GROSSETO – Caro Sandro, cari componenti del Direttivo dell’Associazione Stampa Toscana, dopo la sentenza del giudice del lavoro di Grosseto, Giuseppe Grosso, che ha disposto il mio reintegro nella vicenda che mi ha contrapposto a TV9 – Telemaremma, mi preme ringraziarvi per quanto messo in campo dall’Ast. Un “grazie”, però, sarebbe riduttivo per quanto voi avete fatto in questo anno e mezzo circa.
Questa vicenda, infatti, oltre ad avermi fatto percepire il sostegno del sindacato sotto il profilo dell’assistenza legale e dal punto di vista giudiziario – che a molti potrebbe sembrare scontato, ma che in realtà non lo è – mi ha fatto sentire la vicinanza umana di tutti voi. Una vicinanza che, soprattutto nei primi giorni, è stata fondamentale per non far perdere quelle certezze che una persona può avere, ma che, di fronte ad una situazione di questo tipo, rischiano di vacillare. Non perderle vuol dire sapere di aver agito nella correttezza e nella trasparenza e poterlo far valere con tutta la propria forza.
Una situazione di questo genere, facendo una dovuta analisi critica di quanto è accaduto, ed accertando che era impossibile agire diversamente sul piano morale e professionale dovendo fare i conti con un licenziamento in tronco, seguito da un reintegro con sospensione ed un nuovo licenziamento dopo l’invio di contestazioni – evidentemente anche per il giudice non fondate – è stata frustrante.
Qui la presenza sindacale, professionale e umana di Sandro Bennucci è stata determinante, così come lo sono state le sue esperienze trascorse trasformate in indicazioni positive, ed il suo portarmi ogni volta il sostegno di ognuno di voi. Quel sostegno che mi avete fatto giungere anche personalmente.
L’importanza dell’Ast è stata poi fondamentale, insieme a quella della Fnsi, per tenere accesi i riflettori su una vicenda che, spero, non debba mai più ripetersi, magari anche grazie ad una sentenza dettagliata di un giudice che pone delle basi importanti sulle attività sindacali, garantite e tutelate da un contratto forse ancora giovane, seppur abbia raggiunto quasi i venti anni di vita, come quello AerAnti-Corallo che in alcuni casi andrebbe rivisto nel suo aspetto normativo, in particolar modo laddove resta troppo soggetto all’interpretazione.
Credo che in questa vicenda se io ho potuto contare su un vostro sostegno forte e, direi, illimitato, penso anche che voi abbiate compreso molto di me. Gli insegnamenti dei miei genitori sono sempre stati chiari: “la dignità non ha prezzo”. Insegnamenti e valori in cui credo e su cui non sono disposto a trattare. E questo è quanto io ho inteso perseguire fino in fondo, rifiutando di sedermi a tavoli di confronto che non prevedessero la revoca di un licenziamento che era, come ha poi rilevato il giudice, evidentemente ritorsivo.
Vi assicuro che non è stato facile. Mesi e mesi in giudizio, con testimonianze in palese contraddizione tra loro (anche questo ben rilevato dal giudice facendo riflettere, all’interno della nostra categoria, sul senso della solidarietà). Quando però avverti il calore delle persone che ti stanno vicino e di chi ti ha sempre stimato, ma anche, e soprattutto, quello forte del tuo sindacato, vi assicuro che tutto diventa più facile.
Non sono una persona che tende a restare con le mani in mano, ma che guarda sempre avanti. Credo che questa vicenda abbia insegnato a me, ma anche a tutti noi, quanto ancora oggi sia preziosa una buona attività sindacale.
Adesso abbiamo tutti insieme il compito di farlo capire. Magari questo nelle grandi città è percepito, ma vi assicuro che nelle realtà periferiche come la mia il “fai da te” prevale ed in alcuni casi, di fronte alle difficoltà, i colleghi si trovano smarriti nel ricevere i giusti suggerimenti per una materia specifica come la nostra.
Nel mio giudizio è stato evidente quanto abbia fatto la differenza poter contare su un avvocato specializzato nel settore come Pierluigi D’Antonio, in particolar modo di fronte ad un tribunale in cui, a memoria mia, l’ultima causa collegata al giornalismo risaliva a molti anni prima. Questo deve responsabilizzare ancora di più tutti noi che, a vario titolo, siamo parte dell’Ast a continuare su questa strada, a far capire ai nostri colleghi che non sono soli, e che il sindacato non solamente è utile, ma che di lui ce n’è veramente bisogno.
Nel mio piccolo posso dire di aver contribuito, mio malgrado, a lanciare un monito che dovrebbe essere una certezza, ma che spesso, evidentemente, non lo è: chi fa sindacato in maniera corretta a tutti i livelli ed in tutti i luoghi di lavoro, indipendentemente dalla sua professione, dal suo impiego e dalla sua mansione, non va e non deve essere sanzionato e coercizzato.
Una battaglia che non è professionale, ma di libertà e di democrazia. Con la speranza che non tocchi ad altri. Se ciò, in qualsiasi luogo, dovesse malauguratamente accadere, però, sono sicuro che in voi ogni lavoratore avrà un alleato forte e solido, ma anche un amico vero. (giornalistitalia.it)
Carlo Vellutini
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