ROMA – I giornalisti di Askanews sono in stato di agitazione e proclamano l’assemblea permanente. I giornalisti si sono riuniti anche oggi, dopo lo sciopero di venerdì per il mancato pagamento degli stipendi, e denunciano “il grave comportamento dell’azienda e in particolare dell’Ad, Daniele Pelli, che non ha ancora dato alcuna risposta né sugli stipendi, né sull’andamento dei conti, in violazione di quanto previsto dall’accordo di Cassa integrazione”.
“D’intesa con la Fnsi e Stampa Romana, che sono intervenute durante il dibattito, – scrive il Cdr di Askanews – i giornalisti annunciano lo sciopero delle firme e sono pronti a ogni ulteriore iniziativa di lotta necessaria ad evitare che si spenga una voce autorevole dell’informazione primaria”.
Il Cdr comunica, inoltre, che “la ripresa dell’assemblea avverrà ad horas. Di fronte a questa gravissima vicenda – si legge nel documento approvato all’unanimità dalla redazione – i giornalisti di Askanews rinnovano la richiesta di incontro urgente al governo, già sollecitata più volte anche nella lettera aperta inviata in occasione dello sciopero e che i giornalisti rilanciano”.
LA LETTERA APERTA DEI GIORNALISTI DI ASKANEWS
Askanews, una voce importante dell’informazione primaria in Italia, rischia di spegnersi. Oltre 130 famiglie, tra giornalisti e poligrafici, subiscono il comportamento dell’azienda, controllata dall’azionista di riferimento Luigi Abete, che non garantisce il pagamento degli stipendi.
In piena campagna elettorale, con continui allarmi sulle fake news, la nostra agenzia, che da quasi 50 anni assicura un notiziario completo, credibile e indipendente, vede in bilico la sua sopravvivenza e lancia un appello al governo, alle forze politiche, alle istituzioni e alle parti sociali.
La decisione dell’azienda è tanto più grave in quanto colpisce lavoratori che dal 2013, con accordi di solidarietà, cassa integrazione e prepensionamenti, hanno pagato e pagheranno di tasca propria per tenere in piedi l’agenzia.
Le mosse unilaterali dell’azienda rilanciano dubbi e domande sulla gestione, attuale e passata di Askanews, guidata prima dallo stesso editore Abete e attualmente dall’amministratore delegato Daniele Pelli:
- Che fine hanno fatto i 10 milioni della ricapitalizzazione di TMNews lasciati da Telecom nel 2008?
- Dove sono andati a finire gli investimenti promessi alla fusione di Asca e TMNews?
- Nei soli ultimi quattro anni i giornalisti sono stati chiamati a contribuire per oltre 4 milioni di euro, con accordi di solidarietà e cassa integrazione, perché l’editore non fa la sua parte?
- Perché in una fase critica per la liquidità l’azienda ha deciso di ingessare, con un’operazione infragruppo, ben 2,2 milioni di euro nell’acquisizione del 19% della rivista Internazionale?
- Le risorse impiegate negli ultimi anni per rafforzare il commerciale hanno fatto crescere il fatturato dell’agenzia o si sono rivelate unicamente un costo?
- Come concilia l’editore Luigi Abete la scelta di minacciare il mancato pagamento degli stipendi dei suoi dipendenti per i servizi già resi con le sue pubbliche prese di posizione a favore di un’imprenditoria socialmente responsabile?
All’editore di quella che fu l’Asca (Agenzia della stampa cattolica associata) vogliamo ricordare l’appello fatto dal Papa a Genova agli imprenditori a non “confondersi con lo speculatore” il quale “non ama la sua azienda, non ama i lavoratori, ma vede azienda e lavoratori solo come mezzi per fare profitto”. Vogliamo ancora credere che non sia così.
La redazione aspetta risposte dall’Editore in primis, ma anche dal governo a cui ha rilanciato una richiesta di incontro e chiede alle forze politiche e alle istituzioni di prendere posizione su questa gravissima vicenda che non possono ignorare mentre è ancora aperta la gara per l’assegnazione dei lotti per le agenzie di stampa, voluta dall’esecutivo.
I redattori di Askanews