Il segretario generale aggiunto Fnsi a San Nicola Arcella nel ricordo di Giancarlo Siani

Carlo Parisi: “Ricattare i giornalisti non è mafia?”

Da sinistra: Ugo Manco, Giuseppe Crimaldi, Ottavio Lucarelli, Diletta Aurora Della Rocca, Ugo Floro, Carlo Parisi, don Ennio Stamile e Michele Albanese a Palazzo del Principe Lanza di Trabia, a San Nicola Arcella, nel ricordo di Giancarlo Siani

SAN NICOLA ARCELLA (Cosenza) – “Sfruttare, ricattare e vessare i giornalisti non è forse mafia? Certo, etimologia e giurisprudenza codificano perfettamente gli ambiti del fenomeno, ma quanta differenza passa tra un’associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento dei lavoratori e un editore pirata che, in spregio ad ogni regola, produce profitti senza rispettare la dignità umana e professionale dei giornalisti?”.
Il segretario generale aggiunto della Fnsi, Carlo Parisi, non ha usato mezzi termini nei confronti dei “banditi dell’editoria che, grazie alla magistratura, alle forze dell’ordine ed alle prefetture, per fortuna spesso finiscono nelle reti della giustizia, ma con tanta fatica e, soprattutto, dopo aver rovinato la vita di quanti, ciecamente innamorati di questa professione, commettono il grave errore di ‘fiancheggiare’ operazioni criminali che finiscono per mettere in ginocchio le poche imprese editoriali veramente sane e libere”.
Ad offrire lo spunto per discutere di “quanto sia difficile far prevalere la legalità in Calabria e Campania, a tutti i livelli e in ogni ambito” è stato l’incontro su “L’impegno dei giornalisti nel rispetto della legalità. Nel ricordo di Giancarlo Siani”, promosso nel suggestivo Palazzo del Principe Lanza di Trabia, a San Nicola Arcella, dalla giornalista Diletta Aurora Della Rocca.
La serata, dedicata alla memoria del giovane cronista del Mattino di Napoli ucciso dalla camorra trentuno anni fa, è stata introdotta da Ugo Manco, consigliere del Sindacato Giornalisti della Calabria, ed ha registrato i significativi interventi del consigliere nazionale responsabile della legalità della Fnsi, Michele Albanese, che ha raccontato la sua drammatica esperienza di giornalista sotto protezione, privato della possibilità di avvalersi delle fonti e spesso costretto a vivere in casa da recluso per non approfittare dell’uso della scorta. Quindi, l’assessore alla pubblica istruzione, alle attività culturali e alle politiche giovanili del Comune di San Nicola Arcella, Concetta Sangineto, il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania, Ottavio Lucarelli, il cronista de “Il Mattino” Giuseppe Crimaldi, il referente regionale di “Libera contro le mafie”, don Ennio Stamile, ed il giornalista Ugo Floro. Assente, invece, Paolo Siani, presidente della fondazione Polis e fratello di Giancarlo, trattenuto a Napoli per stare al capezzale del suocero morente.
“Che credibilità – ha sottolineato Carlo Parisi – possono avere nei confronti dell’opinione pubblica giornali ed emittenti radio-televisive che non pagano stipendi e contributi, che costringono i propri giornalisti a lavorare sotto ricatto, magari sottoponendoli anche a pretestuosi procedimenti disciplinari, o che li fanno lavorare con contratti capestro o da dipendenti, ma con contratti mascherati da lavoro autonomo? Per non parlare delle truffe messe in atto per accaparrarsi quel che resta dei contributi pubblici all’editoria e all’emittenza, messe in piedi con gli artifici più disparati. A cominciare dai Durc che non possono continuare ad essere soltanto contributivi, ma devono essere anche retributivi per evitare che i soliti furbi paghino i contributi senza pagare gli stipendi, incassino le provvidenze e continuino a non pagare i dipendenti. Ed ancora, ma non ultimo, l’uso strumentale che alcuni media fanno manipolando la verità o orchestrando autentiche campagne diffamatorie o anche solo semplicemente finalizzate a tentare di condizionare l’opinione pubblica. Il tutto con l’aggravante di arrogarsi il diritto di ‘fare informazione’”.
“La mafia – come più volte sostenuto dai più grandi magistrati caduti nell’adempimento del loro dovere, nonché dai magistrati che oggi si battono in prima linea contro i fenomeni criminali, a partire da Nicola Gratteri – non si presenta come un antistato, ma come uno ‘Stato’ parallelo allo Stato di diritto, che concede servizi, esige e gestisce le tasse (pizzo, usura ecc.) e amministra il suo territorio”.
Alzi la mano chi, almeno una volta nella vita, non ha individuato una o più di una di queste caratteristiche in un giornale o un’emittente che, magari, ha pure preteso di fregiarsi del titolo di voce antimafia.
“Le persone – ammoniva Giancarlo Siani – per scegliere devono sapere, devono conoscere i fatti. E allora quello che un giornalista-giornalista dovrebbe fare è questo: informare”. (giornalistitalia.it)

Grande partecipazione al dibattito su “L’impegno dei giornalisti nel rispetto della legalità. Nel ricordo di Giancarlo Siani”

 

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