ALGERI (Algeria) – Il giornalista algerino Sofiane Merakchi, corrispondente del canale televisivo libanese Al-Mayadeen, è stato condannato a otto mesi di prigione per aver fornito ai media stranieri immagini relative alle proteste antigovernative del 20 settembre scorso.
Il Tribunale di Algeri ha contestato al giornalista il reato di “occultamento di attrezzature e fornitura, senza autorizzazione, di immagini a media stranieri”, tra cui l’emittente qatariota Al-Jazeera.
Merakchi era stato arrestato nel settembre scorso e inizialmente il pubblico ministero aveva richiesto la condanna a due anni di reclusione. Il tribunale di Algeri lo ha, però, condannato a otto mesi, pertanto dovrebbe essere liberato il 26 maggio.
Sofiane Merakchi è il primo giornalista algerino arrestato dopo le proteste scatenate dal movimento Al Hirak contro la proposta del presidente Abdelaziz Bouteflika di ricandidarsi per il quinto mandato consecutivo.
Nell’aprile dello scorso anno Bouteflika si è dimesso di fronte alle massicce proteste di piazza e dopo aver perso il sostegno del potente capo dell’esercito Ahmed Gaid Salah.
Il caso di Merakchi, per mesi, ha ricevuto scarsa attenzione da parte dei media, ma l’attenzione è cresciuta quando è scattata l’ondata di arresti nei confronti dei giornalisti, alcuni dei quali rimangono dietro le sbarre.
Tra questi c’è Khaled Drareni, corrispondente del canale francese TV5 Monde ed esponente di Reporter senza frontiere (Rsf), che è stato in detenzione preventiva da marzo con l’accusa di incitare un raduno disarmato e mettere in pericolo l’unità nazionale.
All’inizio di questa settimana Rsf, in una dichiarazione firmata in collaborazione con organizzazioni non governative algerine, ha chiesto il rilascio di Drareni, Merakchi e del collega giornalista Belkacem Djir.
Reporter senza frontiere ha accusato il governo algerino di approfittare della pandemia di coronavirus per “regolare i conti” con giornalisti indipendenti. Le ragioni della prigionia di Djir sono sconosciute. All’inizio di marzo, il ministro della giustizia Belkacem Zeghmati ha affermato che Djir e Merakchi sono stati entrambi perseguiti per “reati comuni”, senza fornire dettagli. (giornalistitalia.it)