L’ex premier del Pakistan punta l’indice contro la polizia keniota. Rimpatriata la salma

Arshad Sharif vittima di un “omicidio mirato”

Arshad Mohammed Sharif

NAIROBI (Kenya) – Arshad Mohammed Sharif, 49 anni, il giornalista pachistano ucciso dalla polizia in Kenya, è stato vittima di «un omicidio mirato». È quanto afferma l’ex premier del Pakistan, Imran Khan. Il noto reporter, con più di 2 milioni di followers sui social network, è stato ucciso dalla polizia locale domenica sera in quello che sembra uno scambio di persona.
Sharif, che era critico nei confronti dei potenti militari pachistani, è fuggito dal Paese nell’agosto del 2022 per rifugiarsi prima a Dubai e poi in Kenya.

Arshad Mohammed Shariff

«Sharif ha ricevuto ripetuti avvertimenti; sapeva che la sua vita era in pericolo, ma non ha fatto un passo indietro e alla fine è stato ucciso. A prescindere da ciò che la gente dice, so che si è trattato di un omicidio mirato», ha detto Khan parlando a un convegno di avvocati a Peshawar, sottolineando che Sharif era un giornalista coraggioso che non ha mai compromesso la sua coscienza.
Il primo ministro Muhammad Shehbaz Sharif ha ordinato oggi la formazione di una commissione per condurre un’inchiesta sull’uccisione del giornalista. «Ho deciso di formare una commissione giudiziaria per condurre un’inchiesta sull’uccisione del giornalista Arshad Sharif al fine di determinare i fatti del tragico incidente in modo trasparente e definitivo», ha scritto il premier, confermando quanto anticipato dal ministro dell’Informazione, Marriyum Aurangzeb.
L’Alta corte di Islamabad – che ieri ha ricevuto e ammesso un’istanza per l’istituzione di una commissione giudiziaria e che ha fissato un’udienza per la prossima settimana – ha raccomandato al governo di tenere informate le associazioni di categoria della stampa. Il giornalista ucciso era noto per le sue inchieste sulla corruzione governativa e secondo le informazioni circolanti sui media sarebbe stato impegnato, in collaborazione con colleghi internazionali, in un lavoro investigativo sui cartelli criminali.

Arshad Mohammed Shariff

Arshad Sharif è stato ucciso, verso le 21, a colpi di arma da fuoco a Kajiado, all’altezza di un posto di blocco sull’autostrada che collega Nairobi a Magadi. A sparare sono stati agenti dell’unità speciale di polizia Gsu, la cui sede di addestramento si trova a pochi chilometri dal luogo della sparatoria.
Secondo un rapporto della polizia visionato dal quotidiano keniota “La Nation”, Sharif era in viaggio con il fratello Kurram Ahmed, sopravvissuto, che era guida del veicolo. Gli agenti hanno dichiarato di aver intimato all’auto di fermarsi e di aver aperto il fuoco poiché l’ordine non è stato rispettato. Inoltre, gli agenti hanno affermato di essere stati messi in allerta per sequestro di minori, caso segnalato alla polizia con la targa (Kdj) dell’auto ritenuta collegata al crimine. L’auto sulla quale viaggiavano i due fratelli era targata invece Kdg.
In Kenya le indagini sono state aperte dall’Autorità indipendente di supervisione della polizia (Ipoa) ed è stata avanzata l’ipotesi di uno scambio di persona.
Intanto, il corpo di Arshad Sharif è stato rimpatriato in Pakistan. Lo riferisce l’emittente pachistana “Dunya News”, presso cui il giornalista lavorava prima di lasciare il Paese ad agosto. La salma è attesa a Islamabad nel tardo pomeriggio di oggi dopo uno scalo a Doha, in Qatar, e sarà cremata giovedì prossimo in un cimitero di Islamabad, secondo quanto riferito dalla sua vedova Javeria Siddique.
Sharif era un duro critico dell’esercito pachistano, nonché un accanito sostenitore dell’ex primo ministro Imran Khan. Il giornalista aveva lasciato il Pakistan ad agosto dopo aver denunciato delle molestie nei suoi confronti e non si sa cosa stesse facendo in Kenya. La polizia keniota ha affermato che sta indagando e che saranno intraprese “azioni appropriate”.
La sparatoria ha colpito l’auto da tutti i lati: la carcassa del veicolo riporta nove fori di proiettile sul lato sinistro del parabrezza – dov’era seduto il giornalista (in Kenya si guida a destra) –, due fori di proiettile sulla parte sinistra del lunotto posteriore, un foro di proiettile sulla portiera posteriore destra, quattro fori sul lato destro del bagagliaio e sullo pneumatico anteriore destro, che si è sgonfiato.
Secondo quanto dichiarato dal fratello, sopravvissuto, il proiettile che probabilmente ha ucciso Sharif è entrato dal retro del cranio ed è uscito dalla parte anteriore. Nel rapporto della polizia, gli ufficiali della Gsu sul posto hanno affermato di essere stati messi in allerta per il rapimento di bambini, caso segnalato alla polizia con la targa (Kdj) dell’auto ritenuta collegata al crimine. L’auto è rimasta dispersa mentre il bambino ritrovato in un’altra città, tuttavia – osserva “La Nation” – l’auto sulla quale viaggiava Sharif con il fratello era targa Kdg, e non Kdj.
La polizia del Kenya ha intanto avviato le indagini sulla morte del giornalista, come annunciato a “Citizen Tv” dal portavoce della polizia Bruno Shioso, precisando che le indagini sono state aperte dall’Autorità indipendente di supervisione della polizia del Kenya (Ipoa) e che una squadra di pronto intervento è stata incaricata di seguire il caso. (ansa/nova/giornalistitalia.it)

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