Enrico Barbetti vittima degli anarchici dei centri sociali anti-Salvini. Gomito rotto

Bologna: aggredito un cronista del Carlino

Salvini e la sua auto visibilmente danneggiata dagli anarchici che poi hanno aggredito Barbetti

Salvini e la sua auto visibilmente danneggiata dagli anarchici che poi hanno aggredito Barbetti

BOLOGNA – Vergogna. E’ l’unica parola che si può – trasversalmente – utilizzare per definire quanto è accaduto ieri a Bologna, dove un giornalista del Resto del Carlino, Enrico Barbetti, 42 anni, originario di San Costanzo, nel pesarese, da anni nella redazione centrale del quotidiano della Poligrafici Editoriale, è stato vittima di una brutale aggressione da parte di un gruppo di anarchici e attivisti dei centri sociali. Aggressione che è costata al cronista un gomito rotto e una serie interminabile di insulti.
Tutto questo, nel quadro degli scontri legati alla visita del segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, al campo nomadi di via Erbosa.
Enrico Barbetti aveva appena terminato il servizio quando un gruppo di antagonisti lo ha prima pedinato per poi aggredirlo con spintoni e calci.
“Erano da poco passate le 13.45 – racconta sul suo giornale Barbetti – e, in via Erbosa, aspettavo di lasciare il luogo della manifestazione. Ero solo perché erano già andati via tutti, polizia e manifestanti. Mentre ero al telefono, si è formato un gruppo di 15-20 antagonisti di area anarchica. Una ragazza mi ha riconosciuto e mi ha chiamato per nome e cognome, quindi sono iniziati gli insulti di tutti: «Sei del Carlino, giornalista di merda. Infame, sbirro, sciacallo, avvoltoio. Per colpa tua c’è della gente in galera. Almeno ti pagano bene per il tuo lavoro di merda?». Chiuso il telefono, mi sono incamminato per allontanarmi e loro mi hanno seguito e circondato”.
La sequenza allucinante continua: “Qualcuno mi tagliava la strada, altri mi insultavano, uno mi ha dato alcune spallate, un altro mi ha tirato il berretto. Per almeno 10-15 volte hanno tentato di farmi lo sgambetto. A quel punto – prosegue il racconto del giornalista del Carlino – ho preso il telefono e ho chiamato il 113, ma l’operatore ha deviato la chiamata al 112, quindi ho dovuto rispiegare tutto daccapo chiedendo che mandassero subito una pattuglia. Intanto continuavo a camminare, ma uno mi ha dato un forte calcio alla caviglia e sono caduto a terra, sbattendo il ginocchio destro e il braccio sinistro. Mi sono rialzato dolorante e, mentre ero ancora al telefono con il 112 sollecitando l’invio della pattuglia, ho proseguito fino a via Arcoveggio, dove ho attraversato la strada e mi sono fermato sul sagrato di una chiesa. Lì vicino c’era un bar con alcune persone e, finalmente, gli aggressori si sono allontanati. Dopo un po’ sono arrivati i carabinieri e ho indicato loro la direzione in cui era andato il gruppetto. Poi sono andato in ospedale, dove mi hanno riscontrato la frattura del gomito sinistro. Mi hanno ingessato il braccio e medicato le escoriazioni alla gamba, la prognosi è di 30 giorni”.
Un episodio assurdo, stigmatizzato dai colleghi, dalle forze politiche, dagli amministratori, che però non ferma la passione del cronista per il proprio mestiere: “L’obiettivo di quei violenti era di provocarmi perché reagissi, così da riempirmi di botte. Io invece ho tirato dritto per la mia strada. Quanto è successo è grave, ma non per questo – incalza Enrico Barbetti – smetterò di fare il cronista. Se lo facessi, loro avrebbero raggiunto l’obiettivo. Ringrazio tutti quelli che mi hanno chiamato per esprimermi la loro solidarietà”. E di solidarietà ne è arrivata tanta a Barbetti e al Resto del Carlino, ad iniziare da quella del Cdr, della Fnsi e dell’Assostampa: “L’unica colpa di Enrico Barbetti è stata quella di essere un giornalista del Carlino – scrive in una nota il Comitato di redazione –: appena saputo per quale giornale lavorava è scattata la rappresaglia. I colleghi del Comitato di redazione de il Resto del Carlino, assieme a quelli del Quotidiano Nazionale e di Quotidiano.net, alla Federazione nazionale della Stampa e all’Associazione Stampa dell’Emilia-Romagna esprimono solidarietà al collega attualmente ancora in Pronto soccorso e condannano con durezza l’aggressione nei confronti di chi stava svolgendo il primo dovere di rappresentante dell’informazione, portatore di diritti costituzionalmente garantiti”.
Solidarietà è arrivata anche dall’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna. E dal cdr della Nazione che, a nome di tutti i giornalisti della testata, esprime solidarietà al collega “aggredito mentre svolgeva il suo lavoro di cronista”. I giornalisti de “la Nazione” “condannano con fermezza la violenza gratuita e insensata nei confronti del collega che stava soltanto svolgendo il suo lavoro: raccogliere notizie e informazioni per i lettori”.
A loro si aggiunge la redazione de “Il Corriere di Bologna” che condanna “l’ingiustificabile agguato ai danni del collega”.
E il sindaco di Bologna, Virginio Merola: “Ho telefonato al giornalista de Il Resto del Carlino, Enrico Barbetti, per esprimergli vicinanza e solidarietà. Questo gesto rappresenta una pericolosa deriva, è una violenza squadrista e teppistica, che non può trovare alcuna giustificazione e motivazione”.
“È indispensabile che le forze dell’ordine trovino al più i responsabili e li consegnino alla giustizia. La libertà di stampa è diritto costituzionale garantito. Questo episodio non può essere sottovalutato da nessuno, mi auguro che tutti prendano immediatamente le distanze da atti di questo genere e dalle persone che li hanno compiuti”, conclude Merola. Al cronista ha telefonato per esprimergli tutta la sua solidarietà anche il prefetto dei Bologna, Ennio Mario Sodano.
“Agiremo velocemente nei confronti degli autori dell’aggressione in via Erbosa. E cercheremo di individuare anche gli autori del vigliacco agguato al giornalista del Resto del Carlino”, assicura, dal canto suo, il procuratore aggiunto di Bologna, Valter Giovannini, delegato ai rapporti con la stampa.
A Enrico Barbetti la solidarietà di tutto il Partito Democratico e l’augurio di pronta guarigione”, afferma il responsabile sicurezza del Partito Democratico, Emanuele Fiano, che aggiunge: “Agli inquirenti, la richiesta di fare rapida luce su questo inaccettabile episodio di squadrismo violento, particolarmente grave perché contro un giornalista. Chi pensa di difendere qualsivoglia principio o ideale con l’uso della violenza sta dalla parte della storia che noi abbiamo sempre condannato”.
Anche il rettore dell’Università di Bologna, Ivano Dionigi, ha chiamato la redazione del Carlino, esprimendo la sua “solidarietà e vicinanza a Barbetti”.

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