ROMA – Apple Italia si arrende al fisco italiano e versa nelle casse dell’Agenzia delle Entrate 318 milioni di euro. La società aveva da tempo in corso un contenzioso e dopo una iniziale resistenza ha scelto di pagare accettando i rilievi mossi dal fisco in merito alle imposte non versate.
Le contestazioni del fisco ad Apple riguardano il periodo 2008 – 2014. Secondo l’Agenzia delle Entrate in tale periodo la società ha realizzato un volume di vendite stimato in circa 9,6 miliardi di euro di cui 5,7 mld di cessioni intracomunitarie e 3,9 mld di cessioni interne. Volumi che avrebbero determinato una evasione stimata dagli uffici in 897 milioni di euro.
Il controllo su Apple, avviato nel 2011 dalla Procura di Milano e dall’Agenzia delle Dogane, ha avuto una impennata dal mese di settembre 2014 quando i funzionari dell’Ufficio Antifrode dell’Agenzia delle Entrate hanno depositato in Procura una informativa redatta a seguito di controlli effettuati presso i soggetti che orbitano intorno al mondo Apple, ovvero concessionari e distributori.
Al centro dell’ipotesi formulata dai funzionari dell’Agenzia, come emerge – apprende l’Adnkronos – da un rapporto inviato alla magistratura in cui vengono analizzati i meccanismi messi in atto dalla multinazionale, l’esistenza in Italia di una stabile organizzazione occulta di Apple. Che quindi opera le vendite nel nostro paese non dall’Irlanda ma dall’Italia, attraverso una rete dedicata alla gestione, controllo, nonché alla commercializzazione dei prodotti a marchio Apple sul territorio nazionale.
Le analisi fatte dai funzionari avrebbero permesso di ricostruire il modus operandi di Apple. La distribuzione dei prodotti a marchio Apple in Italia avverrebbe attraverso la società Tech Data Italia, controllata dalla statunitense Td Corp. In pratica la Tdi avrebbe una serie di contratti di fornitura con le società irlandesi Apple Sales International e Apple Distribution International, quest’ultima avvicendatasi alla prima nel corso del 2012.
Fino al 2012 oggetto dei contratti erano i prodotti Cpu (computer, iPad, iPod, ecc). Dal 2013 le forniture hanno riguardato anche i prodotti telefonici (iPhone) fino a quel momento distribuiti esclusivamente tramite gli operatori di telefonia mobile (Telecom, Vodafone, e H3g).
La remunerazione di Tdi avviene attraverso uno sconto del 2,8% sul listino prezzi. La successiva rivendita da parte di Tdi ai propri clienti avviene applicando al medesimo listino sconti variabili a seconda dell’importanza del cliente, ma comunque di misura sempre superiore a quella contrattuale di acquisto. I funzionari del fisco hanno rilevato una asimmetria dei margini commerciali in capo a Tdi economicamente non sostenibile.
Dalla attività di accertamento è poi emerso che a determinare sconti e scelte commerciali tra Tdi e la Gdo è direttamente un Team di Apple in Italia che opera sia avocando a sé perte dell’attività di Tdi sia prendendo accordi diretti con il rivenditore sia interfacciandosi con la stessa Tdi. È emerso – si legge nel rapporto dei verificatori – l’esistenza di un assiduo rapporto lavorativo tra il gruppo Apple di Milano e Tdi alimentato da Call conference settimanali, colloqui telefonici, contatti via mail, incontri periodici presso le rispettive sedi.
Dal tono delle comunicazioni emerge il ruolo di esecutore passivo di Tdi.
Ad avviso dei funzionari, dunque, “ci sarebbero elementi in merito alla presenza di una rete Apple operante in Italia dedicata alla gestione, al controllo, nonché allo sviluppo e alla commercializzazione dei prodotti a marchio Apple sul territorio nazionale”. Ipotesi supportata, in particolare, dalle analisi condotte sugli archivi di posta elettronica acquisiti presso Tech Data Italia, le cui risultanze forniscono un riscontro certo e documentato circa la pervasività e l’ampiezza dell’attività condotta dal personale di Apple Italia Srl. E che farebbe pensare all’esistenza di una stabile organizzazione occulta in Italia di Apple.
Tornando al volume delle vendite di prodotti Apple realizzate in Italia dal 2008 al 2014, stimato nel complesso in circa 9,6 miliardi, gli uomini del fisco evidenziano che 5,7 miliardi arrivano dalle cessioni intracomunitarie effettuate da Asi e Adi. I principali cessionari italiani nel medesimo intervallo temporale sono Telecom per 1,3 mld, H3G per 1,3 mld, Vodafone Omnitel per 1,1 mld, Tech Data Italia per 216 mila euro, Attiva per 97 mila euro, Esprinet per 15 mila euro, Asi per 297 mila euro, Adi per 205 mila euro. Anche le cessioni intra sono avvenute nei confronti degli operatori di telefonia Telecom Italia, H3G e Vodafone Omnitel Bv, che operano come veri e propri distributori (tra l’altro, fino al 2013 in maniera esclusiva) di prodotti telefonici. (Adnkronos)
Accusata di evasione fiscale per aver venduto in Italia, ma di aver fatturato in Irlanda