REGGIO CALABRIA – Dispiace che una persona perbene, come il dott. Eduardo Lamberti Castronuovo, sindaco di San Procopio e assessore provinciale alla legalità, ma soprattutto stimato medico ed editore dell’emittente televisiva Reggio TV, oltre che iscritto nell’elenco pubblicisti dell’Ordine dei giornalisti, si faccia vincere dall’ira, commettendo il più grave degli errori: chiamare “a raccolta tutte le persone per bene” contro un giornalista, Michele Inserra, senza minimamente interrogarsi se, nell’aizzare le folle, non corra il rischio – nella terra in cui ha scelto di indossare la fascia tricolore – di armare la mano di chi il “bene” lo conosce solo nelle peggiori declinazioni di quella pseudocultura che risponde al nome di ’ndrangheta.
“La disperazione peggiore di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile”, scriveva uno dei maggiori letterati del nostro Paese, quel Corrado Alvaro, calabrese e giornalista, che meglio di ogni altro è riuscito a concentrare in una frase il dramma delle persone perbene che, in questa terra di Calabria, hanno visto e vedono ancora spegnersi i sogni e le speranze di poter vivere onestamente una vita “normale”. Una frase spesso evocata da Lamberti, nel suo “salotto dell’editore”, più volte teatro di lunghe ed amare riflessioni sulla criminalità organizzata.
Se Michele Inserra è un diffamatore lo diranno, certamente, i tribunali ai quali l’assessore “alla legalità” si potrà rivolgere – come ha già annunciato di avere intenzione di fare – pretendendo giustamente celerità di giudizio, condanna esemplare e certezza della pena. Certezze, del resto, sulle quali, il dottor Lamberti Castronuovo può assolutamente contare, considerato che in Italia la giustizia funziona sempre quando alla sbarra siede un giornalista.
Il percorso scelto dal dottor Lamberti Castronuovo lascia, però, a dir poco esterrefatti. Nel ventilare il risvolto giudiziario della vicenda, attraverso “l’eventuale denunzia per diffamazione contro chiunque si permetta di offendere la dignità di un Popolo, attraverso la diffusione di notizie false, provocatorie e senza alcun intento costruttivo”, convoca un “Consiglio Comunale aperto” nella pubblica piazza di San Procopio per esporre al pubblico ludibrio il “diffamatore” Michele Inserra.
Cosa dovrebbe decidere questa sorta di tribunale del popolo, costituito da “tutte le persone perbene – sono parole di Lamberti Castronuovo – che non tollerano più di essere indicate per quello che non sono, da giornalisti, che, non presenti e non conoscendo le tradizioni pulite dei nostri paesi, continuano a gettare un fango che accresce l’odio sociale delle genti contro tutti i calabresi” ?
A giudizio del sindaco-assessore provinciale alla legalità, dovrebbe dare impulso ad “una rivoluzione culturale pacifica contro le aggressioni giornalistiche false, fatte solo per conquistare i primi piani nazionali, altrimenti non raggiungibili”. A nostro modestissimo giudizio, così facendo, si corre “solo” il grave, gravissimo, rischio di generare odio su odio, mettendo seriamente a rischio la pelle di chi svolge semplicemente il proprio lavoro di cronista, spesso senza tutele, con quattro soldi di stipendio (spesso non pagato o pagato dopo mesi di asfissianti attese). Rischi e drammi che il dott. Lamberti conosce bene e proprio per questo dovrebbe maneggiare con cura.
Cosa dovrebbe, dunque, decidere il Consiglio comunale aperto convocato dal sindaco di San Procopio per martedì prossimo? Procedere ad una “eventuale denunzia per diffamazione”. Abbiamo letto bene? Sì.
In allegato c’è proprio la lettera del dottor Eduardo Lamberti Castronuovo ed il termine non lascia spazio ad equivoci di sorta: “eventuale”. Dunque, nessuna certezza, ma l’ipotesi di un’eventuale querela per perseguire un eventuale reato. Ma, allora, non vi è alcuna certezza circa il fatto che la notizia sia “totalmente destituita da fondamento”, o la variante potrebbe essere condannare al rogo Michele Inserra, bruciandolo nella pubblica piazza?
“Di doman non v’è certezza”, scriveva Lorenzo il Magnifico. Ecco perché l’assessore alla legalità dovrebbe seriamente riflettere sulle incongruenze del nostro tempo, convincendo il sindaco di San Procopio a sconvocare la pericolosa piazzata di martedì. Diritto e Costituzione non sono un optional.
Le lettere di Lamberti Castronuovo
Carlo Parisi
Vicesegretario nazionale Fnsi
Segretario Sindacato Giornalisti della Calabria
Ho un dubbio lancinante: l’Eduardo Lamberti Castronuovo di cui riferite è lo stessa persona che ho conosciuto, imprenditore eclettico, politico sfortunato, galantuomo di impronta very british?
Se fosse così cercherei di accertare meglio le ragioni che lo inducono ad una iniziativa perlomeno anomala. E se provassimo una iniziativa di conciliazione? Se è la persona generosa e leale che ho conosciuto non si sottrarrà, ne sono certo.
Purtroppo ed ancora una volta duole constatare che la parola “Legalità” rappresenta solo una vaga accezione il cui significato si presta ad interpretazioni ed applicazioni piuttosto soggettive.
Nel caso in questione, l’Assessore provinciale alla Legalità, nonché sindaco di San Procopio, ha ritenuto leso l’onore della comunità che amministra secondo la propria visione del termine e del suo contenuto.
Tuttavia e senza entrare nel merito della vicenda, che sarà meglio approfondita dalla magistratura reggina, la reazione del sindaco/assessore, oltre che spropositata e fuori luogo è in piena contraddizione con il suo ruolo istituzionale.
Ma ancor più grave e pericolosa è la “caccia alle streghe” operata nei confronti del collega giornalista Michele Inserra, la cui unica colpa è quella di avere riportato una notizia ritenuta attendibile dal vertice della Procura reggina, ma falsa e fuorviante secondo il sindaco/assessore.
La Legalità non è una delega o un inutile orpello da sbandierare secondo convenienza. Per ogni cittadino ed ancor più per che ci rappresenta dovrebbe essere non solo uno stile di vita, bensì una missione scevra da interessi di parte e da posizioni di comodo.
Non si possono, ancora oggi, indossare i panni delle tre scimmiette: è la solita via per spianare il passo alla ’ndrangheta! Michele Inserra è un giornalista serio, impegnato e libero: se si mette il bavaglio anche alla comunicazione dobbiamo iscriverci quanto prima a qualche novella Carboneria!
E vabbè, come il parroco di Oppido che ha detto “prendete a schiaffi quel giornalista in fondo alla chiesa
Il Sud è finito. Tutte le persone in gamba dovrebbero solo abbandonare questa terra martoriata e che la delinquenza organizzata, la politica, il clero coniglio e gli uomini da poco che si credono grandi si scannino pure tra di loro. E l’Italia accolga i valorosi profughi onesti del Sud e abbandoni al suo destino una terra senza più futuro.
I galantuomini del Sud devono essere protetti, ma laggiù è impossibile. Quando vedo il tricolore sventolare nei municipi comandati dalla delinquenza mi vengono i brividi…
Lo sport preferito in Calabria è l’alzata di scudi, logica conseguenza di quel vittimismo inerte che ci caratterizza. E così, tutti coloro che cercano di far qualcosa di diverso, di smuovere coscienze, di parlare di verità, vengono tacciati come nemici della comunità. Un retaggio culturale che deriva dal negazionismo sull’esistenza della mafia che impedisce a questa regione di poter solo sperare in un futuro diverso. Contenti di vivacchiare di poco e se il nostro vicino patisce… fatti suoi! In Calabria o sei un giornalista servo del potere o non sei nessuno, anzi, come detto, sei un nemico della società. Vergognoso.
Posso scrivere un commento da citoyen (cittadino, in francese), cioè di portatore di diritti, di doveri e di responsabilità, e non solo come consigliere dell’Ordine dei giornalisti della Calabria? Sto seguendo con molta preoccupazione il “dibattito” innescato dal terzetto Provincia-Raffa-Castronovo contro Michele Inserra, capo servizio de Il Quotidiano. A parte l’abnormità (cui prodest?) e l’insistere nel modo di trattare la questione, a partire dal lessico usato da Provincia-Raffa-Castronovo, sorprende, e lo dico a Edi Lamberti Castronovo, “l’invito” rivolto a Michele Inserra di “spiegarsi” in piazza a San Procopio, di rendere conto di quanto egli abbia scritto a proposito della processione in onore del Santo protettore di quel paesino. Sono convinto che a Inserra non verrebbe torto un capello. E qualora decidesse di partecipare al dibattito pubblico, gli anticipo che sarei accanto a lui.
Come, però, dice Carlo Parisi, negare panglossianamente che la ’ndrangheta abbia un ruolo – io lo chiamerei di “rappresentanza civile” –anche nei comitati feste o nelle congreghe religiose, è come chiedere ad un cattolico di negare l’esistenza di Dio. L’inchino della vara della Madonna dinanzi alle abitazioni di ’ndranghetisti o di presunti tali, è pura blasfemia. Lo dicano per primi i sacerdoti di quelle parrocchie e lo spieghino ai fedeli.
E’ vero, comunque, che la Misericordia, il Perdono, sono bastioni della Speranza, in senso cattolico; ma Gesù, come ricordava ieri su “Repubblica” Papa Francesco nel dialogo con Eugenio Scalfari, alzò il bastone contro i mercanti del Tempio, non per segnare le loro carni, ma per infliggere sofferenze alle loro anime…morte.
Giuro che resto sconcertato da alcuni commenti.Comprendo la difesa d’ufficio ma, scusate vi siete domandati dove fosse Inserra durante lo svolgimento della processione? Giornalismo di trascrizione? Io c’ero, con due carabinieri accanto.
Sono credibile se dico che non è successo nulla di anomalo? E i Carabineri che hanno scritto nel rapporto: tutto ineccepibile! O è più credibile chi non c’era per il solo fatto di essere giornalista? Perché non posso difendere la mia stessa reputazione? Perché non credere che l’articolo è stato scritto “inaudita altera parte”? Non sarebbe stato più etico sentire…le altre campane? E ancora. Perché far passare per vero ciò che non lo è. La procura ha aperto un’inchiesta ma questo non è l’emanazione di una sentenza né può rendere vero ciò che non è accaduto. Nel pratico: tante anziane signore si avvicinano a baciare il simulacro del Santo. È reato? E i CC devono chiedere l’esibizione del certificato penale? Altra cosa è la sottomissione al potente di turno con fermate e/o inchini vari: se fosse accaduto a San Procopio me ne sarei andato di gran carriera e non solo dalla processione…