TORINO – A 97 anni d’età, è morto il decano dei giornalisti piemontesi Andrea Liberatori. Era stato una colonna del quotidiano “l’Unità” che, per 40 anni (dal 1948), ha animato con la sua penna raffinata. Per dodici anni (quattro mandati) ha fatto parte del Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte. I colleghi ricordano i suoi interventi appassionati per le questioni che riguardavano la deontologia e la trasparenza dell’informazione.
Nato il 31 luglio 1924, era giornalista professionista iscritto all’Ordine del Piemonte dal 2 aprile 1958. Immediatamente dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, terminati gli studi al liceo, aveva cominciato a frequentare il Politecnico. Più che per l’ingegneria, era portato per la scrittura, anche se al giornalismo ci arrivò abbastanza per caso. Aveva scritto un pezzo sull’iniziativa di alcuni “amici dell’Unità” che, in Val d’Aosta, avevano organizzato un campeggio con alcune altre iniziative collaterali. Due giorni dopo, l’articolo comparve nella terza pagina e – cosa assolutamente rara – con la firma dell’autore. Inizialmente venne inserito nello staff della segreteria di redazione, poi in cronaca. Allora l’Unità disponeva di un fascicolo nazionale che, regione per regione, era arricchito da una serie di pagine locali. Lui, a Torino, diventò un punto di riferimento importante. Poi accettò di trasferirsi a Milano per tornare nuovamente a Torino con incarichi significativi. Inviato, capocronista, caporedattore.
Visse per intero la parabola dell’Unità che, organo dell’allora Partito Comunista Italiano, arrivava a vendere (di domenica) anche un milione di copie per poi scendere progressivamente in diffusione fino a ridursi al lumicino. Quando il Pci diventò Pds poi Ds, il giornale restò l’organo del partito, ma con capacità di vendita enormemente inferiori. I giornalisti furono costretti ad accettare cassa integrazione, riduzione del personale. Liberatori arrivò alla pensione. Altri suoi colleghi conobbero la disoccupazione. Andrea Liberatori scriveva di cronaca e di cultura. Una penna raffinata. I colleghi dicono che “era una persona per bene”. Orientato ideologicamente fin dalla militanza antifascista nel cuore degli anni Quaranta, ma incapace di piegare la verità di cronaca alle sue opinioni. (giornalistitalia.it)
Riccardo Del Boca