La ricetta del presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, per il settore dell’editoria

“Arginiamo la prepotenza dei giganti del web”

Paolo Gentiloni

Paolo Gentiloni

MESSINA – “Il Governo potrà fare due cose per il settore dell’editoria: la prima è accompagnare questa traversata non semplice, con misure come quelle che il sottosegretario Lotti, oggi ministro, assunse nel corso di questi anni, tese a favorire la transizione; in secondo luogo ciò che i governi e gli stati possono fare è trovare la misura per arginare la prepotenza di alcuni giganti del web”. Lo ha detto il premier Paolo Gentiloni, a Messina per il lancio dell’operazione di integrazione tra Gazzetta del Sud e Giornale di Sicilia.
Con la considerazione che “stiamo arginando una cosa meravigliosa, perché questi giganti del web che minacciano e creano problemi alla fiscalità, comunque consentono l’accesso all’informazione a miliardi di persone e sono una meravigliosa, incredibile invenzione”.
Donne e internetInternet che ha cambiato radicalmente il modo di lavorare comunicare, “è tuttora una gigantesca impresa spontanea privata. Poi sono nati i colossi, 7-8 giganti americani e cinesi che dominano questo mondo, ma il campo di gioco è un campo di gioco privato”.
Soprattutto, ha avvertito il premier, “abbiamo un deficit europeo rilevante e non sarà facile colmarlo rispetto a Cina e Stati Uniti. Credo che dobbiamo ridurre almeno lo svantaggio da due punti di vista: la tutela della qualità e della riservatezza dei dati dei nostro concittadini che non possono essere oggetto di scorrerie da soggetti multinazionali; e poi la questione dell’ar rmonizzazione fiscale per quanto riguarda l’Europa”. Per Gentiloni c’è qualcosa che i governi, lo Stato e l’Europa possono fare: “accompagnare questa transizione cui dobbiamo guardare con fiducia e ottimismo. Le scelte che oggi vengono compiute dalle famiglie Morgante e Ardizzone, da queste due storiche testate ci dicono che una delle chiavi del successo per il futuro dell’informazione e dell’editoria dei giornali e dell’emittenza, oltre alla qualità alla credibilità, è la radice nel territorio. Questo è valido in ogni parte del mondo”.
giornaliPer il presidente del Consiglio i giornali che hanno sentito meno gli effetti di questa enorme trasformazione sono da una lato le testate in grado di rispondere a una domanda di qualità e dall’altro quelle con radici profonde nel territorio: “È un messaggio non solo per i giornali, ma anche per le imprese, la politica e la nostra classe dirigente: guai a immaginare la possibilità di dare una risposta ai problemi del Paese astraendoci dalla nostra realtà. A noi serve esattamente il contrario: se vogliano dialogare con il mondo, se vogliamo essere aperti al mondo e accogliere chi arriva nei nostri territori dobbiamo essere legati alle nostre radici e alla nostra identità.
“Ci sono tante questioni aperte sul fronte dell’editoria, difficoltà del settore, la prepotenza dei colossi, ma abbiamo visto dei cambiamenti straordinari. Siamo passati nell’arco di 70 anni da una situazione di scarsità di informazione, di divieto dell’informazione, a una sovrabbondanza che è un problema perché rischia per certi versi di travolgerci, ma comunque è una conquista, qualcosa a cui tutti noi ci abbeveriamo cercando di utilizzare al meglio questa massa di informazioni che viene dalla rete. E se fossi un giornale risponderei come Mark Twain: ‘la notizia della mia morte è francamente esagerata’, sostenendo che la notizia della morte dei giornali è sinceramente esagerata”.
“Vedremo quale sarà nei prossimi 20-30 anni il mix fra carta e online nei giornali, ma – ha aggiunto il presidente del Consiglio – a questa cornice straordinaria che sono i giornali, di carta stampata e televisivi, che organizzano, danno priorità, senso e capacità di lettura alle cose che ci circondano sarà molto difficile rinunciare, anzi non vi rinunceremo mai”.
rotativaParadossalmente, ha sottolineato il premer, “il dilagare e il proliferare di informazioni, rende sempre più necessario avere una griglia, una chiave di lettura e una gerarchia, una affidabilità  e una qualità e questo è l’atteggiamento all’origine della fiducia sull’importanza che avranno i nostri giornali nei prossimi decenni”.
“Si è parlato piu volte – ha affermato Gentiloni – di morte della radio, della televisione. Sono morti tutti i media negli ultimi 40-50 anni … abbiamo visto che la radio gode di ottima salute, la Tv se l’è cavata molto meglio di quanto si pensasse 15-20 anni fa. La sfida, dunque, non è una sfida per la sopravvivenza, ma per la qualità la credibilità, perché la cornice e la chiave di lettura la utilizzo e l’acquisto spendendo dei soldi in edicola o su online nella misura in cui mi dà qualità, credibilità, quel qualcosa in più che non posso trovare andando a inseguire minuto per minuto l’enorme continuo flusso di informazione che dilaga nella rete. E questo mestiere ha bisogno sempre più di credibilità e affidabilità, qualità e io penso che ci sia un grande avvenire anche per la nostra informazione e i nostri giornali televisivi e di carta e online se si assume questo requisito di fondo”.
“Se non c’è quella credibilità, se non c’è quella qualità, tutto è più difficile”, ha proseguito il presidente del Consiglio che ha ricordato il suo passato di ministro della Comunicazione, “ho grande fiducia nella fantasia e nel coraggio con cui gli editori italiani nei prossimi anni affronteranno le nuove scelte e sfide”. (agi)

 

 

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