MILANO – È in edicola il numero di dicembre del mensile “Prima Comunicazione”. Nel servizio di copertina (“Nulla sarà più come prima”) l’aggressione di Bolloré all’impero Berlusconi che segna la fine di un’epoca. Uno sconquasso che avrà effetti non solo su Mediaset, ma anche su Sky e sulla Rai. E sull’intero mondo delle telecomunicazioni.
Con sguardo ceruleo e spietato Vincent Bolloré ha seguito da un qualche luogo del suo sterminato impero “l’agitarsi di Silvio Berlusconi durante la campagna referendaria alla guida delle sgangherate truppe di Forza Italia nella battaglia per il No. E sulle labbra spuntava un sorriso soddisfatto per la distrazione beota ‘des italiens’ proprio quando lui stava mettendo a punto, con la minuzia di uno stratega, il piano di attacco a Mediaset”.
Una bomba a due stadi, il primo che gli permetteva di raggiungere il 3% delle azioni e il secondo scatto che lo faceva salire al 20% e che avrebbe sconvolto la vita della famiglia Berlusconi e di tutta Mediaset provocando uno sciame sismico per l’intero mondo delle media company italiane sgomente davanti all’invasione di un personaggio scomodo della caratura del magnate bretone.
L’attacco a Mediaset ha stracciato il velo di Maya, dimostrando la vulnerabilità dell’asset dei Berlusconi e portando alla ribalta scenari che travalicano le ormai sperimentate guerre di posizione in cui da anni ci si esercita nel Jurassic Park italiano e che vedono muoversi Sky e Mediaset sulla pay tv e i diritti del calcio, Mediaset contro la Rai per le tariffe della pubblicità, i politici contro la Rai per il solo fatto che esiste, La7 contro la Rai per ottenere il riconoscimento di una porzione del canone anche ai privati che producono servizio pubblico, e tutti insieme appassionatamente contro Google e Facebook per lo strapotere che dimostrano nella raccolta pubblicitaria.
Lo sgomento che suscita Bolloré lo si registra anche da come tutta la grande informazione si è schierata in difesa di Mediaset: lo ha fatto intonando, con accenti risentiti, la vecchia solfa della conquista da parte dei francesi di pezzi importanti dell’economia italiana, e ribadendo la pesante accusa di Mediaset di manipolazione di mercato, sostenendo insomma che, dietro il rifiuto del closing del contratto di acquisizione di Mediaset Premium, ci fosse il disegno di Bolloré di far cadere i valori del titolo del gruppo in Borsa per poi comprare a miglior prezzo le azioni per la scalata a Mediaset. Accusa non da poco, tanto che la Procura di Milano s’è sentita obbligata ad aprire un’indagine a carico di ignoti in seguito all’esposto presentato da Fininvest contro il gruppo francese.
Silenzio, invece, per il momento dal fronte di Sky che rischia, con Bolloré in campo, di ritrovarsi con il competitor Mediaset Premium irrobustito dalle sinergie con Canal+ e dagli altri asset del sistema francese presente nel campo della comunicazione e della pubblicità con Havas Group (al cui interno c’è una divisione dedicata allo Sport&Entertnainment) e in Banijay Group, che detiene marchi e format popolari nel campo dell’entertainment, dei reality, del teatro, dei documentari, dei programmi per bambini e nell’animazione, in piena attività in ben 17 Paesi.
Tra i protagonisti del mese anche Lucia Annunziata, Ryan O’Keeffe, Carlo Degli Esposti, Mario Volanti, Elia Blei, Alberto Calcagno, Luca Pancalli, Giancarlo Leone e Massimo Gramellini.
Con il numero di dicembre di “Prima Comunicazione” anche la seconda edizione 2016 di “Uomini Comunicazione”, la guida ai professionisti di relazioni esterne, uffici stampa, marketing e pubblicità, strumento indispensabile per chi deve dialogare ed entrare in relazione con le aziende e le istituzioni centrali nell’economia e nella vita sociale del Paese.
Nell’edizione di dicembre 2016 di “Uomini Comunicazione” sono 16.060 i nomi dei comunicatori presenti, affiancati come sempre da indirizzo, numero telefonico, e-mail e sito web. Rispetto all’edizione del giugno di quest’anno il numero è leggermente aumentato, a ennesima riprova della vitalità e della capacità da parte del mondo della comunicazione di innovarsi con nuove e differenti professionalità.
In un 2016 che vede gli investimenti in ripresa, con una previsione di chiusura del +3%, secondo quanto indicano Nielsen e l’Upa di Lorenzo Sassoli de Bianchi, si confermano due trend fondamentali: la capacità di chi opera nella comunicazione di stare al passo con un’evoluzione tecnologica sempre più frenetica, e la consapevolezza da parte di aziende e istituzioni del valore della reputazione e della responsabilità sociale d’impresa come imprescindibili per una comunicazione trasparente, efficace e in molti casi sempre più globale.
“Uomini Comunicazione” da sempre rispecchia l’andamento dei principali comparti produttivi, così come l’affermarsi e l’evolversi di nuove realtà imprenditoriali e nei servizi. Significativo è che in questa edizione uno dei settori più arricchiti sia Fiere, manifestazioni ed eventi, a conferma del peso acquistato da forme di comunicazione legate a questi settori e oggi obbligatoriamente integrate con le forme tradizionali. Da segnalare c’è anche l’aggiornamento del settore Banche a ridosso delle fusioni di diversi istituti di credito e quello, a tempo di record, del settore Istituzioni nella parte riguardante il nuovo governo, nominato il giorno prima che “Uomini Comunicazione” andasse in stampa.