REGGIO EMILIA – “Inammissibile procedere a porte chiuse, il diritto all’informazione è protetto dalla Costituzione”. Il presidente del Tribunale di Reggio Emilia, Francesco Maria Caruso, replica così agli imputati del maxi-processo di ’ndrangheta “Aemilia” che, con una lettera letta da Sergio Bolognino, avevano chiesto la celebrazione del dibattimento a porte chiuse, senza giornalisti e scolaresche, per evitare il “linciaggio mediatico”.
Caruso ha circostanziato il diniego soffermandosi sui “labilissimi confini che dividono il diritto di cronaca dal diritto dell’imputato alla presunzione di innocenza” e non ha esitato a ricordare ai giornalisti di “salvaguardare sempre tale presunzione di innocenza” usando un “linguaggio appropriato nelle cronache giudiziarie del processo” e concedendo alla difesa il diritto di esporre le proprie tesi “essendo in gioco anche il principio di presunzione di non colpevolezza che deve bilanciarlo”.
Il magistrato ha, inoltre, detto che “il giudizio finale della Corte rimarrà in capo al tribunale che non può essere certo influenzata dalla cronaca” e che, comunque, “la pubblicità dell’udienza è, innanzitutto, a garanzia degli imputati” e “irrinunciabile come diritto indisponibile”.
Gli imputati, in occasione della precedente udienza, avevano infatti chiesto di chiudere le porte alla stampa e al pubblico lamentando la pubblicazione di articoli “pregiudizialmente schierati con l’accusa, non rispettosi del prinicipio di non colpevolezza e distorsivi della realtà”, ovvero “capaci di influenzare le successive dichiarazioni di testimoni collaboratori, se non addirittura dei giudici”.
Quando alla circostanza, secondo cui i testimoni possano venire a conoscenza, attraverso i giornali, delle altre deposizioni, il presidente del Tribunale ha obiettato che il rischio è “connaturato alle caratteristiche dimensionali e alla rilevanza pubblica del processo”, ma non per questo incide sulla validità della prova”. (giornalistitalia.it)
Fnsi e Aser in aula contro il bavaglio
REGGIO EMILIA – «I giudici del tribunale di Reggio Emilia hanno respinto l’istanza di un gruppo di detenuti imputati nell’ambito del processo “Aemilia” di celebrare il dibattimento a porte chiuse. Una decisione che apprezziamo, perché come la giustizia deve fare il suo corso, così i giornalisti hanno il dovere di raccontare ai cittadini quanto accade nelle aule dei tribunali». Lo affermano il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, e la presidente dell’Associazione Stampa Emilia Romagna, Serena Bersani.
«Da sempre – afferma il sindacato – chi prospera nel malaffare teme l’informazione libera e tenta di imbavagliarla. E da sempre i giornalisti “con la schiena dritta” si oppongono ad ogni forma di ingerenza nel proprio operato. I colleghi, che invitiamo a non demordere, devono sapere che non sono soli. Per questo Fnsi e Aser, a partire dalla prossima udienza, saranno presenti in aula, al fianco dei cronisti e dalla parte dei cittadini che hanno il diritto di sapere».