Nel libro “Mi vivi dentro” la storia d’amore e di coraggio dei due giornalisti

Alessandro Milan racconta la sua Wondy

Alessandro Milan firma una copia del suo libro

Alessandro Milan firma una copia del suo libro

NOVARA – «Potevo starmene immobile a contemplare il dolore ma ho preferito attraversarlo». Il libro “Mi vivi dentro” (DeA Planeta Libri) si spiega con la necessità di reagire a un dolore apparentemente insuperabile.
In 190 pagine struggenti, Alessandro Milan ha raccontato della morte della moglie Francesca Del Rosso, che un tumore al seno ha portato via nel 2016 a 42 anni. Al Castello Sforzesco di Novara, – nell’ambito del festival “Voci di donna” – introdotto e sollecitato da Barbara Bozzola, giornalista dell’ufficio stampa della Lega italiana per la lotta contro i tumori (Lilt), Milan ha commosso la platea con parole di rara umanità.
Giornalista lui e giornalista lei, si erano conosciuti sul posto di lavoro, a Radio 24. Poi una storia d’amore intenso, ma “normale”. «Nel senso – ha precisato Alessandro Milan – che ci sono stati momenti di allegria e di felicità autentica, ma anche i litigi, gli equivoci e le incomprensioni». Come sempre, come dappertutto. E, come è ovvio, vivere lo è altrettanto, ammalarsi e morire. «È un’eventualità da mettere nel conto, anche se trasforma i rapporti in famiglia e con le altre persone. Per esempio, i conoscenti diradano la loro presenza. Vuoi per il male che fa paura e allontana, vuoi per non disturbare o per chissà quale altra ragione… Escono dai radar…»

Alessandro Milan e Barbara Bozzola

Francesca Del Rosso, una volta saputo del tumore che l’aveva colpita, ha reagito con la voglia di vivere che la contrassegnava. Nessun pietismo. Il suo male l’ha messo in piazza scrivendo e firmando un libro per Mondadori che, significativamente, è stato intitolato “Wondy”.
Wondy per richiamare Wonder Woman, l’eroina dei fumetti che non si spaventa davanti alle difficoltà anche se occorre mettere nel conto di soccombere. «Ma lei non è diventata Wondy all’ospedale. Lo è sempre stata con progetti da mettere in cantiere e iniziative da immaginare prima che fossero realizzati quelli in corso».
Con lo stesso spirito, Alessandro Milan ha descritto il suo, di dolore. L’ultimo mese e mezzo di vita della moglie; i ricordi del passato, da quando si erano conosciuti alla nascita dei due bambini; e i progetti che riguardano il futuro.
«Il domani – rileva – paradossalmente è quello che spaventa di più. Non nego di aver paura perché, se mi capita qualche cosa, chi si occuperà della mia famiglia?»
Libro MilanNei capitoli del racconto, non c’è spazio per un pietismo da rotocalco né per atteggiamenti gladiatori da super-uomo. Certo, non manca la nostalgia.
«Io ero un timido e adesso mi rendo conto che sto costruendo iniziative e progetti come non avrei immaginato di fare. In un certo senso, la sua intraprendenza è diventata mia». Per l’appunto «mi vivi dentro».
«A dispetto del fatto che si parla di morte – commenta un lettore – il libro è pieno di vita». (giornalistitalia.it)

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