ASTI – Cento meno uno: Luigi Garrone, decano dei giornalisti astigiani e del Piemonte ha festeggiato i 99 anni d’età. E ha tagliato il traguardo dei 73 anni di iscrizione all’Albo dei giornalisti. È nato a Mongardino il 5 novembre 1924 e il 14 aprile 1950 ha ottenuto la tessera di pubblicista. Personaggio di rilievo nel mondo dell’informazione: gli esordi al “Corriere della Sera” come corrispondente, poi cronista di nera per la “Gazzetta del Popolo” fino alla chiusura del giornale nel 1983.
Ancora dopo: ha occupato la poltrona di direttore del notiziario “Agricolo Coldiretti” e del settimanale “Astisabato”. Curati in ogni dettaglio i suoi articoli, sia che raccontasse di un delitto alla periferia della città che degli aumenti delle materie prime dei contadini.
Negli ultimi anni, lasciata la cronaca quotidiana, ha firmato due libri dei quali nel primo, “Ieri, in campagna”, ha raccontato personaggi del mondo agricolo, aneddoti, tradizioni e usanze, per un verso, scomparse e, per l’altro, trasformate dall’irruzione della globalizzazione.
Con l’altro titolo “Fuorisacco alla web tv” ha messo a confronto la vita del cronista d’antàn che doveva essere fisicamente sul posto dell’accaduto rispetto alla modernità che corre nel virtuale con risultati – secondo l’autore – non sempre soddisfacenti.
Garrone ha soffiato sulle candeline circondato dal figlio Paolo e dalle nipoti Lorenza e Sara, da colleghi e tanti amici. Il festeggiato non ha perso lo smalto della giovinezza. Rideva e scherzava con una battuta appropriata sempre pronta.
Nonostante l’età, ha continuato a consigliare i colleghi, specialmente i più giovani che hanno bisogno d’incoraggiamento. Garrone si è presentato alla festa esibendo taccuino e penna: strumenti che lo hanno accompagnato lungo i decenni.
Insieme alla torta, Garrone e i commensali hanno mangiato la bagna cauda, il piatto tipico delle terre langarole e del monferrato. In un intingolo caldo di olio, aglio e acciughe s’intingono le verdure della zona: patate lesse, insalata, cipolle, peperoni e i tapinambur. L’alito ne risente ma, per il gusto, è impagabile. (giornalistitalia.it)
Riccardo Del Boca