ADEN (Yemen) – Il fotoreporter e videomaker freelance Nabil Hassan Al-Quaiti, 34 anni, è stato assassinato in un sobborgo di Aden, nello Yemen, da un commando che lo ha atteso nei pressi della sua abitazione colpendolo con numerosi colpi di arma da fuoco. Nabil Hassan Al-Quaiti era padre di tre figli e sua moglie era in attesa del quarto.
Noto anche come Nabil Assan, era molto stimato ed apprezzato per la scrupolosità con cui svolgeva la professione in un Paese ad alto rischio, come lo Yemen, tant’è che numerosi media stranieri, tra cui l’agenzia di stampa francese Afp, si avvalevano dei suoi servizi videogiornalistici. Un lavoro preziosissimo, il suo, finalizzato a non spegnere i riflettori sugli orrori che milioni di persone stanno vivendo.
Un appello per la protezione dei giornalisti nello Yemen è stato lanciato dal direttore generale dell’Unesco, Audrey Azoulay, che ha condannato l’omicidio di Nabil Hassan Al-Quaiti chiedendo «il rispetto degli obblighi previsti dalla Convenzione di Ginevra in materia di protezione dei giornalisti. Giornalisti coraggiosi come Nabil Hassan – ha sottolineato Azoulay – svolgono un lavoro importante tenendo informate le persone nello Yemen e documentando le condizioni estreme che stanno vivendo il loro paese. Devono essere offerte tutte le protezioni possibili».
«L’informazione – ricorda il direttore generale dell’Unesco – è la linfa vitale di una società inclusiva e democratica senza la quale nessuno sarebbe in grado di prendere una decisione informata sui problemi che la riguardano. E l’obiettivo è quello di contrastare l’impunità che accompagna la maggior parte degli omicidi – uno ogni cinque giorni – di giornalisti nel mondo». (giornalistitalia.it)