ROMA – Peppino Turani, pioniere del giornalismo economico del nostro Paese, è morto ieri notte all’ospedale di Stradella, in provincia di Pavia, per una complicanza post operatoria. Aveva 79 anni e si era fatto conoscere dal grande pubblico per il libro “Razza padrona. Storia della borghesia di Stato”, scritto a quattro mani con Eugenio Scalfari ed edito da Feltrinelli nel 1974.
Nato a Voghera (Pavia) il 29 aprile 1941, Giuseppe Turani era laureato in economia all’Università Bocconi di Milano, era giornalista professionista iscritto all’Ordine della Lombardia dal 2 maggio 1972. Per lungo tempo tra i maggiori esperti di problemi economici, Turani è stato collaboratore di vari quotidiani (la Repubblica, Corriere della Sera) e periodici (L’Espresso, Il Mondo, L’Europeo). In pensione dal 2012, attualmente dirigeva la rivista mensile “Uomini&Business”.
Nel 1970 Turani entra nella redazione del settimanale L’Espresso, occupandosi della sezione Economia e Finanza e diventandone caposervizio e in seguito vicedirettore, firmando alcune importanti inchieste sui grandi protagonisti del capitalismo privato italiano e sul malfunzionamento delle Partecipazioni statali.
Nel 1976 Turani passa al neonato quotidiano “la Repubblica” chiamato dall’amico direttore Eugenio Scafari, dove è responsabile della sezione economica e nello stesso periodo cura le pubblicazioni della casa editrice Edizioni di Comunità. Negli anni ’80 diventa curatore e editorialista di alcuni programmi televisivi della Rai dedicati a temi economici e finanziari. Successivamente assume la guida della redazione di Milano de “la Repubblica”. Alla fine del 1989 lascia “la Repubblica” e dal 1990 al 1992 è editorialista del “Corriere della Sera”, del mensile “Capital” e dei settimanali “L’Europeo” e “Il Mondo”. Nel 1993 torna a scrivere come opinionista ed editorialista de “la Repubblica”, riprendendo la direzione del settimanale “Affari & Finanza”.
Nel 1994 è coinvolto nel cosiddette “Penne Pulite”, con l’accusa di essere stato pagato dal gruppo Ferruzzi e dalla finanziaria milanese Ifm: il procedimento penale per tutte le accuse contro di lui viene archiviato l’anno seguente con la motivazione, tra le altre, che l’accusa infondata fosse basata su dichiarazioni “del tutto generiche e prive di ogni riscontro”.
Tornato a dirigere dal 2001 al 2007 “Affari & Finanza”, termina la collaborazione con “la Repubblica” nel 2011 e si cimenta con l’ultima avventura della direzione della rivista economica “Uomini & Business”.
Ha accompagnato l’attività giornalistica a una vasta opera di divulgazione con oltre una trentina di libri, alcuni dei quali bestseller. Tra gli altri titoli “Montedison il grande saccheggio” (Mondadori, 1977), “Padroni senza cuore” (Rizzoli, 1980), “I signori della Borsa” (Editoriale L’Espresso, 1984), “L’Avvocato. 1966-1985, il capitalismo italiano tra rinuncia e ripresa” (Sperling & Kupfer,
1985), “Come si gioca in borsa” (Sperling & Kupfer, 1986), “Briganti e gentiluomini della finanza italiana” (Sperling & Kupfer, 1987), “L’Ingegnere” (Sperling & Kupfer, 1988), “Mondadori: la grande sfida” con Delfina Rattazzi (Rizzoli, 1990), “Raul Gardini” con Delfina Rattazzi (Rizzoli, 1990), “I soldi degli altri” (Sperling & Kupfer, 1991), “Le ragioni di una svolta” con Giorgio La Malfa (Sperling & Kupfer), “I saccheggiatori” con Cinzia Sasso (Sperling & Kupfer, 1992), “Perché abbiamo il peggior capitalismo del mondo. Dal miracolo degli anni ’50 e ’60 alla vicenda Parmalat” (Sperling & Kupfer, 2004), “La nuova razza padrona” (Sperling & Kupfer, 2004), “Viva il capitalismo” (Sperling & Kupfer, 2009).
Per volontà della famiglia, i funerali di Peppino Turani si svolgeranno in forma privata. (giornalistitalia.it)