WASHINGTON (Usa) – L’editore del New York Times ha risposto alle accuse di tradimento arrivate al giornale da Donald Trump, scrivendo un editoriale sul Wall Street Journal, e non sul proprio quotidiano, e dicendogli che stavolta ha “passato il segno”.
Arthur Sulzberger ha detto che «non c’è accusa peggiore che un “commander in chief” può rivolgere a un’organizzazione giornalistica indipendente».
L’editore ha ricordato l’escalation delle accuse: «Prima era il “New York Times in via di fallimento”. Poi “le fake news”, infine “il nemico del popolo”. I crescenti attacchi del presidente Trump al New York Times sono andati in parallelo al più ampio fuoco di sbarramento contro i media americani. È passato dal dare una cattiva immagine della nostra azienda, ad assalire la nostra integrità, al demonizzare i nostri giornalisti».
«Ora – scrive ancora Sulzberger – il presidente ha intensificato ulteriormente i suoi attacchi, accusando il Times di un crimine così grave da essere punibile con la morte».
«La campagna di Trump contro i giornalisti dovrebbe preoccupare ogni americano: una stampa libera e indipendente è essenziale alla forza e vitalità del nostro Paese e a ogni libertà che lo rende grande».
Trump aveva accusato il New York Times di un “atto di tradimento virtuale” contro il Paese, perché il quotidiano aveva pubblicato indiscrezioni sull’aumento delle “incursioni digitali” contro la Russia.
Sulzberger ha aggiunto che il suo giornale aveva contattato la Casa Bianca prima di pubblicare l’articolo e che gli uomini di Trump avevano assicurato che l’articolo non metteva a rischio la sicurezza nazionale. (agi)
L’editore del Nyt: “Una stampa libera e indipendente è essenziale alla forza del Paese”