TERNI – Un giornalista, David Becchetti, inviato del Fatto Quotidiano (ma lavora anche per il programma Rai “Agorà”, di cui è coautore), si “infiltra” all’interno dell’Ast Terni e la conseguenza è drammatica: i vertici delle acciaierie decidono di licenziare in tronco tre dipendenti.
E’ costato, dunque, il posto di lavoro a due impiegati e ad un operaio il reportage pubblicato, il 2 febbraio, sul Fatto: l’operaio, che lavora nel reparto a caldo, è “colpevole” di aver richiesto la visita, all’interno dell’Ast, per due parenti tra cui il giornalista (procedura regolarmente prevista dall’azienda, quella delle visite periodiche dei familiari dei dipendenti), gli altri due, impiegati all’Ufficio Relazioni esterne dell’acciaieria, sono stati invece licenziati per non aver adeguatamente controllato l’accesso alla fabbrica.
Unica, per tutti e tre i dipendenti, la motivazione addotta dai vertici dell’Ast: violazione del codice etico aziendale. Che ha portato, venti giorni fa, alla sospensione dei lavoratori, ora al licenziamento contro il quale i tre hanno già detto che faranno ricorso.
Quel che resta è, comunque, la modalità con cui il giornalista è entrato in fabbrica: avrebbe consegnato sì i documenti all’ingresso, fornendo dunque il suo nome e cognome e confidando, evidentemente (o no?), nella sua (scarsa?) notorietà.
Il reportage di David Becchetti sul Fatto è costato il lavoro ad un operaio e 2 impiegati