MODENA – È morto a Modena il giornalista e scrittore Arrigo Levi. Aveva compiuto 94 anni lo scorso 17 luglio. Appartenente a una famiglia della comunità ebraica di Modena, Levi aveva intrapreso una lunga carriera giornalistica che da corrispondente da Israele per la Libertà e la Gazzetta di Modena, lo aveva portato alla Bbc di Londra. È stato corrispondente del Corriere della Sera, ha lavorato in Rai, e poi è diventato inviato de La Stampa, quotidiano che ha anche diretto.
Tra i grandi protagonisti del giornalismo italiano del secondo Novecento, Arrigo Levi è stato uno dei più validi e preparati professionisti della carta stampa e dell’informazione televisiva. A coronamento di una prestigiosa carriera, autore di ventiquattro libri, poliglotta di vasta esperienza internazionale (a lungo editorialista del Times e titolare di una rubrica su Newsweek), ha trascorso quattordici anni al Quirinale (dal 1998 al 2013), consigliere di due presidenti della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano.
Levi è stato uno dei primi volti del giornalismo televisivo di qualità, con le dirette Rai sulla Guerra dei Sei giorni nel 1967 e sull’invasione sovietica della Cecoslovacchia nel 1968 per reprimere la “Primavera di Praga”. All’epoca divenne popolare sul piccolo schermo in bianco e nero anche per la caricatura che ne faceva l’imitatore Alighiero Noschese. È stato anche un innovatore, come testimonia la sua direzione del quotidiano La Stampa tra il 1973 e il 1978.
Nato a Modena il 17 luglio 1926, membro di un’agiata famiglia della comunità ebraica – costretta all’esilio nel 1942 in Argentina dopo l’emanazione delle leggi razziali da parte del regime fascista – la lunga carriera giornalistica di Arrigo Levi inizia nel paese sudamericano mentre comincia gli studi universitari: a Buenos Aires diventa collaboratore di Italia Libera, giornale del Partito d’Azione.
Rientrato in Italia, e laureatosi in filosofia all’Università di Bologna, Levi collabora con il giornale “Unità Democratica” diretto da Guglielmo Zucconi. Trasferitosi in Israele si arruola volontario nelle brigate del Negev e partecipa alla prima guerra arabo-israeliana (1948-49), scrivendo corrispondenze dal conflitto per i quotidiani Libertà e Gazzetta di Modena (con direttore ancora Zucconi), nonché per la rivista socialista Critica Sociale diretta da Ugo Guido Mondolfo.
Successivamente si trasferisce nella capitale inglese, dove lavora al programma “La voce di Londra” della Bbc e dal 1951 al 1953 è corrispondente londinese del quotidiano torinese Gazzetta del Popolo. Dal 1953 al 1959 è corrispondente da Roma per il Corriere di Informazione. Dal 1960 al 1966 è a Mosca come corrispondente prima del Corriere della Sera e in seguito de Il Giorno. Dal 1966 al 1968 è conduttore del telegiornale Rai.
Dopo essere stato inviato speciale dal 1969 al 1973 per La Stampa, dal 1973 al 1978 è direttore di La Stampa e Stampa sera. Levi è il primo direttore designato a sottoporre la propria nomina alla fiducia dei colleghi.
Nel suo primo editoriale da direttore del quotidiano torinese scrive: «Sarà mio impegno mantenere a La Stampa la sua chiara e forte fisionomia di organo indipendente (…) che con l’ampiezza dell’informazione vuole favorire la crescita di una società italiana illuminata e matura». Nel suo giornale accoglie Indro Montanelli licenziato dal Corriere della Sera, che tiene la rubrica Controcorrente nella terza pagina della domenica fino all’uscita del suo “Giornale nuovo”; fonda “Tuttolibri”, il primo settimanale del genere in Italia, autonomo dal quotidiano; nomina la prima donna capocronista, Gabriella Poli; invita il filosofo Norberto Bobbio a collaborare come editorialista. Quando Gheddafi chiede la sua testa e quelle di Fruttero&Lucentini per un ironico articolo sul dittatore libico, Levi ricevette solidarietà internazionale.
Dal 1979 al 1983 Levi cura la rubrica dei problemi internazionale del Times. Nel 1988 diviene capo editorialista del Corriere della sera. Tra i suoi incarichi più recenti, dal 1998 al 15 maggio 2013 Levi è stato consigliere per le relazioni esterne del Quirinale, prima con il presidente Carlo Azeglio Ciampi e poi con Giorgio Napolitano.
Numerosi e di successo i programmi televisivi della Rai che lo vedono protagonista in veste di conduttore o giornalista: “Tam tam” (1981) e “Punto sette”. In seguito ha lavorato per Canale 5, guidando il programma “Tivù Tivù” con Angelo Campanella (dal 1987 al 1988). In seguito è ritornato in Rai con i programmi “I giorni dell’infanzia” (1993), “Emozioni Tv” (1995) e “Gli archivi del Cremlino” (1997) di cui è anche autore con Raffaello Uboldi. Nel 1999 conduce su RaiUno “C’era una volta la Russia”.
Tra i suoi tanti libri e saggi figurano: “Il potere in Russia da Stalin a Brezhnev” (Il Mulino, 1965); “Viaggio fra gli economisti” (Il Mulino 1972); “Un’idea dell’Italia” (Mondadori, 1979); “Ipotesi sull’Italia” (Il Mulino, 1983); “La Dc nell’Italia che cambia” (Laterza, 1984); “Intervista sulla Dc, a Ciriaco De Mita” (Laterza, 1986); “Noi: gli italiani” (Laterza, 1988); “Yitzhak Rabin. 120 giorni
per la pace” (Mondadori, 1996); “Le due fedi” (Il Mulino, 1996). In tempi più recenti Levi ha pubblicato: “Cinque discorsi tra due secoli” (Il Mulino, 2004); “America latina. Memorie e ritorni” (Il Mulino, 2004); “Un paese non basta” (Il Mulino, 2009); “Da Livorno al Quirinale. Storia di un italiano, intervista a Carlo Azeglio Ciampi” (Il Mulino, 2010); “Gente, luoghi, vita” (Aragno, 2013).
Numerose le onorificenze e i riconoscimenti ottenuti da Arrigo Levi: nel 1992 è stato nominato Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica italiana e nel 1999 Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana.
Nel 1987 è stato insignito del Premio Trento per il giornalismo; nel 1995 del Premio Luigi Barzini come miglior corrispondente dell’anno; nel 2001 del Premio Ischia Internazionale di Giornalismo; nel 2004 il Premio Procida-Isola di Arturo-Elsa Morante per la saggistica; nel 2006 il Premio Guidarello (2006). (adnkronos)
Sposato con Carmela Lenci e padre di Donatella, Arrigo Levi stamane, prima di morire, nella stanza d’ospedale dove ha passato gli ultimi giorni prima di essere trasferito a casa nella capitale, ha cantato l’inno d’Israele (La speranza) e una filastrocca modenese che probabilmente gli era cara dall’infanzia.
Siddi: «Un grande del giornalismo, uomo delle libertà»
«Omaggio ad Arrigo Levi, un grande del giornalismo italiano, una personalità di rilievo assoluto della democrazia e della Repubblica, uomo delle libertà, autorevole dispensatore di buoni consigli». Parole di Franco Siddi, presidente di Confindustria Radiotv.
«Ha vissuto con la famiglia la tragedia della shoa. Ha sempre operato per la libertà dell’uomo e per la tutela delle sue identità, del pluralismo culturale, politico e religioso in Stati retti da principi di laicità e democrazia. Finita la carriera diretta nei giornali, ha onorato le istituzioni repubblicane e servito due Capi di Stato (Ciampi e Napolitano) come consigliere per l’informazione», ricorda ancora Siddi.
«Levi ha sostenuto il giornalismo e le sue organizzazioni, incoraggiando confronti e visioni alte, sostenendo da par suo, con discrezione e scritti, il Centenario della Fnsi, la riscoperta e l’attualizzazione della grande lezione di Giovanni Amendola». (giornalistitalia.it)