BERLINO (Germania) – “Sono libero, sono libero”. Ahmed Mansour, il noto giornalista di al-Jazeera arrestato sabato all’aeroporto berlinese di Tegel, in Germania, su mandato egiziano è stato scarcerato dalle autorità tedesche.
Accolto dalle grida di giubilo di decine di sostenitori e da una selva di telecamere, Mansour è uscito dal carcere di Moabit, nella capitale tedesca, con le braccia alzate in segno di vittoria.
La procura generale di Berlino, poco prima, aveva bocciato la richiesta di estradizione avanzata dalle autorità egiziane, che sul giornalista avevano emesso nell’ottobre del 2014 un ordine di cattura internazionale diffuso dalla rete dell’Interpol.
A pesare sulla decisione dei togati tedeschi la formulazione vaga dei presunti reati contestati a Mansour, duro critico del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e il fatto che in Egitto viga la pena di morte. Ma anche le “implicazioni politico-diplomatiche” sono state tenute in considerazione, ha specificato il portavoce della procura Martin Steltner.
Il caso dell’arresto del giornalista della prima all-news araba aveva suscitato clamore in tutto il mondo. Mansour, che ha anche un passaporto britannico, era stato condannato in contumacia l’anno scorso da una corte del Cairo a 15 anni di carcere perché avrebbe partecipato alla tortura di un avvocato. Una sentenza controversa, come tante altre emesse dalla giustizia egiziana. Contro il giornalista la procura cairota avrebbe anche altri capi di accusa pendenti, tra cui incitazione alla violenza e all’omicidio.
In Germania, già nel gennaio del 2015, i ministeri degli esteri e della giustizia erano finiti nel mirino dei critici per non aver ravvisato elementi critici nel mandato di cattura spiccato per Mansour, nonostante la stessa Interpol avesse messo in guardia dalla violazione di alcune linee guida per una sospetta motivazione politica della condanna. Dubbi avevano suscitato anche le modalità dell’arresto, avvenuto prima della partenza per il Qatar, dove ha sede la centrale di al-Jazeera.
Mansour era venuto in Germania una settimana fa per realizzare una puntata live del suo programma settimanale “Bi La Hudud” (“Senza confini”. Perché – ci si chiede oggi – se l’ordine di arresto era stato ritenuto valido, le autorità non lo avevano fermato già al suo arrivo? (Ats)
La Procura di Berlino libera il giornalista accusato dal regime di Abdel Fattah al-Sisi