MILANO – Gli appassionati della Formula 1 e, soprattutto il mondo del giornalismo, perdono uno dei loro figli migliori: Mario Poltronieri. Ex pilota e collaudatore era, infatti, riuscito a coniugare la passione per i motori e l’esperienza sulle quattro ruote con la professione giornalistica regalando agli appassionati memorabili pagine di storia dell’automobilismo. È morto nella sua casa di Milano all’età di 87 anni.
Nato a Milano il 23 novembre 1929, Mario Poltronieri da pilota della Abarth stabilì 112 record di velocità sulle curve sopraelevate dell’Autodromo di Monza e partecipò alla Mille Miglia dal 1954 al 1957.
Approdato alla Rai nel 1961 per impartire lezioni di scuola guida nella rubrica “Ruote e strade”, dimostrò subito le sue doti professionali diventando giornalista professionista, iscritto all’Ordine della Lombardia, il 2 gennaio 1963. Nel 1964 cominciò a lavorare a pieno titolo come giornalista sportivo commentando prima gli incontri della Nazionale italiana di baseball, poi i gran premi di motociclismo e Formula 1. Nel 1971 la consacrazione di voce ufficiale dei motori in Rai che lo portò, per oltre vent’anni, a condurre telegiornali e trasmissioni sportive, ma soprattutto commentare le gare di Formula 1.
In pensione dal 1994, ha collaborato con la Rai (nel “Processo alla Formula 1” nel 1995), con Odeon TV (“Processo al Gran Premio”), con Eurosport e Telenova. I funerali di Mario Poltronieri si svolgeranno a Milano domani, venerdì 20 gennaio, in forma strettamente privata.
Migliaia i messaggi di cordoglio ed i ricordi dei colleghi, degli amici, degli appassionati di Formula 1 che ne hanno sempre apprezzato l’impeccabile stile e l’indiscutibile professionalità. Uno su tutti: quello di Marino Poltronieri, suo amico e collega particolarmente affezionato.
«Se n’è andato Mario Poltronieri. Se n’è andato – è incredibile! – nel giorno del compleanno di Villeneuve! Amava la vita, amava il suo lavoro, amava il sorriso, amava gli animali (una volta cercò di rifilarmi un lupo che gli avanzava): amava gli “altri”. Poche volte – ricorda Marino Bartoletti – ho incontrato tanta ironia, tanto candore, tanto entusiasmo, tanta dolcezza, tanta profondità e tanta amabilità nella stessa persona».
«Mi voleva bene – racconta Bartoletti – perché suo padre era stato violinista come il mio. Fu lui a darmi l’opportunità di entrare in Rai (in un momento per me molto difficile): non sapeva se ridere o se piangere quando, anni dopo, diventai suo Direttore. Ovviamente rise. Fu lui, soprattutto, a prenderci tutti per mano per farci amare quello che amava più di tutto (andava molto fiero del suo discreto passato di pilota): il mondo delle auto e della Formula Uno in particolare».
«Fu lui – prosegue Marino Bartoletti – a far bello il ritorno al trionfo della Ferrari. Quei titoli li vinse in prima persona, narrandoli con tanta passione e in certi casi anche con commozione (e allora non c’erano le schermate dei computer, le camera-car e gli slow motion). Lui , davanti al suo piccolo monitor col cartone sopra, annusava, intuiva: sapeva. E raccontava. Vorrei tanto che questa notizia fosse una barzelletta: di quelle che gli piaceva tanto raccontare mettendosi a ridere prima di averle finite. Ma purtroppo non è così. Vorrei ridere anch’io e invece mi viene da piangere. Non conosco una sola persona che non gli abbia voluto bene». (giornalistitalia.it)
Marino Bartoletti: «Non conosco una sola persona che non gli abbia voluto bene»