ROMA – È la seconda Pasqua che siamo costretti a trascorrere in casa senza abbracci e senza i tanti, troppi amici e colleghi che il maledetto virus si è portato via. La seconda Pasqua di crisi profonda, a causa delle misure anti Covid che hanno finito per aggravare – se non rendere irreversibile – la sorte di numerose aziende, che hanno ridotto o cancellato tanti posti di lavoro, l’unica vera libertà dell’uomo. Quanto ai sostegni, poi, poche briciole e non per tutti.
È vero che la speranza è sempre l’ultima a morire ed è in essa che trova energia il motore della vita, ma un po’ di solidarietà – vera e concreta – verso chi non ha più neppure la forza di aspettare l’alba di un nuovo giorno ci impone quantomeno di riflettere. Anche un solo istante.
Possiamo fare qualcosa di concreto che vada oltre le buone intenzioni di Pasqua o Natale? Di sacrifici non ne possiamo più, ma a volte basta davvero poco per rimettere in moto una vita spenta dai sacrifici e dalle privazioni.
Alle istituzioni e agli istituti di categoria, il dovere di intervenire concretamente dando fondo alle riserve di bilancio per aiutare chi si trova in difficoltà; alle aziende, il monito a non dimenticare che gli investimenti – specie sul capitale umano – vanno fatti soprattutto nei momenti di crisi; a tutti, l’invito a ricordare che un aiuto, una parola, un sorriso sono gesti semplici, ma rivoluzionari. Auguri di buona – e soprattutto serena – Pasqua a tutti. (giornalistitalia.it)