MILANO – La vicenda di Alessandra Appiano, la giornalista e scrittrice morta a Milano nel giugno 2018, all’età di 59 anni, avrà un supplemento di indagine. Lo ha deciso il giudice di Milano, Patrizia Nobile, rigettando la richiesta di archiviazione del pubblico ministero.
Il gip, in sostanza, ha accolto l’istanza del marito della Appiano che si basa soprattutto sulla mancata “protezione” del paziente, in questo caso appunto la Appiano, da parte della struttura che la ospitava.
Nata ad Asti il 30 maggio 1959, Appiano era giornalista pubblicista iscritta all’Ordine della Lombardia dal 19 settembre 1994. Scrittrice di successo, vincitrice del Bancarella nel 2003, impegnata nel sociale e volto noto in tv, era ricoverata nel reparto psichiatria 1 – Disturbi dell’umore, dell’ospedale San Raffaele Villa Turro di Milano. Con la scusa di un permesso per un caffè, che ottiene, esce indisturbata, e sale all’ottavo piano di un hotel vicino e da lì si getta nel vuoto.
È il 3 giugno 2018. Da allora inizia la battaglia legale del marito, Nanni Delbecchi, perché venga riconosciuta la responsabilità della struttura in termini di carenza di protezione e “negligenza”, secondo l’espressione usata dall’avvocato Lucilla Tassi, che assiste Delbecchi. (ansa)
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