Roberto Rossi invita i colleghi delle regioni a contestare la delibera approvata dal Cnog

Art. 34: il vicepresidente dell’Odg Lazio non ci sta

Roberto Rossi (vicepresidente dell’Odg Lazio) e Carlo Bartoli (presidente del Cnog)

ROMA – Con 30 voti a favore, 18 contrari e 1 astenuto, il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti ha approvato i nuovi “Criteri interpretativi dell’art. 34 legge 69/1963 sull’iscrizione al Registro dei praticanti” che dovrebbero entrare in vigore il prossimo 1° aprile. Un provvedimento contestato dall’opposizione che aveva già registrato lo stop del Ministero della Giustizia alla delibera con cui, l’8 novembre scorso, il Consiglio nazionale li aveva approvati con 30 voti a favore, 16 contrari e 4 astenuti. Al centro dello scontro la norma finalizzata a consentire l’avvio del praticantato anche in assenza di una testata e di un direttore responsabile.
In Consiglio nazionale la forbice tra la maggioranza è l’opposizione si è ridotta ancora di più sul bilancio approvato con 29 voti a favore, 21 contrari e 3 presenti in aula ma assenti al voto.
Se la maggioranza ha esultato e l’opposizione ha annunciato nuove iniziative finalizzate a scongiurare il rischio del “liberi tutti”, ovvero tutti giornalisti, nessuno giornalista, dal Consiglio regionale dell’Ordine del Lazio il vicepresidente Roberto Rossi, eletto dalla stessa maggioranza che governa il Cnog, non le manda a dire e chiama a raccolta i colleghi delle regioni: «Loro approvano, ma noi approviamo tutto quello che loro hanno approvato? O pensate che sia giusto un confronto tra di noi per comprendere meglio tutto quello che è stato approvato? Il mio gioco di parole è voluto. Ma sicuramente la decisione presa è epocale. Domanda spontanea: ma proprio ora che dall’Inpgi siamo retrocessi all’Inps? E tra un un anno e mezzo si perderanno ancora altri dei diritti che in tanti anni di sofferenze avevamo ottenuto a Casa Nostra? La mia non è una polemica, ma solo una constatazione doverosa». Roberto Rossi va, quindi, al nocciolo del problema: «Scusate un’altra domanda. Qualcuno sa quanto è grande questa maggioranza? Il punto chiave è proprio il praticantato. Perché diventare solo professionisti per poi magari retrocedere a pubblicista in un momento storico per mancanza di lavoro? A mio giudizio questo stupendo mestiere sta andando sempre più verso il giornalismo del pubblicista, ormai da tutti denominato il “freelance” ma in realtà siamo noi i “pubblicisti”. I veri social media del futuro usando anche le nuove tecnologie».

Guido D’Ubaldo (presidente Odg Lazio)

Rossi si chiede, quindi, perché bisogna passare solo attraverso il professionismo, considerato che nell’ultimo decennio il settore ha registrato moltissima disoccupazione? Quanto sostiene il vicepresidente dell’Odg Lazio trova fondamento nel fatto che il nuovo articolo 34 non incentiva l’occupazione. Si sarebbe potuto magari passare per la collaborazione fissa, considerato che i contratti di lavoro giornalistico non fanno distinzione tra professionisti e pubblicisti ai quali possono essere applicati anche i contratti da redattore con compensi addirittura superiori a quelli del praticante con vantaggi «sia per i più giovani (già occupati) sia per i meno giovani (già occupati)».
«Pubblicismo – conclude Roberto Rossi – che già dai tempi di Camillo Benso Conte di Cavour portava avanti nella storia l’Accademia del Giornalismo Italiano». (giornalistitalia.it)

Pino Nano

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