ALASSIO (Savona) – “Ho letto con profondo rammarico e amarezza le dichiarazioni rese dagli aggressori per mezzo del loro avvocato in vari organi di stampa. Non solo non ammettono le loro colpe, come avevo chiesto apertamente per tentare di svelenire una situazione che ha dell’incredibile e che poteva concludersi ancor peggio per me ed i miei compagni di allenamento, con il rischio di sfociare in pericolose reazioni xenofobe, ma tentano di «nascondersi» dietro ad una rissa mai avvenuta”. Lo afferma in un comunicato Vittorio Brumotti, l’inviato di “Striscia la notizia” e campione di bike trial, dopo quanto avvenuto martedì scorso nel Savonese su cui sono in corso le indagini per stabilire le responsabilità.
“Gli aggressori, non solo non hanno avuto remore a ridurmi nello stato in cui sono – dice Brumotti – con il serio e concreto rischio di compromettere definitivamente la mia carriera, ma prima ancora, fatto esemplare ed evidente delle loro intenzioni, hanno sbarrato la strada alla macchina che ci faceva da safety car per aggredire con incomprensibile ed ingiustificata ferocia il suo conducente”.
Sulla vicenda i carabinieri hanno deferito in stato di libertà per rissa lo stesso Brumotti, suo padre Claudio e altre cinque persone. I feriti sono sei: Vittorio Brumotti (30 giorni di prognosi), suo padre (30 giorni), un’altra persona del gruppo di Brumotti (1 giorno) e tre albanesi, che hanno ricevuto prognosi per 20, 4, e 2 giorni.
L’inviato di “Striscia” conferma la sua versione dei fatti. “La realtà, come dimostrano i video ed i numerosi testimoni dell’accaduto, è una sola: io, mio padre e i due amici che erano con noi durante l’allenamento di martedì siamo stati aggrediti selvaggiamente ed immotivatamente da due brutali soggetti, coadiuvati poi da una terza di sesso femminile che mi ha colpito al petto mentre ero a terra inerme”.
“L’intervento mio e di mio padre per evitare il peggio al conducente – continua l’inviato di Striscia – è stato evidentemente di stimolo agli aggressori per dare ulteriore sfogo alla loro brutalità, confermata dall’utilizzo di un corpo contundente, verosimilmente un tirapugni, da parte di uno dei due che nel colpirmi ripetutamente mi ha sfondato la parete orbitale dell’occhio destro”.
“Preso atto dei soggetti che ci hanno aggredito – conclude Brumotti – non resta altro che dare mandato all’avvocato Giovanni Maglione di Alassio affinché tuteli nelle competenti sedi me, mio padre e i due compagni di allenamento, rimasti tutti vittima della ferocia di individui senza scrupoli, per chiedere non solo la condanna dei colpevoli, ma anche il risarcimento dei gravissimi danni subiti”. (Adnkronos)
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