Le fake news ci sono sempre state e si controbattono sempre e soltanto con la verità

Baker e Baron: “Il giornalismo di qualità si paga”

Gerard Baker, direttore del Wall Street Journal, e Martin Baron, direttore del Washington Post

Gerard Baker, direttore del Wall Street Journal, e Martin Baron, direttore del Washington Post

SIENA – “Le fake news ci sono sempre state, ma oggi come in passato si controbattono con la verità” e per questo “le nostre testate stanno crescendo sempre di più. La gente si rivolge a noi perchè sanno che c’è affidabilità”. Lo ha detto Gerard Baker, direttore di “The Wall Street Journal”, durante il suo intervento alla decima edizione del convegno “Crescere tra le righe”, che si sta tenendo a Borgo La Bagnaia (Siena), promosso dall’Osservatorio Permanente Giovani-Editori (Opge).
Le fake news sono una minaccia all’ordine liberale in cui viviamo? “Non esageriamo, non creiamo panico. Il giornalismo di qualità sta facendo la cosa giusta” di fronte a quella che comunque è “una minaccia” da affrontare, ha aggiunto Martin Baron, direttore dei “The Washington Post”.
Combattere le fake news e le minacce all’informazione, ha aggiunto Baron, è “sempre stato fatto”, sottolineando che “in passato ci siamo fidati delle istituzioni” e occorre “assicurarsi che la verità venga garantita”.
“Il rapporto tra libertà di stampa e democrazia – ha ricordato Baker – è diretto, se manca l’una non c’è l’altra; ma è anche vero che “il giornalismo è raccontare quello che non va, le azioni illegali, le cose che danneggiano la società, quello che qualcuno vuol tenere segreto. E se questo vuol dire denunciare una persona, va fatto. Diversamente non avremo una democrazia in cui le istituzioni devono rendere conto ai cittadini delle loro azioni”.
Per Baker la stampa “dev’essere libera e capace di interrogare i governi”. Il direttore del Wsj ha, comunque, rilevato che oggi “il giornalismo è migliore di quello che pensiamo sia. Il nostro giornalismo è migliore”. Baker ha, inoltre, sottolineato che “esiste la verità oggettiva e dobbiamo scoprirla” e per il giornalista “l’affidabilita è il requisito fondamentale, la responsabilità primaria”. Il dibattito è stato seguito con molto interesse dai numerosi studenti in sala e non sono mancate le domande ai direttori delle tre prestigiose testate statunitensi con riferimento a vicende come la guerra in Iraq e in Siria, dove la diffusione al pubblico di notizie relative ad arsenali di armi, anche chimiche, si è intrecciata con il via ad operazioni militari sul terreno da parte della coalizione internazionale di volta in volta costituita.
Baron ha ricordato anche che negli Usa le tre testate più autorevoli – “The Washington Post”, “The New York Times” e “The Wall Street Journal” – stanno crescendo: “le nostre tre testate stanno crescendo sempre più, perchè la gente sa che si può fidare di noi”.
Dean Baquet, direttore del “The New York Times”, ha evidenziato il timore che “a causa di questo panico le piattaforme possono avere un ruolo troppo importante nel decidere. I politici in questo caso hanno captato un aspetto negativo, una crescita che genera falsità. Non vorrei che il mondo dei media venisse condizionato da un problema“.
E a proposito dei social network, Baron ha osservato: “mi sta bene che la gente viva buona parte del tempo sui social, nel mondo digitale. La nostra mission resta però quella di raccontare i fatti, per come accadono”. Gerard Baker ha aggiunto che l’obiettivo dev’essere sempre e comunque quello di “mantenere la fiducia di chi ci segue, continuare ad avere la fiducia dei nostri lettori”.
Baker ha, inoltre, sottolineato che è in aumento la disponibilità a pagare per l’on line per avere un contenuto affidabile contro l’invasione delle fake news”. Oggi nella pubblicità la parte del leone la fanno, infatti, “i giganti digitali” e su questo fronte la carta stampa soffre.
“I guadagni – ha sottolineato il direttore del “The Wall Street Journal” – per i giornali oggi li riceviamo dagli abbonamento. Se si produce giornalismo di qualità, i lettori sono disposti a pagare. Negli ultimi anni c’è grande disponibilità a pagare per un contenuto digitale, soprattutto tra i giovani. Negli ultimi due-tre anni la disponibilità a pagare, soprattutto per l’invasione delle fake news, per avere un contenuto online affidabile è cresciuta molto”. (adnkronos/agi).

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