglia della Marra, Francesco De Filippo, Elisabetta Zaccolo, Patrizia Marinelli e Laura Travan

TRIESTE – Già dall’estate del 2023 l’associazione culturale Studium Fidei ha prospettato una serie di incontri interdisciplinari sul tema dell’Intelligenza Artificiale, quale sviluppo coadiuvante l’intelligenza naturale e il suo “impiego” nelle complesse attività umane.
«Si è voluto coscienziosamente interfacciarsi – afferma mons. Ettore Malnati presidente dello Studium Fidei – con tutte le aree del vissuto odierno, dall’educazione alla comunicazione, dall’economia alla medicina, dalla vita sociale alla relazione tra i popoli, per sottolineare il primato dell’umano sull’artificiale, senza con ciò voler stigmatizzare tale opportunità. Dai colloqui dello Studium Fidei è emersa l’intenzione di offrire un modesto strumento di regolamentazione etica e giuridica per il retto uso di questa opportunità, al fine di salvaguardare l’“umanesimo” etico degli algoritmi che sono i propulsori dell’intelligenza artificiale. Così con un lavoro interdisciplinare e sinergico è nata la “Carta di Trieste” per l’Intelligenza Artificiale».
Fake news che condizionano l’opinione pubblica, testi e immagini “rubate” e modificate in barba ai diritti di tutela della proprietà intellettuale, algoritmi che si sostituiscono ai giornalisti, il timore della perdita dei posti di lavoro, i riflessi sull’economia, la tutela dei minori e dei più deboli, la garanzia della privacy anche in ambito sanitario.
«Sono questi alcuni temi – commenta Andrea Bulgarelli, giornalista, esperto di comunicazione e promotore per lo Studium Fidei dell’iniziativa – che hanno spinto il Comitato a tracciare dei principi frutto della professionalità e dell’esperienza di ognuno dei componenti. Il 13 aprile l’Ue ha approvato la normativa sull’IA, ma serviranno più di due anni per la sua completa attuazione.

Mons. Ettore Malnati (presidente dello Studium Fidei) e il promotore dell’iniziativa Andrea Bulgarelli (componente della Giunta esecutiva Figec Cisal e consigliere generale dell’Inpgi)

Il 23 aprile 2024 il Governo italiano ha varato un Disegno di legge sull’Intelligenza artificiale, che ora seguirà il suo percorso parlamentare: con competenze trasversali abbiamo predisposto la Carta di Trieste con l’auspicio di fornire alcuni elementi e princìpi che possano indirizzare le politiche future in materia di IA».
Alessandro Tudor, avvocato amministrativista, pone l’accento sulla tutela dei diritti individuali e delle formazioni sociali evidenziando che la tutela e la promozione dei valori indivisibili e universali della dignità umana, di libertà, di uguaglianza e di solidarietà sono il limite assoluto che non può essere oltrepassato dalla IA che deve basarsi in ogni caso sulla trasparenza degli algoritmi e sul controllo umano che sostanzia la riserva di umanità delle decisioni – assunte tramite l’IA – che incidono sui diritti.
Per Francesco De Filippo, giornalista e scrittore, «dobbiamo essere più coraggiosi, meno rassegnati allo spaventoso predominio delle cinque grandi multinazionali dell’IT indicate dall’acronimo Gafam (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft) e meno pigri rispetto alle piccole comodità della tastiera: a volte compiere una manovra in più o scrivere qualche riga in autonomia senza ricorrere a ChatGPT può depistare chi vuole sapere tutto di noi. L’IA è inevitabile, se il genere umano fisserà regole e norme e insisterà sempre perché vengano rispettate, potremo evitare di diventare noi oggetto di studio da parte delle macchine. Più cervello, meno pancia».
Vittorio Sgueglia della Marra, giornalista ed esperto di social media, dal canto suo afferma che «la Carta di Trieste sulla Intelligenza Artificiale ha rappresentato un importante momento di incontro e di confronto tra differenti e variegate professionalità e sensibilità che quotidianamente si trovano a doversi confrontare nelle rispettive attività professionali con l’IA.

La presentazione della Carta di Trieste sull’Intelligenza artificiale

Dalla condivisione delle reciproche esperienza e capacità, se da un lato è emersa in maniera oggettiva l’utilità di questa nuova frontiera dell’innovazione digitale e tecnologica, dall’altro si è rafforzato il primato dell’essere umano quale unico regista di questo processo di evoluzione in atto. L’IA utilizzata nell’osservanza di immanenti principi etici, morali, deontologici e normativi rappresenta un valido alleato a complemento delle capacità umane in diversi settori professionali. L’essere umano ha le capacità per poter governare questo processo di innovazione affrontandone le criticità e trasformandole in nuove opportunità di crescita globale».
Laura Travan, medico, spiega che «l’IA può essere uno strumento molto utile in medicina sia per la salute del singolo che per la gestione ed interpretazione delle informazioni sanitarie acquisite. È essenziale che i professionisti sanitari – “responsabili della scelta clinica” insieme al singolo individuo – vengano adeguatamente formati su questo argomento. Ogni decisione clinica deve tener conto di una attenta raccolta dell’anamnesi, del contesto clinico e sociale, della disponibilità di risorse, in un’ottica di medicina rispettosa dell’individualità del singolo paziente».
Secondo Manlio Romanelli, imprenditore digitale, «dal punto di vista delle imprese la rapidità di azione e la concentrazione su poche ma decise iniziative strutturali sono gli elementi necessari per essere competitivi con il resto del mondo. Questo può venire realizzato solamente se le linee guida sono chiare ed approfondite e supportate da un dibattito diffuso e volto a tenere il passo della sfida nell’affrontare l’epoca della IA».
Giovanni Tomasin, giornalista, ritiene che «oggigiorno il cittadino deve orientarsi in un flusso continuo di informazioni vere, false o verosimili, trovandosi spesso spaesato. Le IA possono contrastare il fenomeno oppure aggravarlo esponenzialmente. A guidarci dovrà essere la consapevolezza del carattere di beni comuni dell’istruzione pubblica e della vera, libera informazione».
Elisabetta Zaccolo, giornalista, parla invece di «una valanga da contenere e da incanalare: questo dovrebbe essere l’obiettivo dei giornalisti sul fronte intelligenza artificiale. Giornalisti che sono già fiaccati da internet, dai social network, dall’information overloading (sovrappeso di notizie) e che, quindi, hanno paura di scomparire perché ci sono cose che l’IA può sostituire facilmente. Esistono programmini che sanno scrivere gli articoli. Nessun programma potrà, però, sostituire la profondità di analisi di un giornalista con esperienza pluriennale e con, alle spalle, una gloriosa storia di “cronista da strada”. L’IA non può gareggiare con la capacità d’osservazione, la competenza professionale, l’accortezza, il fiuto di un buon giornalista.
Il giornalismo può continuare a fornire coscienza, sentimenti, creatività, emozioni, ricerca della verità. Deve aiutare a comprendere il mondo, cercare soluzioni dei problemi, creare comunità di lettori». (giornalistitalia.it)

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