KABUL (Afghanistan) – Un’ondata di “uccisioni mirate” – in un paese come l’Afghanistan, già dilaniato dalla guerra – sta portando sempre più giornaliste ad abbandonare il mestiere: negli ultimi sei mesi quasi il 20% delle reporter afghane ha lasciato o perso il lavoro, come testimonia il Comitato per la sicurezza dei giornalisti afghani in un rapporto pubblicato oggi 8 marzo, in occasione della Giornata mondiale della donna.
Sono oltre 300 le donne che hanno lasciato l’industria afghana dei media negli ultimi mesi e la maggior parte di loro, riporta il rapporto, ha indicato la causa nella raffica di omicidi di giornaliste verificatesi nel paese, insieme alle difficoltà finanziarie causate dalla pandemia di Covid-19.
Non è trascorsa neanche una settimana dall’uccisione a Jalalabad di tre giovanissime dipendenti di Enikass Tv, tra i 17 e i 21 anni, in due distinti agguati subito rivendicati dall’Isis.
Lo scorso 10 dicembre, sempre a Jalalabad, è stata uccisa la reporter e conduttrice di Enikass, Malalai Maiwand, assassinata con l’autista in un attacco contro il veicolo su cui i due viaggiavano.
Proprio oggi Enikass Tv ha chiesto chiesto a tutte le donne che ancora fanno parte dello staff di rimanere a casa fino a quando la sicurezza non sarà migliorata.
«Amo il giornalismo, ma amo anche vivere», ha detto Nadia Momand, una presentatrice di Enikass. «Non ho intenzione di uscire di nuovo a meno che non mi mandino un veicolo blindato», ha aggiunto.
«Non c’è protezione per loro», ha ammesso con amarezza Zalmai Latifi, direttore dell’emittente, aggiungendo che la tv «ha deciso di non assumere altre dipendenti donne». (ansa-afp)