ROMA – Nel mondo dell’editoria trasformato dall’avvento di Internet “il futuro delle agenzie di stampa sta nel diventare mediatori di qualità. La diagnosi è di un decano del giornalismo italiano, Sergio Lepri, per 30 anni direttore dell’Ansa, in visita nella sede dell’Agi per un confronto sui mutamenti del settore organizzato da Agi con l’Osservatorio TuttiMedia.
Ad animare la discussione, tra gli altri, l’ad di Agi, Alessandro Pica, il direttore, Roberto Iadicicco, il presidente dell’Osservatorio TuttiMedia, Franco Siddi, il sociologo Derrick de Kerckhove.
“Prima le agenzie erano indispensabili come fonte primaria dell’informazione – ha osservato Lepri – adesso la loro sopravvivenza dipende dall’essere mediatori di qualità. Viviamo oggi in una realtà virtuale dove il rischio è che l’informazione interattiva e personalizzata diventi un’informazione limitata”.
Di questo rischio, secondo Lepri, le agenzie di stampa sono l’antidoto “perché offrono un’informazione completa e sono in grado di dare un’interpretazione dei fatti”. Un concetto ripreso anche da Siddi. “Molti – ha affermato – pensano che bisogna semplificare ma le agenzie restano fondamentali ed è importante che si mantenga un pluralismo nel settore. Il titolo fatto dalle agenzie spesso segna la giornata con l’interpretazione di un fatto”.
Una battuta sul pluralismo delle agenzie l’ha offerta anche Lepri che, attigendo alla sua lunga memoria, ha ricordato come da direttore dell’Ansa si oppose all’ipotesi di chiusura dell’Agi che gli venne prospettata da ambienti politici: “Dissi di no perché ero convinto che Ansa e Agi fossero entrambe necessarie per evitare che si potessero fare pressioni per nascondere notizie”.
Per questo ruolo di completezza e obiettività, le agenzie “restano i primi organi professionali, mettono in rete i poteri, danno una chiave di lettura, non sono soltanto una fonte d’informazione primaria”, ha sottolineato Siddi. Pica ha definito le agenzie come “il primo anello nella catena di valore dell’informazione” e ha rilevato che nel settore lavorano oggi 700 giornalisti professionisti assunti con l’articolo 1 del cnlg, e che stimando un rapporto di tre collaboratori esterni per ogni professionista si arriva a un “totale occupazione enorme” di 2.800 giornalisti. Una forza lavoro alla quale, ha affermato l‘ad di Agi, “oggi media e clienti chiedono un’informazione non come commodity ma capace di approfondimenti rispetto al rumore di fondo dell’informazione generalista”.
In questo senso, de Kerckhove ha indicato per le agenzie la funzione di “scelta dei contenuti non in funzione di un obiettivo” e ha fatto l’esempio del recente caso “Panama Papers”, ma anche di Wikileaks per segnalare l’esigenza di decodificare le notizie in modo che possano essere comprese da un pubblico più ampio.
A conferma della necessità ruolo di mediazione delle agenzie di stampa, Lepri si è chiesto quanti cittadini comprendano cosa significhi “Panama Papers” malgrado l’abbondanza di informazione attingibile su Internet: “Senza la mediazione giornalistica, questo è solo un suono”, ha commentato Lepri. Pica al riguardo ha constatato che per le agenzie di stampa “Internet non è un competitor immediato, perché è un luogo in non si sa cosa sia vero e cosa no. Solo la mediazione giornalistica può dirlo ed è il contributo delle agenzie a riportare equilibrio, con completezza, accuratezza e verifica delle notizie”. (Agi)
Confronto sui mutamenti del settore organizzato da Agi con l’Osservatorio TuttiMedia