“La vita più lunga, benedizione o iattura? Bene la nuova legge, ma se ci fregano?”

Anziani, al posto delle cure arriva il biotestamento

Romano Bartoloni

Romano Bartoloni

ROMA – Assieme ai giapponesi siamo e restiamo i più longevi al mondo. Ma loro hanno anche le badanti robot, noi no! A leggere i recenti dati Istat, tuttavia, pur in misura dello zero virgola, sono in calo, dopo decenni, gli indici dell’’aspettativa di vita e in risalita i tassi di mortalità.
Anche se la epocale conquista della lunga vita, grazie ai progressi della scienza e della medicina, non suscita entusiasmi, gioia e felicità fra le ultime generazioni, come immaginavano i mortali fin dalla notte dei tempi, l’’Istat, che ci promette raggiungibile la ragguardevole meta degli 80,6 anni per gli uomini e dell’’84,9% per le donne, rivela che i centenari sono in aumento, e che gli italiani over 65 sono il 22,6 % della popolazione. Allora, cosa succede? Perché l’inaspettata controtendenza per la vecchiaia prolungata?
Giorni addietro, si è celebrata la giornata del farmaco, una campagna di ridistribuzione delle medicine avanzate dagli armadietti degli epuloni, perché ben 4milioni 700mila connazionali vivono sotto la soglia di povertà e hanno difficoltà a curarsi.
Secondo il rapporto Osserva Salute, un dramma esistenziale per la terza età è rappresentato dalla vistosa riduzione della spesa sanitaria, dal caro ticket, dai costi impossibili dei servizi assistenziali, dai tempi lunghi, e a volte interminabili, per interventi chirurgici, visite e esami ambulatoriali. Si aggiunga che le sempre più aggressive epidemie di influenza durante l’’inverno e le grandi calure estive decimano, nonostante i vaccini e l’’aria climatizzata, i più cagionevoli, spesso senza più la rete protettiva dei medicinali salvavita.
Una serie di circostanze che alimentano la sensazione che si siano scatenati gli anticorpi della società per immunizzarsi dalla bulimia demografica delle teste canute, mentre il ritorno dei matusalemme, invece di una benedizione, pare sofferto come una sventura, una iattura.
Il fisiologico conflitto generazionale sembra diventato scontro di classe avverso ad un mondo di vecchi sovraffollato, costoso, invadente, ingombrante con nidi blindati di gerontocrazia. Contro il fenomeno dei rottamatori reagisce solo Papa Francesco che denuncia la cultura dello scarto sociale e si erge a paladino degli anziani. Finché sono in buona salute e di aiuto alla famiglia, a figli e nipoti, sono corteggiati. Ma quando con l’avvicinarsi del traguardo finale, calano le forze, si moltiplicano gli acciacchi, non si hanno quattrini, si perde autonomia e autosufficienza, allora si è abbandonati alla solitudine, alla emarginazione e, infine, condannati alla depressione.
Con il progressivo peggioramento della qualità della vita e con la sanità azzoppata, molti si lasciano andare stufi di campare. Le statistiche lanciano, invano, l’allarme dell’alto numero dei suicidi nella tarda età.
Da qualche giorno, una nuova legge assicura, secondo le finalità dichiarate, la libertà terapeutica, il diritto umano e civile sul dilemma di vita e di morte, l’’autodeterminazione di curarsi o non curarsi. È il testamento biologico che sembra tagliato su misura dell’’anziano fragile, che si sente arrivato al capolinea con la salute compromessa e di peso a se’ stesso, ma anche alla famiglia e alla società.
La legge prevede il consenso o il rifiuto libero e informato (anche pianificato in anticipo con atto pubblico) alle scelte diagnostiche e terapeutiche sul fine vita. In pratica, rafforza i diritti individuali sulla gestione della salute, tuttavia restano fuori legge, almeno sulla carta, eutanasia e suicidio.
Ma il cosiddetto anziano fragile, malandato, sfiduciato e in confusione, con la voglia di guarire affievolita e frustrata, sarà davvero in grado di decidere assennatamente sulla propria sorte senza correre il rischio di essere plagiato da chi attorno a lui, anche se con affetto, soppesa tante altre ragioni terra terra? E, una volta che sei morto, come farai a denunciare il tuo caso di circonvenzione di incapace?

Romano Bartoloni
Presidente Gruppo romano giornalisti pensionati

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