MOGADISCIO (Somalia) – Una “ferma condanna” per l’uccisione del giornalista televisivo Said Yusuf Ali, pugnalato a morte il 4 maggio scorso a Mogadiscio, è stata espressa dai sindacati dei giornalisti e dalle organizzazioni dei media somali.
Said Yusuf Ali, che lavorava a Kalsan Tv, aveva 30 anni e lascia due figli e la moglie incinta. Verso le ore 7.30 locali, un uomo armato di coltello ha aggredito e pugnalato il giornalista, colpendolo quattro volte, davanti a un negozio nel quartiere di Sey Biyano nel distretto di Hodan di Mogadiscio.
Il giornalista è stato raggiunto da due coltellate al collo e due al petto, dopo la messinscena dell’aggressione ad una donna che, fingendo di scappare dalle grinfie dell’assassino, ha trattenuto Said Yusuf Ali come copertura e, dopo l’omicidio, è scomparsa dalla scena. L’aggressore è stato catturato dai passati e consegnato alla polizia che lo ha condotto negli uffici del Dipartimento investigativo criminale.
Il direttore di Kalsan TV, Mowlid Mohamed ha spiegato che lunedì scorso, prima di lasciare gli studi televisivi e far rientro a casa, Ali aveva raccontato la storia dell’omicidio di un insegnante di una scuola islamica di Afgoye, ad opera di sospetti membri di Al-Shabaab, il gruppo ribelle islamista di cui il giornalista si era, inoltre, occupato raccontandone le recenti sconfitte militari. Non è ancora chiaro, comunque, se ci sia una relazione tra l’omicidio e l’ultimo servizio da lui realizzato.
L’Unione nazionale dei giornalisti somali (Nusoj), nel condannare fermamente l’omicidio e invocare immediata giustizia, ha avuto conferma dalla polizia che il sospetto assassino è attualmente detenuto, mentre continuano le ricerche della donna.
«Condanniamo fermamente questo atto barbaro – ha dichiarato Omar Faruk Osman, segretario generale di Nusoj – e chiediamo al governo di colpire tutti i colpevoli al più presto e di consegnarli alla giustizia. L’uccisione di Said Yusuf Ali è un altro colpo per la comunità giornalistica in Somalia e i nostri pensieri sono per la sua famiglia»,
«Uccidere un giornalista, un giorno dopo la Giornata mondiale della libertà di stampa, significa – ha aggiunto Omar Faruk Osman – come i nemici dei giornalisti sono determinati a portare le nostre orribili uccisioni di giornalisti indifesi e sottolinea la crisi di sicurezza che i giornalisti somali continuano ad affrontare».
Saus Yusuf Ali è il secondo giornalista ucciso in Somalia quest’anno, dopo quello di Abdulwali Ali Hassan nel distretto di Afgoye il 16 febbraio scorso. Reporter della Kulmiye Radio di Mogadiscio e della Universal TV, un canale televisivo somalo con sede a Londra, Abdulwali Ali Hassan è stato ucciso poco dopo aver coperto le operazioni dell’esercito somalo contro Al-Shabaab.
Said è anche il secondo giornalista a essere ucciso a coltellate negli ultimi due anni, dopo l’omicidio di Abdirisak Said Osman a Galkayo nel settembre 2018.
Somali Journalists Syndicate (Sjs), Federation of Somali Journalists (Fesoj), Somali Media Association (Soma) e Somali Independent Media Houses Association (Simha), dal canto loro, nel condannare l’omicidio di Said Yusuf Ali, formulando sincere condoglianze alla sua famiglia ed a tutti i giornalisti somali, denunciano che «questo omicidio è l’ultimo di una serie di attacchi contro giornalisti e professionisti dei media in Somalia. L’omicidio, infatti, si inquadra in un clima di crescenti minacce, intimidazioni e molestie da parte del governo somalo ed è estremamente preoccupante che quasi tutti gli attacchi contro i giornalisti somali siano rimasti impuniti».
I sindacati dei giornalisti somali chiedono al governo di «intraprendere azioni urgenti, tra cui le indagini sugli autori per accertare il motivo dell’uccisione del nostro collega».
Domenica scorsa, durante la Giornata mondiale della libertà di stampa, anche l’African Freedom of Expression Exchange (Afex) ha chiesto alle autorità di «porre fine alle violenze e alle minacce contro i giornalisti» e, attraverso il suo avvocato, ha inviato una lettera ufficiale di protesta che documentava le violazioni chiave contro la libertà di stampa agli uffici del presidente somalo, Mohamed Abdullahi Mohamed, conosciuto come “Farmaajo”, del primo ministro Hassan Ali Khaire e del Ministro delle informazioni, Mohamed Abdi Hayir (Maareeye).
L’African Freedom of Expression Exchange (Afex), nel condannare l’omicidio del giornalista, denuncia che «l’uccisione di Ali si aggiunge alla lunga lista di giornalisti e operatori dei media che sono stati uccisi nel Paese. Purtroppo la maggior parte degli omicidi non è stata risolta».
Esprimendo profonda preoccupazione per i continui attacchi in Somalia, l’Afex invita, pertanto, le autorità a garantire che vengano condotte tempestive indagini, per fare giustizia sull’omicidio di Said Yusuf Ali, chiedendo, inoltre, alle autorità di «adottare urgentemente misure per proteggere i giornalisti nel Paese». L’appello è firmato dai membri dell’Afex: Adisi-Cameroon, Africa Freedom of Information Centre, Association for Media Development in South Sudan, Center for Media Studies and Peace Building, Collaboration on International Ict Policy in Eastern and Southern Africa (Cipesa), Freedom of Expression Institute, Gambia Press Union (Gpu), Human Rights Network for Journalists – Uganda, Institute for Media and Society, International Press Centre, Journaliste en danger, Media Foundation for West Africa, Media Institute of Southern Africa, Media Rights Agenda, West African Journalists Association.
Reporter senza frontiere, infine, chiede un’indagine approfondita sull’omicidio “premeditato” del giornalista. Arnaud Froger, capo del desk Africa di Rsf denuncia, infatti, che «da troppo tempo i giornalisti somali stanno morendo nell’indifferenza e la totale impunità. Solo indagini serie e misure ferme per rafforzare la loro protezione otterranno risultati in grado di produrre un miglioramento duraturo della libertà di stampa in Somalia».
Per mesi Rsf ha richiesto la creazione di un meccanismo nazionale per la protezione e la sicurezza dei giornalisti, in cui il primo passo sarebbe una rete di punti focali all’interno dei ministeri e delle agenzie governative interessati alla libertà di stampa.
In totale sono 51 i giornalisti uccisi negli ultimi dieci anni in Somalia, ovvero la metà di quelli (103) di tutta l’Africa sub-sahariana. Una situazione esplosiva che relega la Somalia al 163° posto su 180 del Freedom Press World 2020 di Rsf. (giornalistitalia.it)
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