TORINO – Due giorni fa, avevano dovuto ricoverarlo all’ospedale Molinette per questioni cardiache. Da qualche tempo il suo cuore faceva le bizze. E, nella notte, un secondo infarto lo ha stroncato.
I giornalisti di Torino piangono Roberto Franchini, caporedattore alla Stampa, responsabile delle edizioni provinciali che, con una quindicina di edizioni, “coprivano” le aree strategiche di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, membro del comitato di redazione, nell’esecutivo della Subalpina, consigliere nazionale della Federazione della Stampa.
Sapeva comandare e pretendere il massimo dai suoi redattori, ma nessuno poteva accusarlo di parzialità. Era rigido di carattere, ma capace di slanci di generosità.
Sfiorava i cento chili di peso e questo ne faceva un uomo flemmatico, “con i suoi tempi e i suoi ritmi”. Parlava lentamente, con pacatezza, quasi cercando le parole in un immaginario dizionario.
E – in tempi non sospetti – stava alla larga dal giornalismo urlato, sensazionale o anche solo amplificato nei toni. Lui voleva che “le province” offrissero un’informazione sicura. Le notizie andavano verificate con puntualità e le dichiarazioni dei personaggi di cui si parlava dovevano essere riferite puntigliosamente.
Era di Verona e all’Arena aveva cominciato la sua attività di giornalista. Poi il salto a Torino, negli anni Settanta, per occuparsi del settore esteri come redattore (prima) e come caposervizio (poi).
Prima del salto professionale alla direzione delle edizioni locali, la sua attività di giornalista si è andata intrecciando con l’impegno sindacale. A più riprese, negli anni Ottanta, è stato membro del comitato di redazione e, contemporaneamente, dirigente del sindacato regionale, la Subalpina, e consigliere nazionale Fnsi.
Erano gli anni dei contratti “battagliati” che accendevano di interesse le redazioni e contemporaneamente le dividevano.
Si scontravano i “monetaristi” che chiedevano aumenti del salario e i “normativisti” che, invece, puntavano sugli articoli di contratto più ideologici per aumentare l’autonomia dei giornalisti e assicurare loro protezione legale.
Franchini (con Carcano, Zanatta, Berardi, Venegoni) aderiva alla corrente sindacale che, allora, si chiamava “Rinnovamento” e che, per l’appunto, operava per una correzione migliorativa degli articoli contrattuali di guarentigia.
Anche quando “Rinnovamente” è stato confinato in minoranza dall’altra cordata di “Partecipazione” (con Del Boca, Girola, Sangiorgio, Bullo a Torino e, in campo nazionale Santerini, Del Bufalo, Diaconale, Volpati) non ha abbandonato la lotta sindacale.
La sigla “Rinnovamento” non era più spendibile ed ha cambiato nome in “gruppo di Fiesole” che ha potuto contare sulla sua esperienza e sulle sue analisi politiche. Ancora recentemente, in occasione delle elezioni per i delegati all’ultimo congresso nazionale, lui è stato votato come rappresentante del gruppo pensionati.
Per questo Torino lo ricorda e lo rimpiange. Uno degli ultimi rappresentanti di un giornalismo d’autore che gli ultimi anni hanno messo alle corde. (giornalistitalia.it)