ROMA – Non si sa esattamente da dove venga la tradizione del pesce d’aprile. O dell’April Fool, come si dice in inglese. Si sa che si festeggia dal Medio Evo, ma qualcosa di simile c’era anche nell’Antica Roma. Una giornata, il 1 aprile, per fare degli scherzi a base di notizie false. Detto così non sembra neanche divertente. Eppure il divertimento nasceva, nasce ancora dal fatto che le persone ci credono, ci cascano, e quando sveli lo scherzo, tutti ridono.
Fake news, i “pesci” mai svelati
Il problema con le fake news, le notizie false, e la post verità forse è tutto qui: che in tanti ci credono alle bufale, e le condividono sui rispettivi profili social; ma poi l’artefice della balla non va a dire: ehi, era uno scherzo, ci avete creduto. Alle scie chimiche. Ai danni dei vaccini.
Alle teorie cospirazioniste della magnitudo dei terremoti che verrebbe taroccata dai potenti per non pagare gli indennizzi alle vittime. Nessuno degli artefici va là a dire: era uno scherzo. E se lo fa qualcun altro, se qualcuno dice: occhio, che è una bufala, nella migliore delle ipotesi viene ignorato.
Il Fact-checking Day
Non si sa esattamente da dove venga la tradizione del pesce d’aprile. Ma sappiamo come e perché da quest’anno il giorno dopo, il 2 aprile, in tutto il mondo si celebra il Fact-Checking Day, il giorno della verità fatti. Perché “fact matters”, come dicono gli organizzatori, la piccola rete mondiale di ricercatori e appassionati impegnati in quest’opera paziente, tenace, apparentemente inutile, di andare a verificare “la verità dei fatti”. Che è una sola.
I fatti non sono le opinioni che per definizione sono milioni e devono restare libere. I fatti sono quelli. O sono o non sono. Un aereo è caduto sul Pentagono l’11 settembre 2001. Ora ci sono anche le foto a confermarlo. Cari cospirazionisti, cambiate bersaglio. Se il vostro era un pesce d’aprile, non faceva ridere.
Perché la verità conta
I fatti sono la verità del giornalista. Il primo obiettivo del nostro lavoro, il punto di partenza su cui innestare le storie, le analisi, le opinioni. Senza i fatti non c’è giornalismo, e senza un buon giornalismo non ci sono cittadini informati. E senza cittadini informati la democrazia deperisce. Anzi muore.
“La verità è morta?” ha titolato in una copertina lapidaria il settimanale Time.
Non ancora. Ma dipende anche da noi tenerla in vita. “La verità conta” è la prima cosa che ci siamo detti con Marco Pratellesi arrivando alla direzione di Agi il 3 ottobre scorso. Lo abbiamo detto e assieme a tutti i giornalisti e le giornaliste di Agi ci abbiamo fatto sopra una campagna e una bandiera.
La verità conta. Detto mentre nel mondo infuriava il dibattito sulla post verità, le fake news, i fatti alternativi del presidente Trump. Lo abbiamo detto e lo abbiamo fatto: abbiamo innestato il fact-checking nel notiziario quotidiano. Grazie ai ricercatori di Pagella Politica ogni giorno da mesi esaminiamo una frase o un discorso di un politico. E ne verifichiamo la veridicità: è vero, è controverso o è totalmente falso? Lo facciamo ogni giorno. Non come un gesto speciale. Ma come una nuova normalità.
Nascono i Quaderni dell’Agenzia Italia
E adesso aggiungiamo un altro strumento a disposizione dei giornalisti e dei lettori: I Quaderni dell’Agenzia Italia. Ebook su temi di attualità che nascono con una promessa scritta in copertina: ci interessa soltanto “la verità dei fatti”.
Il primo Quaderno è pronto e ricostruisce nel dettaglio la storia della trattativa senza fine fra Silvio Berlusconi e alcuni imprenditori cinesi per la cessione del Milan. Una ricostruzione minuziosa, che parte dal 2011, e prova a rimettere assieme tutti gli elementi del puzzle. Probabilmente sul sito ne avete già letto degli stralci e avrete notato che l’ingrediente è solo uno. La verità dei fatti.
È strano quest’anno festeggiare il 1 aprile in un mondo che sembra aver elevato il pesce d’aprile a pratica quotidiana. Ma proprio per questo sarà ancora più importante il giorno dopo partecipare al giorno della verità dei fatti.
Riccardo Luna
Direttore Agi