RAVENNA – Massimo riserbo della prefettura di Ravenna sulle misure di sicurezza intensificate nei confronti di Manuel Poletti, 42 anni, giornalista imolese, figlio del ministro del Welfare Giuliano Poletti, dopo il ricevimento nei giorni scorsi di una busta con tre proiettili calibro 9 recapitata alla redazione del settimanale “Setteserequi”, accompagnate da una lettera minatoria con la frase “ti ammazziamo”.
Misure che erano già state attivate dalla prefettura dopo le prime minacce di morte ricevute dal giornalista prima di Natale su Facebook e via mail, in seguito alle parole pronunciate dal padre sui giovani italiani all’estero che hanno destato polemiche. Fioccano intanto numerosi i messaggi di solidarietà a Poletti.
“L’Ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna esprime, ancora una volta, solidarietà e vicinanza a Manuel e lo invita a continuare a fare il suo lavoro serenamente. Nello stesso tempo, un chiaro invito è rivolto alle forze di polizia affinché non sottovalutino questi segnali inquietanti e continuino a vigilare sulla sicurezza del collega”: è quanto dichiara Antonio Farnè, presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna.
“Dalle minacce di morte sui social – commenta l’Ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna – si è passati ad una busta contenente tre proiettili calibro 9 recapitata presso la redazione del suo giornale. Insieme ai proiettili anche una lettera con altre minacce di morte. Vittima di questi atti intimidatori è sempre il collega Manuel Poletti, direttore del settimanale Sette Sere Qui”.
Il deputato forlivese Bruno Molea, vicecapogruppo alla Camera di Civici e Innovatori, dal canto suo, afferma che “le minacce al figlio del ministro del Lavoro, Poletti, sono un fatto gravissimo, su cui occorre fare al più presto chiarezza. Quanto accaduto va condannato con nettezza da tutti. A Manuel Poletti la mia personale solidarietà”.
“Le minacce di morte a Manuel Poletti contenute in una busta con tre proiettili rappresentano – afferma Molea – non soltanto un fatto penalmente e socialmente grave ma anche un crescendo di indignazione che non può più essere sottovalutato né tollerato. Ciò è colpa della disinformazione e di chi si serve di questa, tra cui anche molti referenti politici, per ottenere consenso e a meri fini elettorali. La magistratura – conclude il parlamentare – indaghi a fondo sull’episodio, ma anche il mondo politico si interroghi su quanto sta avvenendo perché chi cavalca l’odio sia isolato e fermato”.
Solidarietà, infine, anche sulla pagina Facebook di Poletti: “Solidarietà e vicinanza a Manuel Poletti e alla sua famiglia – si legge in uno di questi – il clima in questo Paese sta diventando troppo pesante. Spero nella ferma condanna da parte di tutte le forze politiche contro questi imbecilli”.
“Quando in un Paese si arriva a questo livello ignobile – afferma un altro – significa che siamo proprio alla frutta. Piena solidarietà al direttore di Settesere”. In un altro ancora si ipotizza anche un messaggio mafioso: “Si minacciano i figli per colpire i padri perché a qualcuno dà fastidio la nuova legge contro il caporalato e tute le azioni mosse per contrastare il lavoro nero”. “Un atto intimidatorio gravissimo”, recita un altro messaggio. (agi)
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