ROMA – Era ora che qualcuno trovasse il modo e il tempo per ricordare al Paese chi fosse Paolo Bonaiuti. E credo che Giorgio Lainati gli volesse molto bene se ha trovato il coraggio di riportare Paolo in Senato, all’interno di quella che, per quasi 20 anni di vita politica, ha considerato la sua seconda casa.
Commovente e di grande impatto personale la manifestazione che Lainati – storico capo ufficio stampa di Forza Italia ai tempi di Silvio Berlusconi e poi deputato – insieme a Susanna Petruni, vice direttore di Rai Parlamento, e alla moglie Daniela, hanno messo in piedi a Palazzo Giustiniani per ricordare il ruolo e la figura di Paolo Bonaiuti, che dell’era Berlusconi è stato tutto e il contrario di tutto. Storico portavoce del “Presidente”, ma anche storico uomo di mediazione e di contatti politici trasversali che hanno poi permesso a Silvio Berlusconi di realizzare il grande progetto iniziale di Forza Italia.
Emozionante entrare in sala Zuccari e rivedere sul maxischermo alle spalle della presidenza della sala le immagini di Paolo Bonaiuti, centinaia di fotografie diverse prese – spiega Giorgio Lainati – dall’archivio della Presidenza del Consiglio. Foto ufficiali che raccontano meravigliosamente bene le mille missioni importanti di Paolo in giro per il mondo.
Più che un portavoce del Capo del Governo, in queste foto Paolo sembra un ambasciatore italiano alla Casa Bianca, nelle cancellerie di tutto il mondo, ai piedi dell’aereo presidenziale che lui usava per stare accanto a Silvio Berlusconi. Paolo era la cerniera della sua vita, perché di lui sapeva ogni cosa, ma di lui conservava, e questo fino all’ultimo, il senso dell’ammirazione e del rispetto per il suo Presidente.
Paolo era la parte più bella e forse anche più romantica di Palazzo Grazioli, perché dove c’era Paolo c’era il bello e il meglio della politica. C’era la vera anima di Forza Italia, quella popolare che Berlusconi portò per la prima volta al potere.
«Paolo era così come lo si vede in queste foto ufficiali: sorridente, sempre, sornione, continuamente, con questo volto fanciullesco», afferma Vittorio Sgarbi da grande amico e ammiratore di Paolo Bonaiuti, che per l’occasione gli riserva una vera e propria lectio magistralis.
Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che Paolo avesse anche una passione nascosta e tenuta segreta alla stragrande maggioranza dei suoi amici. Aveva grande passione per l’arte, amava quando poteva comprare dei quadri d’autore e Vittorio Sgarbi diventa anche per lui non solo il consulente privilegiato o il critico d’arte prescelto, ma il suo amico e confessore privato.
Bellissime le parole che Vittorio Sgarbi gli dedica per tutto il corso della serata. C’è soprattutto questa descrizione affascinante e avvolgente di un “Paolo fanciullesco” che non era mai cresciuto, e che anche nei palazzi che più contavano riusciva a mantenere intatto il suo candore e la sua anima bella. Sgarbi “il professore” che si confronta con Paolo “il ragazzo del Presidente”, e Sgarbi ne subisce il fascino e la forza del suo carattere, tanto è vero che si lascia scappare una sola battuta: «Paolo meritava di più nella sua vita».
Forse è stato dimenticato con troppa fretta, forse il Covid ha distratto i suoi vecchi amici, ma quello che Paolo è stato per la storia di Forza Italia vale più di quanto non si possa immaginare.
«Un uomo tutto di un pezzo, – ricorda Agnese Pini, direttore dei quotidiani editi dal gruppo Monti, La Nazione, Il Giorno, Il Resto del Carlino e il Quotidiano Nazionale – un uomo coltissimo.
Un uomo che era rimasto profondamente figlio della sua terra, che era la Toscana e questo ne aveva fatto con il tempo un cultore della lingua di Dante, che Paolo conosceva a memoria e che usava nei momenti più privati della sua vita. Un Paolo profondo intellettuale e profondo conoscitore della Divina Commedia, insomma uno strano animale politico se si puù usare questo termine, certamente un grande giornalista prestato alla politica».
Maurizio Gasparri lo dice con estrema chiarezza, alla sua maniera, nel senso che il vice presidente del Senato non manda a dire le cose che pensa: «Paolo era un uomo di Stato. Lo era prima, lo era durante la sua permanenza a Palazzo Chigi, ma lo è stato ancora di più dopo, quando ormai aveva lasciato i palazzi del potere per occuparsi della sua vita privata».
«Un “Uomo di Stato”, bellissima definizione, calzante quanto mai, reale quanto mai, ma era questa l’impressione che ricevevo da lui ogni qualvolta mi capitava di andare salutarlo. Sobrietà e semplicità erano la sua “cifra”». Lo dice con un pizzico di commozione personale l’ex presidente della Camera Pierferdinando Casini, che dà di Paolo un’immagine fiera della politica, quasi una icona di libertà e di fedeltà al suo capo e alla sua causa.
«Paolo Bonaiuti – sottolinea Gasparri – dopo aver lasciato palazzo Grazioli avrebbe potuto scrivere almeno dieci libri diversi, avrebbe potuto vendere l’esclusiva di una sua intervista sulla sua esperienza politica ai grandi media del mondo, invece è rimasto a casa sua in silenzio con la modestia e la riservatezza che avevano caratterizzato la sua vita per quello che è stato poi il suo viale del tramonto».
Nessuno meglio di Bruno Vespa lo conosceva a fondo, ma il giornalista anche in questa occasione preferisce i toni vellutati del ricordo personale. Certo si coglie perfettamente che Paolo aveva con lui un feeling particolare: se Bruno Vespa aveva bisogno di una conferma assoluta delle sue fonti non aveva altro interlocutore che Paolo Bonaiuti.
Quanti incontri riservati, quante occasioni ufficiali mai raccontate, quanti dettagli rimasti nel chiuso dei ricordi di Paolo, quante bugie raccontate per mestiere e per dovere istituzionali ai cronisti del tempo, quante smentite inutili e impossibili? Paolo tutto questo lo faceva perché in realtà aveva dentro – lo dice benissimo Maurizio Gasparri – un senso esasperato dello Stato e del Paese.
Come giornalista Paolo era superbo, conosceva uomini e cose del nostro mondo, ma aveva grande rispetto per tutti noi. Ti chiamava per suggerirti magari un’idea, un’intervista al Presidente, per proporti un progetto ideale, perché lui credeva che la politica fosse soprattutto passione civile e servizio per gli ultimi e con questa certezza un giorno ci ha lasciati per sempre.
In sala a ricordarlo tanti di noi che allora lavoravano con lui. Dolcissimo il ricordo pubblico di Susanna Petruni e Attilio Romita, che con lui hanno girato il mondo per il ruolo che avevano: lei al TG2 e lui al TG1. In sala c’è anche uno dei suoi grandi vecchi amici di sempre, Fabrizio Casinelli, direttore dell’Ufficio Stampa e comunicazione della Rai, il ragazzo di Arpino che quando Paolo scelse il mondo della politica era diventato quasi la sua ombra più fedele. Dio mio, quanti ricordi.
Sala piena, c’era persino Ugo Sposetti, uomo chiave del vecchio Pci e per lunghi anni amico personale di Paolo. Presente anche una delegazione del nuovo sindacato dei giornalisti Figec Cisal, con il segretario generale Carlo Parisi (direttore di Giornalisti Italia) e due consiglieri nazionali: Mario Nanni e il sottoscritto. (giornalistitalia.it)
Pino Nano