NEW YORK (Usa) – Schiaffo ai colossi della Silicon Valley. Il giudice americano, Lucy Koh, “boccia” il patteggiamento da 324,5 milioni di dollari di Apple, Google, Intel e Adobe per risolvere la class action presentata nel 2011 con la quale sono accusate di aver creato un “cartello delle assunzioni” per non strapparsi a vicenda dipendenti, con l’effetto di bloccare i loro salari. Una decisione, quella di Koh, che offre anche un dietro le quinte contrastato con la Silicon Valley che aveva “paura” di Steve Jobs.
“Ci sono convincenti prove che Steve Jobs fosse una o la figura centrale nella presunta cospirazione”, afferma Koh motivando la bocciatura. L’ammontare del patteggiamento, secondo il giudice, è troppo basso alla luce dell’accordo precedente da 20 milioni di dollari raggiunto da Intuit, Lucasfilm e Pixar. “E’ al di sotto della ragionevolezza” mette in evidenza Koh, secondo la quale l’offerta sarebbe dovuta ammontare almeno a 380 milioni dollari, dato che dei 324,5 milioni di dollari più di 82,5 milioni sarebbero andati a coprire i costi legali dei 64.000 dipendenti che hanno fatto causa ai quattro giganti.
A questo si aggiunge il fatto che se si andasse a processo il conto per le big hi tech potrebbe essere molto più salato, fino a 9 miliardi di dollari rispetto ai 3 miliardi di dollari richiesti in danni. Secondo Koh, la serie di accordi segreti per non rubarsi i dipendenti è iniziata con l’intesa fra Jobs e George Lucas, numero uno di Lucasfilm. L’accordo è stato il modello per gli altri che sono seguiti, con la “paura e la deferenza” a Jobs che sono state una delle principali ragioni che hanno spinto le altre società ad accettare.
Koh spiega che su insistenza di Jobs Google ha ceduto e non ha assunto tre ingegneri che avevano lavorato in precedenza per Apple, costringendo Mountain View ad accantonare i suoi piani per aprire un centro ingegneristico a Parigi. Uno dei pochi a respingere Jobs è stato Ed Colligan, l’amministratore delegato di Palm, che in una email al fondatore di Apple aveva definito gli accordi “non solo sbagliati ma illegali”.
La risposta di Jobs era stata dura: lo aveva invitato a esaminare “asimmetria fra le risorse finanziarie delle due società” per affrontare potenziali costi legali. “Il mio consiglio – aveva messo in evidenza Jobs – è quello di guardare al nostro portafoglio brevetti prima di assumere una decisione finale”. A respingere le avance per un accordo è stata anche Facebook, che ha rifiutato la richiesta di Google per un “cessate il fuoco” delle assunzioni quando Facebook era in forte crescita. Un no che si è tradotto in un aumento del 10% dei salari di Google nel consiglio di amministrazione e in un bonus di 1.000 dollari per tutto lo staff. Al di là di Jobs altre figure chiave nel cartello delle assunzioni sono – secondo Koh – Eric Schmidt di Google e Bill Campbell, l’ex numero uno di Inuit, direttore di Apple e advisor di Google. (Ansa).
Bocciato il patteggiamento da 324,5 milioni di dollari di Apple, Google, Intel e Adobe