ROMA – “Questo non è un romanzo d’amore, è il libro di un innamorato”. Così Carlo Gambalonga ha definito il suo libro “Casa Ansa: da 70 anni il diario del Paese”, presentato nella sede Fieg davanti a molti attuali ed ex redattori dell’agenzia, a partire dallo storico direttore Sergio Lepri in prima fila accanto a quello di oggi Luigi Contu.
Il volume (238 pagine, 17 euro), pubblicato dal Centro di Documentazione Giornalistica e uscito in concomitanza con il settantesimo compleanno dell’agenzia, ne racconta l’evoluzione tra aneddoti e particolari inediti, con lo sguardo di chi ci ha lavorato per quasi 40 anni, fino a diventarne vicedirettore vicario.
“Non sono forse più i giorni in cui i caporedattori chiedevano, prima di pubblicare qualcosa, «ma l’Ansa cosa dice?”. La situazione è più confusa e tutti i media ne soffrono”, ha commentato il presidente dell’agenzia, Giulio Anselmi, autore della prefazione del libro.
“L’Ansa – ha detto Anselmi – resta, comunque, garanzia di pluralismo, anche perché, per la sua struttura deve rendere conto a tutti gli editori. Da tempo le agenzie sono state spossessate del monopolio delle notizie, ma non hanno perso il proprio ruolo perché garantiscono un’informazione certa. Il problema è far quadrare quotidianamente il cerchio: essere primi e non sbagliare”.
“Quando ho cominciato – ha affermato il direttore de Il Messaggero, Virman Cusenza – l’Ansa era la Bibbia dell’informazione. Oggi è diventata come la rete che serve all’acrobata per non sfracellarsi a terra. È diventata sempre più la base di partenza per i giornali che, se non danno un valore aggiunto, non sopravvivono. Le agenzie devono fare i conti con i social network, Twitter in primo luogo, ma c’è una differenza fondamentale: la verifica della notizia a cui l’agenzia è tenuta. Per questo l’informazione di qualità va pagata, perché è la non gratuità a fare la differenza”.
“L’Ansa – ha proseguito l’editorialista de Il Corriere, Massimo Franco – per me è rimasta la Bibbia dell’informazione, non solo per la quantità di notizie ma anche per la credibilità. Il problema, per gli editorialisti, è sapere che si maneggia una fonte credibile, perché se le analisi non nascono da una notizia esatta, non servono a nulla. L’Ansa dà in qualche modo una verità dell’attimo che passa, diventata in qualche modo storia del Paese. Questo è un regolo al giornalismo italiani di cui dobbiamo essere grati”.
Secondo il direttore del Tg1, Mario Orfeo, “nonostante l’esplosione di Internet, l’Ansa resta un punto di riferimento assoluto”. Il giornalista ha, quindi, ricordato la carriera di Gambalonga: “Restare quasi 40 anni nella stessa agenzia – ha sostenuto – è da primatista ed il fatto che tanti direttori gli abbiano dato fiducia è dimostrazione di una grande professionalità”.
A concludere gli interventi l’autore. “L’Ansa – ha detto Gambalonga – è una grande famiglia, ma anche un grande laboratorio di giornalisti. È un patrimonio culturale che qualcuno dovrà farsi carico di proteggere. Siamo soliti parlare al maschile, ma protagoniste di questo libro sono soprattutto le donne, cui l’agenzia ha dato grande spazio sin dal passato”. (Ansa)
Il libro di Gambalonga “non è un romanzo d’amore, ma il libro di un innamorato”