ROMA – Endocardite infettiva: un’infiammazione delle valvole cardiache che poteva essere debellata con una cura antibiotica, invece ad Andrea Purgatori non è stata diagnosticata e sarebbe questa la causa del suo decesso. Lo ha stabilito la perizia dei medici legali Luigi Marsella e Alessandro Mauriello incaricati dalla Procura di Roma di accertare le cause della morte del giornalista, avvenuta il 19 luglio scorso a Roma, e se ci siano state negligenze e sviste da parte dei medici che lo hanno avuto in cura.
Insomma, Purgatori era sì affetto da un tumore ai polmoni, ma con un antibiotico avrebbe certamente vissuto più a lungo. Lo hanno messo nero su bianco i medici legali consegnando la perizia al procuratore aggiunto Sergio Colaiocco e al pubblico ministero Giorgio Orano.
I quotidiani Corriere della Sera e la Repubblica, anticipando la notizia, si soffermano su due passaggi importanti: «la diagnosi di metastasi al cervello dell’8 maggio 2023, quando invece il giornalista era invece stato colpito da una ischemia» e la conseguente pesante radioterapia a cui il giornalista è stato sottoposto. Ma soprattutto: fra il 16 e il 17 giugno 2023, nella clinica privata Villa Margherita di Roma, il cardiologo Guido Laudani non si sarebbe accorto dei campanelli d’allarme, in parte ricollegandoli alla diagnosi di metastasi al cervello. Il Corriere della Sera, riportando i risultati della perizia, riferisce che Laudani «ometteva la prescrizione di accertamenti clinici, laboratoristici e strumentali finalizzati alla diagnosi di endocardite infettiva. Tali omissioni risultano a nostro avviso ascrivibili a imperizia e non rispondenti alle buone pratiche cliniche da noi individuate in letteratura».
«Sulla base dei dati clinici, radiologici e della terapia impostata, era opportuno – è scritto ancora – valutare altre ipotesi diagnostiche oltre a quella proposta dalla dottoressa Giallonardo di un’embolia conseguente a una fibrillazione atriale».
Per i periti della Procura di Roma «sarebbe stato certamente opportuno eseguire un set di emocolture e richiedere una consulenza infettivologica. Gli accertamenti indicati avrebbero potuto intercettare il patogeno responsabile degli eventi febbrili e dell’endocardite infettiva, con successiva richiesta di trasferimento in altra struttura».
Quando è avvenuto il trasferimento era, infatti, ormai troppo tardi: al Policlinico «Umberto I, sostanzialmente con gli stessi elementi, i sanitari sin da subito ipotizzavano un’endocardite batterica e tempestivamente effettuavano gli accertamenti necessari a confermare la diagnosi».
L’avvocato Alessandro Gentiloni Silveri, che assiste la famiglia Purgatori, ha commentato che «per adesso è stata confermata l’ipotesi contenuta nella querela, ovvero che la diagnosi di estese metastasi cerebrali fosse errata e a causa di questa inesatta valutazione non è stato curato per la vera patologia che l’aveva colpito».
Quattro i medici iscritti nel registro degli indagati: il cardiologo Guido Laudani, il prof. Gianfranco Gualdi della Clinica Villa Margherita e suoi i collaboratori Claudio Di Biasi e Maria Chiara Colaiacomo. (giornalistitalia.it)
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