ROMA – Conosco Aldo Morrone da oltre vent’anni, da quando – per un periodo della sua vita – insegnò Dermatologia all’Università di Torino. Da sempre aveva quell’esigenza di “guardare fuori” dalla sua sola professione. Voleva dare al suo essere medico anche una possibilità di comprensione per i grandi temi del nostro tempo. È stato così che, negli anni, si è ricavato uno spazio di scienza e impegno personale.
Con queste chiavi di lettura ha fondato presso l’antica sede del San Gallicano di Roma, nel cuore di Trastevere, il primo Poliambulatorio di Medicina delle Migrazioni, attraversando tanto gli anni della vicinanza politica ai migranti quanto quelli del rifiuto. In entrambi i casi vere e proprie “cassette” elettorali.
Con lui sono stato in Etiopia, nei campi profughi e tra i malati di lebbra e Aids, in Eritrea nelle città devastate da un guerra silenziosa con l’Etiopia e dove sono nati ospedali e ambulatori medici. Aldo Morrone ha continuato e continua a fare il medico, raccontando con voce pacata e dati scientifici i molti inganni che stanno dietro alle migrazioni.
Un fenomeno per il quale non esiste una ricetta salvifica (se ci fosse non avremmo cognomi italiani in giro per il mondo) ma servono tanti piccoli sforzi di comprensione, sicuramente più faticosi di urla e slogan. Tra i primi sforzi c’è sicuramente quello di sfatare leggende che fanno facilmente presa su ognuno di noi.
La testimonianza diretta, personale, fa la differenza. In questo video il prof. Aldo Morrone, oggi presidente dell’Istituto Mediterraneo di Ematologia, incontra rifugiati malati di scabbia. Vale la pena vedere e sentire.
Daniele Cerrato
Presidente Casagit