SYDNEY (Australia) – Storica protesta dei giornali in Australia per la libertà di stampa. Da quelli del gruppo News Corp, di Rupert Murdoch, ai rivali di Nine Entertainment, oggi tutti i quotidiani australiani si sono uniti e sono usciti con le loro prime pagine completamente oscurate per manifestare contro le leggi sulla sicurezza nazionale varate dal governo.
“Quando il governo impone nuove restrizioni, cosa ci vuole nascondere?”, è lo slogan dell’iniziativa lanciata dal gruppo “Right to Know Coalition” in risposta a due raid della polizia che lo scorso giugno prima aveva perquisito la casa di Annika Smethurst, giornalista del Daily Telegraph che nell’aprile del 2108 aveva rivelato i piani segreti del governo per accedere a e-mail, telefoni, dati bancari degli australiani senza il loro consenso. Poi aveva effettuato un blitz nella sede dell’emittente Abc che aveva trasmesso una serie di servizi nel 2017 contenenti informazioni “classifield”’, segrete, su possibili crimini di guerra compiuti dalle truppe speciali australiane di stanza in Afghanistan.
“L’Australia rischia di diventare la democrazia più misteriosa al mondo”, ha attaccato il direttore di Abc, David Anderson, che con l’iniziativa lanciata vuole combattere delle misure che nutrono “la cultura della segretezza” e rendono impossibile il giornalismo investigativo.
Il governo australiano però tiene il punto. Ieri ha ribadito che nell’ambito delle indagini che hanno portato ai raid della polizia tre giornalisti potrebbero finire sotto processo e oggi, in risposta alla protesta, il premier australiano Scott Morrison ha sottolineato che se pure la libertà di stampa è importante per l’Australia “nessuno è al di sopra delle legge. Non lo sono io e non lo è neanche un giornalista o chiunque altro”.
L’unica, piccola, concessione alla protesta è stata quella di dare mandato ad una commissione di valutare l’impatto delle leggi sulla sicurezza e dei poteri dell’intelligence sulla libertà di informazione. D’altra parte, la libertà di stampa in Australia non è un diritto garantito dalla costituzione.
La campagna dei media chiede sei riforme, tra le quali leggi per assicurare la libertà d’informazione, il diritto dei media di impugnare un mandato di persecuzione e una più forte protezione dei “whistleblower”, le talpe, perché possano continuare a riferire su eventuali misfatti nella pubblica amministrazione.
Nella classifica 2019 per la libertà di stampa nel mondo, l’Australia si è piazzata al 21° posto su 180 Paesi, due posizioni più in basso rispetto al 2018. L’Italia quest’anno si è classificata 43ª. (ansa)