Delibera “Salva Inpgi”, invece di minacciare lo sciopero perché non dicono chi l’ha votata?

Bulgarelli: “Cara Fnsi non mi rappresenti più”

Andrea Bulgarelli, consigliere generale Inpgi e fiduciario per il Friuli Venezia Giulia

TRIESTE – Da quando sono consigliere generale dell’Inpgi, a volte, ho delle difficoltà nel comprendere cosa accade. È di questi giorni la novità che, con l’assenso definitivo del Ministero del Lavoro, la delibera denominata “Salva Inpgi” del giugno 2021 dovrebbe diventare esecutiva. A onor del vero manca ancora il parere definitivo dell’Avvocatura dello Stato, che – si spera – potrebbe anche essere negativo.
Dei contenuti di questo provvedimento ne avevo scritto nella newsletter dell’Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia di luglio 2021, chiedendone successivamente e in più occasioni il “congelamento”, visto e considerato che era stata istituita la Commissione tecnica composta da rappresentanti della Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per l’informazione e l’editoria, del Ministero dell’Economia e delle finanze, del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, dell’Inpgi e dell’Inps, per definire quale sarebbe stato il futuro del nostro Istituto.
Come è andata a finire l’analisi della Commissione lo sappiamo ormai bene tutti, ma mi chiedo perché non era stata nel frattempo ritirata la delibera “Salva Inpgi” i cui contenuti, compreso il Bilancio attuariale al 31 dicembre 2020 con le proiezioni riguardanti l’ipotesi di ingresso come contributori dei comunicatori, erano collegati a questa ipotesi di allargamento della platea? Sospenderne l’efficacia appena a gennaio del 2022 pare non sia stato sufficiente.

Andrea Orlando

Ora la Federazione Nazionale della Stampa Italiana minaccia lo sciopero, ma va ricordato che quella fatidica delibera era stata votata in consiglio di amministrazione anche dal segretario Fnsi, Raffaele Lorusso. Piuttosto di minacciare uno sciopero, sarebbe utile cercare di spiegare al ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che quella delibera di sacrifici faceva parte di un pacchetto di azioni propedeutiche all’anticipazione al 2023 dell’ipotesi di allargamento della platea prevista per decreto nel 2024. Obiettivo, questo, che la maggioranza che governa l’Inpgi, espressione di Controcorrente, aveva perseguito fino all’ultimo scontrandosi con la decisione del Governo di far confluire la Gestione sostitutiva dell’Inpgi nell’Inps per garantire stabilità nel tempo al sistema previdenziale dei giornalisti italiani. Il cosiddetto “Salva Inpgi” ora non ha più senso e rischierebbe di far partire raffiche di ricorsi e contenziosi.

La sede Inpgi in via Nizza 35 a Roma

Nell’Inpgi che ho conosciuto in questo mio primo mandato, la prassi è quella di decidere sempre a colpi di maggioranza, senza prendere mai prendere in considerazione i contributi degli altri consiglieri. Nelle passate settimane è stata bocciata la  proposta di Statuto  della Gestione separata che d’ora in poi si chiamerà Inpgi, avanzata sempre dalla “maggioranza” che governa l’istituto e che già in consiglio di amministrazione aveva già ricevuto il voto contrario dai tre consiglieri di opposizione Carlo Parisi, Elena Polidori e Daniela Stigliano, gli stessi che un anno fa votarono contro la delibera di cui si teme l’efficacia proprio in questi giorni.
Per quanto riguarda lo Statuto come consiglieri (una ventina di colleghi) ci siamo permessi di chiedere (invano) delle modifiche, alcune importanti come ad esempio l’indipendenza del Consiglio di Indirizzo a rappresentanza regionale dal Consiglio di Amministrazione che si voleva – da parte della maggioranza – eletto dallo stesso Consiglio di Indirizzo, ponendo il tema, a nostro avviso, di qual era il ruolo del controllore e quale quello del controllato, o altri punti come ad esempio i doveri di riservatezza, la trasparenza e gli obblighi di comunicazione agli iscritti ecc.
Lo Statuto, secondo quanto indicato nella legge di Bilancio, doveva essere trasmesso entro il 30 giugno ai ministeri vigilanti. Quindi, non essendoci uno Statuto e non avendo rispettato questa scadenza, ora cosa accadrà? Arriverà forse un commissario a creare le condizioni per la ripartenza della Gestione separata?
A queste domande al momento non so rispondere, quello di cui sono certo è che non mi identifico più nella linea della Fnsi all’interno del nostro Istituto di previdenza e alle azioni sindacali collegate. Tale sistema di continua mancanza di attenzione da parte dei rappresentanti di Controcorrente nei confronti dei colleghi che portano in maniera propositiva il loro contributo, mi ha fatto maturare la scelta di presentare le mie dimissioni da Assostampa Friuli Venezia Giulia, quindi dalla Fnsi. (giornalistitalia.it)

Andrea Bulgarelli
consigliere generale Inpgi e fiduciario per il Friuli Venezia Giulia

 

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