ROMA – Virginia Raggi “comincia a pagare il prezzo della notorietà che le deriva dall’essere la prima cittadina di Roma”. Però “resta fermo il diritto alla privacy: una cosa è il diritto di cronaca e altra cosa è un tipo di comportamento degli operatori dell’informazione che si caratterizza come ‘invasivo’ della sfera personale o addirittura spingere a violare la privacy sua e dei propri familiari. Sarebbe inammissibile”.
È quanto dice Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi, commentando all’Agi il post con cui sul proprio profilo Facebook la Raggi ha mosso dure critiche a fotografi e giornalisti che stazionano davanti alla sua abitazione o la seguono in ogni uscita in strada, anche quando non è legata ad impegni istituzionali. Lorusso sottolinea anche che, ad ogni modo, “pur capendo lo stato d’animo” della sindaca, “non credo che si debba eccedere nell’utilizzo di aggettivi e termini come ha fatto in questo caso”, riferendosi alla frase “Mi fate un po’ pena a dir la verità: tutta la vostra vita passata ad aspettare che qualcuno ‘inciampi’… Forse siamo già al giornalismo 3.0?”. Però, sottolinea il segretario della Fnsi, “non è certo la stampa a mettere sotto pressione la sindaca”.
Detto ciò, Lorusso rileva che “se Raggi pensava che l’essere diventata sindaco di Roma sarebbe stato un passaggio indolore e che non avrebbe stravolto la sua vita, si sbagliava di grosso. È il prezzo che il personaggio pubblico deve pagare”. E aggiunge che “i personaggi pubblici devono rassegnarsi a vedere fortemente limitata la propria sfera di riservatezza, anche se ci sono dei limiti nel rispetto delle persone, e questo vale per tutti”. E, a proposito degli episodi richiamati dalla Raggi nel suo post, il segretario della Fnsi riconosce che “chi fa informazione deve pur valutare quale sia l’interesse dell’opinione pubblica a conoscere certi fatti. C’è un interesse dell’opinione pubblica a conoscere come una mamma accompagna il figlio a scuola o al centro estivo o sportivo? È qualcosa che fanno milioni e milioni di mamme…”.
È anche vero che “chi sta lì sta lavorando (riferimento a fotografi, operatori tv e giornalisti, ndr), però il rispetto del lavoro si ottiene anche concentrandosi su ciò che può aiutare davvero l’opinione pubblica a crescere e a formarsi, appunto, un’opinione, e ritengo che il fatto che un amministratore pubblico – chiunque sia – trovi il tempo per occuparsi dei propri figli non sia una notizia”.
IACOPINO (ODG): “SIGNORA SINDACA, I SUOI DIRITTI ALLA PRIVACY SONO ATTENUATI”
“Lei, signora Sindaca, ha il diritto di essere rispettata. Ma ha diritti alla privacy attenuati, come tutti coloro i quali hanno funzione pubblica. E deve accettare di essere giudicata. Per le scelte che ha proposto e che si sono rivelate fallimentari. Per quelle che ha fatto e che, in qualche caso, destano legittime perplessità. Per quelle che farà e che debbono essere sottoposte al controllo e alla valutazione dei cittadini che hanno il diritto di conoscere ogni particolare utile. Cosa che può avvenire solo attraverso il lavoro dei giornalisti che hanno il dovere, il dovere, di raccontare i fatti. Senza doversi guardare le spalle per le ironie di primo mattino. Ironie che possano perfino risultare involontariamente offensive per chi lavora, non raramente in condizioni di sfruttamento peggiore di quanti raccolgono pomodori”. Lo scrive Enzo iacopino, presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, sul proprio profilo Facebook in una lettera aperta a Virginia Raggi che tratta diversi argomenti, compreso quello cui la stessa Raggi ha accennato a sua volta sempre sul social network e riferito al fatto che i media le stiano troppo addosso, anche quando non alle prese con impegni istituzionali.
Iacopino sottolinea che “la trasparenza va praticata, non predicata. Chiudersi a riccio in una stanza con i propri collaboratori per scambiarsi pacche sulle spalle o per dirsi parole di conforto per l’aggressione che il mondo ci riserva, non porta a nulla”.
Nella lettera aperta, Iacopino scrive alla Raggi “penso che lei abbia il diritto ad essere rispettata. Come sindaco, votata da tanti cittadini in libere elezioni. E come persona, nella sua privacy (che, ovviamente, non riguarda la gestione della cosa pubblica). Appostarsi davanti al centro estivo o alla scuola di suo figlio per fotografarlo, ad esempio, è una violenza che non accetto. Riprenderla mentre butta l’immondizia nei secchioni, fa parte del gossip (deteriore, a mio avviso) e non dell’informazione. Si prepari, immagino e temo, ad agguati dal parrucchiere o davanti al gelataio”.
Iacopino parla anche del tema immondizia, sottolineando che “Roma pulita dipende anche da noi, dalla nostra civiltà. Finiamola, la prego, con gli alibi penosi su bande di elettori ostili che buttano appositamente la spazzatura fuori dai secchioni. Penso che queste affermazioni vadano bene per il cabaret, non per la gestione della città”.
E, a proposito del servizio di tutela (altro argomento che sta scatenando polemiche, ndr) predisposto per la Raggi dalla Questura di Roma, il presidente dell’Odg scrive “non so esattamente quali siano le ragioni che hanno imposto questa scelta che certamente non dipende da lei. Solo chi non ha mai avuto, neanche per un giorno, la scorta può non capire che si tratta di ‘manette’ o di un condizionamento non solo psicologico. Penso ai tanti colleghi che subiscono questa imposizione. Il loro lavoro diventa ancor più difficile perché la scorta ti segue ovunque. Anche al supermercato, al bar o al cinema. E le fonti delle tue informazioni non gradiscono parlare sotto occhi (e orecchie) di chi deve proteggerti: e stende quotidiani rapporti. Trovo irritanti le polemiche che ci sono state”. Quindi l’invito al sindaco a provare a spendere parole “che possano contribuire ad abbassare la temperatura”.
E la domanda se “è sicura che certa ironia sul lavoro dei giornalisti, le liste dei buoni e dei cattivi, l’indignazione invece delle risposte, la sterile denuncia di complotti senza argomentazioni aiutino a ristabilire un clima civile? Credo che chi ha responsabilità debba accettare critiche e dare risposte. Ammettere che i suoi primi passi non sono stati quello che Roma e quanti l’hanno votata si aspettavano, sarebbe un buon nuovo inizio. Ci saranno stati, ci sono e ci saranno poteri più o meno forti, gruppi di interesse più o meno legittimi, clan più o meno criminali che cercheranno di condizionarla. Li fronteggi – invita Iacopino – Li denunci pubblicamente: con nomi e cognomi altrimenti tutto trasmette il sapore di un alibi. Roma merita di più che parole e demonizzazioni. Merita risposte ai mille bisogni, piccoli e grandi, che ha. Merita di essere governata”. (Agi)