Accusati di accesso illecito all’agenzia statale Belta rischiano 2 anni di carcere

Bielorussia: pugno di ferro contro i giornalisti

Marina Zolotova

MINSK (Bielorussia) – Pugno di ferro contro i giornalisti in Bielorussia. Nove colleghi sono stati sottoposti a fermo di polizia con l’accusa di aver avuto accesso illecitamente alle notizie dell’agenzia di stampa statale Belta (Belarusian Telegraph Agency). Perquisite le loro abitazioni e le redazioni delle testate per le quali lavorano.
Nel mirino della polizia bielorussa Marina Zolotova, direttore di Tut.by, la più grande testata on line bielorussa, con le sue redattrici Anna Koltygin, Galina Vlasic, Anna Ermachenok e la redattrice dell’agenzia Belapan, Tatiana Karavenkova.
A difendere il fermo delle giornaliste è, invece, Irina Akulovich, direttore dell’agenzia statale Belta che “fornisce un servizio di abbonamento alle sue notizie. La gente paga per ricevere informazioni che non sono ancora pubblicate sul sito internet. Le persone di cui parlate non hanno pagato, ma hanno usato le password di altre persone per accedere a queste informazioni”.
Fermato, tra gli altri, anche il giornalista Pauliuk Bikovski,  corrispondente della Deutsche Welle per il servizio in lingua russa, marito di Olga, un’attivista del movimento d’opposizione “Per la libertà”. Anche a lui è stato sequestrato il computer portatile.

Pauliuk Bikovski

Gli investigatori affermano di aver scoperto 15.000 casi di accesso non autorizzato che “ha causato ingenti danni a Belta, portando all’approvvigionamento illegale e all’uso di informazioni protette da accessi non autorizzati, nonché all’erosione della reputazione commerciale dell’impresa”. Se giudicati colpevoli, i giornalisti rischiano fino a due anni di prigione. Ma i giornalisti sostengono di aver usato solo le informazioni aperte al pubblico.
È della settimana scorsa il provvedimento del presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, che ha firmato emendamenti alle leggi sui media che irrigidiscono i controlli nel campo dell’informazione. Numerosi osservatori sospettano, però, che i veri motivi dei fermi siano di matrice politica. Il Centro per la difesa dei diritti umani Vesna e l’Associazione giornalistica bielorussa hanno, infatti, condannato il giro di vite con un comunicato congiunto: “Riteniamo – si legge – che si tratti di una grave violazione della libertà di espressione e dell’attività dei media. In ogni caso – aggiungono – le azioni delle forze dell’ordine sembrano eccessive”.
Se fosse vero, come sostiene l’accusa, che i giornalisti avrebbero utilizzato le password di altri utenti per leggere senza abbonamento le notizie pubblicate dall’agenzia di stampa statale Belta, il provvedimento non giustificherebbe certo il fermo di polizia e le perquisizioni.
Gli autori aggiungono che “le investigazioni non devono influenzare la libertà e l’attività professionale dei media”. Ales Beliatski, presidente di Vesna, denuncia da parte del governo di Minsk “una politica mirata a limitare lo spazio mediatico bielorusso per sottoporre i cittadini a un’atmosfera di paura, incertezza e disinformazione”.
L’Ifj e l’Efj, le federazioni internazionale ed europea dei giornalisti, hanno appoggiato le richieste dell’Unione dei giornalisti della Bielorussia di rilasciare immediatamente i giornalisti detenuti dal 7 agosto a Minsk. “Durante il raid – denunciano Ifj ed Efj – ai giornalisti è stato vietato l’accesso ai loro luoghi di lavoro, i computer portatili sono stati sequestrati e diversi dipendenti sono stati convocati per l’interrogatorio. La polizia ha anche perquisito la redazione del giornale Navuka (Science) che si trova nell’edificio dell’Accademia delle scienze bielorussa.
L’Unione dei giornalisti bielorussi (Bay) ha riferito che dei 9 giornalisti arrestati il ​​7 agosto alcuni sono stati rilasciati la sera stessa, mentre altri cinque sono ancora detenuti: Marina Zolotova, Anna Koltygin, Galina Vlasic, Anna Ermachenok e Tatiana Karavenkova.
Denunciando la “grande violazione della libertà di espressione e della libertà dei media”, il Bay afferma che “in ogni caso, le azioni delle forze dell’ordine sembrano eccessive. Indagini su casi penali non dovrebbero pregiudicare la libertà e le attività professionali dei media. Siamo particolarmente preoccupati per la persecuzione dei media sullo sfondo di violazioni sistematiche del diritto di divulgare informazioni e intimidazioni nei confronti dei giornalisti attraverso il perseguimento del giornalista di Belapan Alexander Lipai e dei giornalisti di Belsat TV”.
Baj, insieme con l’Ifj e l’Efj, ha invitato le autorità a rilasciare immediatamente i detenuti, assicurare l’accesso dei giornalisti ai loro luoghi di lavoro e restituire l’attrezzatura sequestrata. Entrambe le federazioni hanno denunciato misure sproporzionate ed esagerate, che potrebbero compromettere le fonti dei giornalisti.

Anthony Bellanger

Anche il Consiglio d’Europa ha invitato le autorità investigative bielorusse a “garantire un’inchiesta rapida e trasparente” ed a “liberare tutti i giornalisti arrestati”.
Il segretario generale dell’Ifj, Anthony Bellanger, ha ricordato, infine, che “i portali di notizie e i loro giornalisti non meritano tali sanzioni esagerate per ciò che si presume abbiano fatto. Questo atto mostra il tentativo del Governo di manipolare i media, bloccare notizie indipendenti, attaccare giornalisti e intimidire i loro pari. Violazioni di diritti umani e della libertà di stampa. Chiediamo alle autorità governative di rilasciare immediatamente i giornalisti detenuti e lasciare che entrambe le agenzie di stampa riprendano il loro servizio”. (giornalistitalia.it)

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