OLBIA – Effetti delle alluvioni e disastri ambientali si possono combattere ogni giorno anche su giornali, radio e tv. A patto che la scrittura sia “responsabile”: lontana dall’individualismo. E, invece, vicina a competenze maturate con un approccio interdisciplinare. Con un ascolto attento a chi analizza fenomeni complessi e fornisce interpretazioni e previsioni. È uno dei punti chiave della “dichiarazione di Olbia”, una sorta di carta deontologica elaborata dai giornalisti dell’Unione Cattolica Stampa italiana, presieduta da Andrea Melodia coadiuvato da padre Francesco Occhetta, riuniti per tre giorni nel capoluogo gallurese colpito nel 2013 dal ciclone Cleopatra e più di recente dal ciclone Mediterraneo.
Una riflessione – quella del convegno a cui ha partecipato anche il capo della Protezione civile nazionale Fabrizio Curcio – che nasce proprio alla luce degli avvenimenti degli ultimi anni e a pochi giorni dall’ultimo allarme meteo che ha riportato l’incubo alluvione nell’Isola.
“La professione giornalistica – si legge nel documento conclusivo – potrà avere un futuro solo attraverso la riscoperta della sua utilità sociale. I giornalisti devono maturare questa consapevolezza, impegnarsi a fondo reinventando il proprio ruolo al servizio delle comunità e imparare a far buon uso di tutti gli strumenti che le nuove tecnologie mettono a loro disposizione, che consentono di costruire con i propri lettori/spettatori un rapporto nuovo basato sulla fiducia e la credibilità. La tutela dell’ambiente è un tema privilegiato in questo percorso”.
Un invito a stare attenti. A svolgere il ruolo di cane da guardia. “Di fronte ai fiumi che non si puliscono – si chiede l’Ucsi – ai ponti mal costruiti, alle costruzioni erette dove non dovrebbero esserci, raccontiamo o stiamo zitti?”. Una domanda evidentemente retorica. Perché la risposta è già nel documento. “Noi giornalisti Ucsi – questa la conclusione della dichiarazione di Olbia – vogliamo dichiarare il nostro forte impegno a approfondire e realizzare questi obiettivi nelle nostre scelte professionali, anche attraverso nuove iniziative di formazione, e ci impegniamo a fondo perché i nostri editori maturino le nostre stesse convinzioni: il futuro della informazione professionale sta nella sua utilità sociale e, in ultima analisi, nell’esercizio concreto e responsabile di una mediaetica, e non nella ulteriore esaltazione di modelli consumistici già ampiamente diffusi nelle pratiche della comunicazione”. (Ansa)
Dalla tre giorni di Olbia una carta deontologica per prevenire i disastri ambientali