ROMA – «I contenuti del video pubblicato sul sito del quotidiano il Riformista, con protagonista il giornalista Sigfrido Ranucci, suscitano interrogativi inquietanti sulle modalità con le quali il conduttore di Report acquisirebbe il materiale delle sue inchieste. In sostanza apparirebbe una modalità consolidata quella di concordare l’invio di materiale anonimo da parte di sconosciuti (coperti da società di comodo o prestanome) a fronte di un contemporaneo invio di materiali inutili e inutilizzabili pagati dalla Rai con una fatturazione, per così dire, quantomeno fantasiosa se non fittizia».
La gravissima accusa è contenuta in una lettera inviata al presidente e all’amministratore delegato della Rai, Marinella Soldi e Carlo Fuortes, dai commissari di Forza Italia in Commissione di Vigilanza Rai, Paolo Barelli, Maria Alessandra Gallone, Maurizio Gasparri, Patrizia Marrocco, Andrea Ruggieri e Renato Schifani.
Il quotidiano diretto da Piero Sansonetti ha, infatti, pubblicato alcuni video sul “metodo Report”. «Ecco – scrive il Riformista nel testo che accompagna il video – come il conduttore stesso parla dell’acquisizione dei materiali che mette in onda, in un filmato di indubitabile valore documentale: è Ranucci a parlare in prima persona, non sapendo di essere ripreso, di servizi confezionati con l’infingimento di plichi anonimi che in realtà si spedisce da solo».
«La questione, se fosse confermata – proseguono i commissari di Forza Italia –, solleva inquietanti interrogativi: i contribuenti pagherebbero con il canone l’acquisto di materiali inutili che sarebbero alcune volte addirittura forniti dal compratore con una evidente partita di giro? E ancora, se così fosse, come sarebbero verificati e vagliati i materiali anonimi se nessuno ne conosce la provenienza e non è tracciabile chi li ha realizzati e con quali modalità? In relazione alle responsabilità che competono in particolare i vertici dell’azienda, chiediamo quali iniziative si intendono intraprendere per accertare l’esistenza di tali modalità operative che, se confermate, sarebbero di estrema gravità. «Ringraziando per l’attenzione» i vertici della Rai, Paolo Barelli, Maria Alessandra Gallone, Maurizio Gasparri, Patrizia Marrocco, Andrea Ruggieri e Renato Schifani chiedono, inoltre, di «comunicare alla commissione di Vigilanza le risultanze dell’indagine e se necessario rendere la commissione stessa edotta delle eventuali iniziative da intraprendere presso le autorità competenti».
Intanto, il direttore de Il Riformista, dopo il secondo video, che risalirebbe al 2014, pubblicato ieri nell’edizione online del giornale, afferma: «L’affare Ranucci, che abbiamo sollevato la settimana scorsa, ha provocato molte polemiche. Da diverse parti è stato chiesto alla Rai di indagare e di spiegare la propria posizione. Per ora silenzio. Qualche giornale vicino a Ranucci, invece, ha polemizzato contro di noi, muovendo due obiezioni o meglio, rilanciando le due obiezioni avanzate dallo stesso Ranucci, ripetutamente, sui social. La prima è che il documento che abbiamo pubblicato e messo online sarebbe vecchio e non inedito. La seconda – molto grave e per la quale quereleremo Ranucci – è che i video sarebbero manipolati».
«È una cosa avvenuta alcuni anni fa, ma i pezzi di filmato che abbiamo presentato sono inediti e contengono scene molto inquietanti. Negli stessi filmati, Ranucci tranquillizza i suoi interlocutori,
spiegando che lui è molto potente ed è amico di un alto dirigente dei carabinieri e forse dei servizi segreti», scrive Sansonetti in riferimento al nuovo video pubblicato ieri da Il Riformista.
Sulla vicenda interviene l’avvocato difensore di Sigfrido Ranucci, Luca Tirapelle, che ha seguito tutta la vicenda Tosi-Ranucci e si sofferma con l’Adnkronos su due aspetti clou del caso, precisando che «del video hard sull’allora sindaco di Verona Flavio Tosi, non vi sono ad oggi prove dell’esistenza».
«Le fatturazioni fittizie da parte di Ranucci – afferma l’avv. Tirapelle – non sono state mai fatte, né vere né finte. Ranucci, in quell’incontro al ristorante con chi lo ha filmato a sua insaputa, ha bluffato per verificare la esistenza o meno del video hard con il quale Tosi poteva essere eventualmente ricattato. Ranucci ha bluffato anche quando ha assicurato agli interlocutori di avere entrature nei Ros e persino nei servizi segreti. E la stessa sentenza del dicembre 2019, che ha definito la vicenda, ha escluso attività di dossieraggio o di compravendita di materiale di inchiesta da parte dalla Rai, evidenziando come Ranucci abbia millantato la possibilità di fare fatture fittizie o di chiedere l’intervento di un suo amico dei Ros solo allo scopo di raccogliere prove necessarie all’inchiesta».
Ad Adnkronos l’avvocato Tirapelle evidenzia anche come la sentenza escluda, «sulla base di testimonianze», che ci siano «fondi neri Rai usati per acquistare materiale utile all’inchiesta di Report o per effettuare attività di dossieraggio ai danni di politici di qualsiasi schieramento». Un’ultima annotazione da parte dell’avvocato riguarda la querelle sulla novità rappresentata dai video pubblicati in questi giorni: «Non sono video inediti, giravano sui social già 8 anni fa». (giornalistitalia.it)